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Giulietto non fa il salto PDF Stampa E-mail

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Adesso sappiamo cosa succederà se il futuro presidente Usa, dal 2009 al 2013, sarà democratico, cioè se vincerà Hillary Clinton. La prima cosa è che le truppe americane resteranno in Irak per un tempo indefinito, cioè infinito, a meno che non succeda come accadde a Saigon, che dovettere scappare in elicottero dai tetti dell'ambasciata. Ma se sartanno in troppi, diventerà difficile trovare elicotteri sufficienti.
La seconda cosa che Hillary ha lasciato capire ai democratici, riuniti in convenzione per ascoltarla, è che anche un presidente democratico attaccherebbe l'Iran. Non si sa quando, ma si sa che lo farà. Per impedirgli di fabbricare armi nucleari, questa è la motivazione che verrà addotta. Dunque, se non ci avrà già pensato George, vorrà dire che l'incombenza sarà svolta da Hillary. Che è la dimostrazione definitiva di quella vecchia battuta di Gore Vidal, che raffigurava la democrazia americana come un'aquila con due ali... entrambe destre. Che, per altro, sancisce la regola bipartisan che caratterizza da sempre gli Usa e che negli ultimi tre decenni si è estesa in molte parti dell'Occidente: tutte le decisioni più importanti, economiche, di politica estera, strategiche, vengono prese dall'élite politica di un paese in totale "concordia nazionale".
Vale anche in Italia, dove a ben guardare, tutte le decisioni cruciali sono prese di comune accordo dall'oligarchia nostrana. Intendiamoci: non è che all'interno dell'oligarchia non ci siano battaglie, anche feroci. Per il potere, per il denaro, per i posti le battaglie ci sono. I giornali ne sono pieni zeppi, e le tv anche, quando gli avanza spazio dopo aver raccontato di assassini, di processi e di sederi delle aspiranti miss Italia.
Ma se si guarda bene in filigrana si scopre facilmente che quelle battaglie e guerre sono "tra di loro", nel Palazzo. La gente e i suoi problemi e interessi non è coinvolta, non deve entrarci. E quando dovesse entrarci, per caso, la prima preoccupazione dell'oligarchia sarà quella di interrompere le ostilità al suo interno e di rivolgerle contro la gente.
Ecco, in America è così da sempre. Quando l'attacco degli Usa si scatenerà sull'Iran sarà bipartisan. Lo sappiamo già. Lo sapevamo da quando, all'inizio dell'estate, Nancy Pelosi, che guida i democratici in Congresso, ha fatto togliere alla chetichella, dall'"appropriation bill" che concedeva altri 200 milioni di dollari a Bush per la guerra in Irak, la clausola che, in caso di attacco all'Iran, il presidente Usa avrebbe dovuto chiedere il permesso del Congresso, con un voto di maggioranza. Quella clausola è sparita. Vuol dire che hanno negoziato, repubblicani e democratici. E si sono messi d'accordo.

Giulietto Chiesa

1 ottobre 2007 Quotidiani EPolis


Impeccabile l'analisi di Giulietto Chiesa sull'interscambiabilità degli schieramenti politici, uguali e complici nel riprodursi alla greppia del potere. Ma Chiesa sa benissimo che la causa profonda dell'inciucio istituzionalizzato sta nell'ossequio al dogma del Mercato e nell'asservimento alla vera faccia del potere, quella dell'economia. In una recente intervista sostiene: "Noi stiamo assistendo alla fine della democrazia liberale.... In questi anni ci hanno detto a ogni piè sospinto che dovevamo eseguire degli ordini che venivano da una necessità ineluttabile. I conti economici ci venivano presentati come verità inconfutabili; la crisi delle pensioni che è una colossale truffa, è stata propagandata come una di queste ineluttabili necessità. Un calice che bisogna mandar giù senza fare e farsi troppe domande. Non c'è più spazio per la politica in una situazione in cui non c'è alternativa. E siccome la classe politica, di fronte alle necessità dell'economia, ha smesso di fare politica e si è trasformata in una oligarchia intercambiabile, è chiaro che nasce la necessità di una rottura. Come la combatti l'oligarchia? Facendoti cooptare? Nossignore! C'è solo un modo per combatterla, romperla. ... Se questa classe politica - o parti di questa classe politica - nella quale io ho ancora qualche fiducia, e mi riferisco alla sinistra istituzionale che si colloca alla sinistra di Paperino-Veltroni, se queste forze hanno ancora energie, si diano una mossa". Ecco: quando pare vederci giusto e indicare nel pensiero unico capitalista la fonte a cui si abbeverano le oligarchie, poi si benda gli occhi e dice di credere ancora ai partiti della sinistra cosiddetta (ma figuriamoci) radicale. D'altronde, lui è un europarlamentare. A noi questa pare cooptazione. Anche perchè lui non fa parte di un movimento che, come il nostro, vuole passare dalla democrazia rappresentativa a quella diretta. Lui si appella a quella sinistra in decomposizione che sulla falsa rappresentanza ci campa con scranni, poltrone e finta opposizione a banche, Borse e lobby industriali. Giulietto, fai il salto! (a.m.)

Commenti
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simone.org@email.it
simone.org (Registered) 02-10-2007 18:27

resto sempre affascinato dai discorsi di Chiesa.
E capisco che veramente con la sinistra lui non ha nulla a che vedere ma non l'ha ancora capito... o non lo vuole capire?
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