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Detroit PDF Stampa E-mail

29 Luglio 2013

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Ci siamo, si balla! È stato annunciato il fallimento di Detroit, la più grande bancarotta della storia statunitense, al punto che i media l’hanno definita la “Grecia d’America”, con i suoi 18 miliardi e rotti di debiti. Adesso i nodi vengono al pettine, considerando che da anni gli Usa accusano l’Europa di essere l’epicentro della crisi economico-finanziaria mondiale; il crollo sopra il quale stiamo tutti quanti macabramente danzando, si è sviluppato principalmente attraverso tre gironi danteschi; il primo è stato la nascita del WTO, nel 1994, poi l’edificazione europea attraverso l’unione monetaria del deleterio Euro, e poi l’ingresso della Cina nel WTO. L’abbattimento delle frontiere, inteso come libera circolazione di merci e di persone, ha dato origine alla globalizzazione mondialista, eretta dai guru improvvisati del Genio economico-finanziario, come Migliore dei Mondi Possibili. Questa specie di paradiso del materialismo sfrenato, si è rovesciato in breve tempo in inferno, com’era stato ampiamente previsto da quei pensatori controcorrente, tra i quali mi permetto di annoverare anche il sottoscritto. Tuttavia, se l’Europa ha responsabilità gigantesche, gli Usa non possono permettersi di dare lezioni a nessuno, considerando che mentre la Germania rimane una forza economica principalmente industriale e produttiva, e la principale nazione esportatrice nel mondo, il modello angloamericano si fonda oramai da tempo su un’economia esclusivamente finanziario - speculativa. Da anni gli Usa attraversano una crisi che è ben più grave di quella del funereo 1929, ma sono riusciti a coprirla e tirare forzosamente avanti.

Adesso il coperchio salta dalla pentola e la crisi in tutta la sua drammaticità irrompe nella scena mondiale, con tutte le conseguenze del caso. A subire danni potrebbe esserci anche il patrimonio artistico - culturale, poiché il Sole 24 Ore ha riportato la notizia secondo la quale non è detto che la Metropoli non debba rinunciare ai capolavori conservati nel suo più importante museo, il Detroit Institute of Art; ma la posta in gioco è ben più alta; infatti, sempre il Sole 24 Ore ha riportato la preoccupante notizia secondo la quale diverse banche europee, tra le quali la tedesca Hypo Real Estate, sarebbero esposte, coinvolte nella bancarotta di Detroit. Se ciò fosse confermato, sarebbe la conseguenza della globalizzazione, di questo processo d’internazionalizzazione delle economie che facilita i contagi delle tempeste economico-finanziarie. A prescindere dal fatto che la richiesta di bancarotta presentata dal governatore del Michigan e dal direttore per le emergenze di Detroit sarebbe stata considerata “incostituzionale” dal giudice federale, che ne “auspica” il ritiro, cosa che già di per sé appare tragicomica, c’è poi l’aggravante delle dichiarazioni del vice presidente degli Usa, Joe Biden, che ha confessato di non sapere se la Casa Bianca potrà o meno aiutare Detroit a salvarsi, e sarebbe lecito domandarsi chi dovrebbe saperlo, se non lui.

Concludendo, dobbiamo precisare che in tempi di crisi economiche gravi come questa, il rischio più alto sono le guerre, perché la storia ci insegna che le “potenze” hanno sempre cercato di uscire dalle proprie crisi interne con soluzioni militari, e infatti è proprio di questi giorni la notizia della più imponente esercitazione militare in Russia, dai tempi dell’Urss, dove sono stati mobilitati 160mila uomini, 1000 carri armati, 70 navi da guerra e 130 velivoli da combattimento, compresi i bombardieri, nome in codice “Orso-H”, che trasportano le bombe nucleari. Queste turbolenze militari, sembrerebbero coinvolgere Giappone, Cina, e, naturalmente, Usa. Prepariamoci davvero a un autunno caldo, anzi rovente!

 

Gianluca Donati 

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