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Buoni e cattivi PDF Stampa E-mail

20 Settembre 2013

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Anche nella vicenda siriana, come in tutto il resto ormai, la mistificazione ha dominato la scena.

Si è fatto credere che tutta la questione consistesse nell’individuazione del cattivo. Chi usa armi proibite e si abbandona a crudeltà è il cattivo. Chi combatte lealmente e con “umanità” è il buono.

Questa è la favoletta che impera a Hollywood, non è la realtà della vicenda umana.

Non era vero nemmeno nello scontro fra i nazisti e i loro nemici nella seconda guerra mondiale, cioè nella situazione in cui ci si è fatto credere che il conflitto fra Bene e Male fosse più evidente.

I nazisti hanno commesso nefandezze. L’Olocausto non è un’invenzione della propaganda giudaica. L’aver messo in piedi un’organizzazione imponente di lager, di centri di smistamento, di comunicazioni attraverso tutta l’Europa, di rastrellamenti, al fine di sterminare un gruppo etnico, è una mostruosità assoluta. Le terribili rappresaglie contro popolazioni che si ribellavano all’occupazione militare tedesca sono raccapriccianti. Eppure non è per questi motivi che fu giusto combattere il nazismo. I bombardamenti anglo-americani con bombe incendiarie sulle città tedesche, che provocarono centinaia di migliaia di morti fra orribili sofferenze, erano crimini non meno riprovevoli. Le bombe atomiche sganciate su due inermi città giapponesi, a guerra già praticamente finita, avrebbero meritato una Norimberga. Gli stupri e i saccheggi dell’Armata Rossa nella sua avanzata in Germania non furono minori di quelli dei soldati della Wehrmacht in territorio sovietico. I regolamenti di tutti i Paesi belligeranti prevedono dure rappresaglie sulle popolazioni civili in caso di resistenza da parte di gruppi armati irregolari. I nazi-fascisti furono spietati e crudeli nella lotta antipartigiana, ma i partigiani si abbandonarono anch’essi a eccidi, anche a guerra finita.

 Il criterio discriminante nella guerra non è la maggiore o minore bontà. Tutti usano le armi di cui dispongono, tutti cercano di terrorizzare il nemico e la sua popolazione. Certe armi non sono usate solo quando si teme una ritorsione con gli stessi mezzi, vale a dire quando ne dispone anche il nemico. Per questo Hitler non usò i gas, mentre gli USA usarono la bomba atomica, avendone l’esclusiva in quel momento.

Fu giusto combattere i nazisti non perché i tedeschi fossero più cattivi degli inglesi, degli americani e dei russi, ma perché volevano creare un Impero su basi etniche, sulla discriminazione razziale. Il criterio discriminante è dunque una certa scala di valori, non la bontà o la cattiveria.

Americani e israeliani hanno utilizzato ripetutamente bombe al fosforo, che l’ipocrisia dominante non cataloga come armi chimiche ma come armi incendiarie, come se la differenza fosse molto significativa.

Perfino i defoglianti usati dagli americani sulle foreste e le campagne del Viet Nam, responsabili di inquinamenti disastrosi e di migliaia di malformazioni di neonati, non sono stati catalogati come armi chimiche, né sono proibiti i proiettili con uranio impoverito, nonostante le prove schiaccianti sugli effetti che hanno anche sui civili nelle zone contaminate.

Diciamolo allora nettamente e senza equivoci: che i gas in Siria siano stati utilizzati dalle forze governative o dalle forze della sovversione, è dettaglio insignificante. Anche in questo caso non si tratta di individuare i buoni, cavallereschi in battaglia e rispettosi delle regole, e i cattivi che commettono crudeltà e usano armi proibite. Non è la sfida all’O.K. Corral cara alla propaganda yankee.

Si tratta invece di stabilire qual è la causa più degna di approvazione secondo una certa scala di valori.

Da una parte c’è la volontà imperiale e israeliana di frantumare l’unità nazionale dei Paesi del Medio Oriente, per renderli facili prede delle mire occidentali e incapaci di opporsi alla prepotenza di Israele.

Dall’altra parte c’è un leader, Assad, che difende l’unità e l’indipendenza del suo Paese. Alla luce della nostra scala di valori, la causa giusta è la sua, che abbia usato i gas o non li abbia usati.

La conclusione non è la riproposizione della formula “il fine giustifica i mezzi”, perché qui non c’è un potere che sarebbe autorizzato a usare la forza e l’inganno nei confronti di una controparte sprovveduta, purché l’obiettivo sia nobile. Qui siamo in presenza di contendenti ugualmente spietati e non ci sono fini spiritualmente nobili. Ci sono obiettivi politici più o meno difendibili secondo i nostri criteri di riferimento. Siamo con Assad non perché è più buono dei suoi nemici ma perché in questo momento storico si trova a difendere l’indipendenza e l’unità della sua nazione.

 

Luciano Fuschini   

 

  

  

Commenti
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Giovanni Marini (IP:88.45.185.155) 20-09-2013 18:51

Mi trovo totalmente d'accordo con le osservazioni di Luciano. La storia delle armi chimiche poi puzza di messa in scena lontano un miglio.
Perchè i morti sono solo civili e bambini? Perchè Assad avrebbe gettato i gas sulla sua popolazione e nei pressi della sua capitale? Perchè non ci sono guerriglieri tra le vittime?
Se i ribelli dovessero vincere per la Siria si aprirebbe uno scenario di tipo irakeno.

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