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Fini: "Demonizzano Grillo per paura" PDF Stampa E-mail

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Più impressionante e significativa della stessa manifestazione di Beppe Grillo è stata la reazione del mondo politico e di quella sua dependance che è il sistema televisivo. Prima si è cercato di ignorare il fenomeno, di nasconderlo, di oscurarlo. il TG1 ha dato una brevissima notizia, senza immagini, del "V-Day", il TG5 è riuscito nell'impresa di far apparire semivuota una piazza che era invece gremita e debordava nelle vie circostanti. Poi, di fronte alll'evidenza, si è passati alla demonizzazione del comico genovese. Un po' la stessa tattica seguita con la Lega Nord che era anch'essa, almeno ai suoi inizi, un movimento antipartiti. Anche se questa volta le cose, data l'accelerazione stratosferica che sta avendo il nostro tempo, sono andate molto più velocemente.
Grillo è stato bollato, in modo bipartisan, come fenomeno da baraccone, populista, qualunquista, fautore di una "deriva fascista". Prodi, definito scherzosamente dal comico "Valium" o "Alzheimer", ha ricevuto la solidarietà di tutti i partiti, e il suo linguaggio è stato definito di "sconcertante immoralità" (Sandro Bondi), come se gli uomini politici in questi ultimi anni non ci avessero abituati a ben di peggio, fuori e dentro il Parlamento tanto da subire, proprio recentemente, un duro richiamo dalla Corte di Cassazione nell'ambito di una sentanza che si occupava del turpiloquio politico.
Anche il presidente Napolitano ha sentito il bisogno di scendere in campo (definendo "pericoloso un clima in cui i partiti vengono messi indiscriminatamente sotto accusa"), in una contesa che non lo riguarda per nulla, se non per il fatto di essere, come Capo dello Stato, non solo il principe dei privilegiati ma perchè gode di questi privilegi da epoca immemorabile non avendo mai fatto altro che il parlamentare e non avendo lavorato un solo giorno in vita sua.
Ma l'intervento più grave è stato quello del direttore del TG2, Mazza, che con un linguaggio circonvoluto e allusivo nella forma ma chiaro nella sostanza ha sostenuto che Grillo eccita il terrorismo e che se domani qualcuno attenterà a uno dei suoi bersagli polemici la responsabilità morale ricadrà su di lui. E' una minaccia inaccettabile, squadrista, perchè tende a rendere criminale e impossibile ogni critica al sistema dei partiti che, esca dal più scontato, banale e innocuo "politically correct". Inoltre innesca un circolo vizioso e perverso perchè se domani dovesse accadere qualcosa a Grillo potrebbe essere addebitato a Mazza.
Queste reazioni scomposte dicono una cosa sola: che la classe politica si sente tremare la terra sotto i piedi e sa di avere la coda di paglia. E ne ha ben donde. In questi anni gli avvertimenti ci sono stati, ma li ha sistematicamente ignorati. Nel 1992-94 le inchieste di Mani Pulite ottennero un grande consenso popolare perchè i cittadini erano stufi di essere taglieggiati, angariati, umiliati dai partiti e dai loro apparati. Anche se ci furono delle strumentalizzazioni quelli che gettarono le monetine a Craxi o che inseguirono Gianni De Michelis per le calli di Venezia non erano solo "comunisti", era anche gente che non ne poteva più in particolare dell'arroganza dei socialisti che erano arrivati a prepotenze da Don Rodrigo, a "torre le donne altrui". Ma bastò poco alla partitocrazia per riprendere in mano la situazione. Scese in campo, presentandosi come "uomo nuovo", uno dei principali sodali di Craxi, Silvio Berlusconi, la Lega fu inglobata e innocuizzata, i cittadini vennero convinti che i veri colpevoli erano i giudici e i ladri di regime le loro vittime. Più tardi vennero i girotondi. Cosa chiedevano i "girotondini" (un milione di persone a piazza San Giovanni a Roma)? Protestando contro le leggi "ad personam" chiedevano che fosse rispettato almeno il principio elementare dell'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge senza la quale la liberaldemocrazia, che già rinuncia all'uguaglianza sociale, non si giustifica più. Ma anche i "girotondini", le cui manifestazioni erano assolutamente pacifiche, furono irrisi e sbeffeggiati, da destra e da sinistra. Ma intanto la rabbia, benchè repressa, o forse proprio perchè repressa, montava in modo sordo e sotterraneo. Nel 2004 pubblicai un libro, "Sudditi-Manifesto contro la democrazia", in cui denunciavo, argomentando, che la liberaldemocrazia, la "democrazia reale", quella che concretamente viviamo, non è la democrazia ma un regime di oligarchie. Vendette più di 100 mila copie, non poche per un saggio teorico. Ma tre anni dopo "La Casta" di quel grande cronista che è Gian Antonio Stella, che puntualizza con casi concreti ciò che io avevo denunciato teoricamente, ha venduto un milione di copie.
Adesso è arrivato il "grillismo". È probabile che il sistema, che ha molti mezzi per farlo, riuscirà ad inglobare e ammortizzare anche questo fenomeno. Ma se il sistema politico non cambierà strada - e non la cambierà, perchè non può farlo dato che la democrazia rappresentativa non è che l'involucro legittimante del vero nocciolo della questione: un modello di sviluppo paranoico che ci stressa tutti e che è la vera, anche se spesso inconscia, origine della rabbia popolare - un giorno o l'altro salterà per aria come il coperchio di una pentola tenuto troppo a lungo sotto pressione.

Massimo Fini

22 settembre 2007 Il Gazzettino

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