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Cosa Bianca, Montezemolo e manovre finanziarie PDF Stampa E-mail

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Quanto tempo è passato dall'indignazione per le indagini di De Magistris e Forleo su Prodi, D'Alema e Fassino, con tanto di intercettazioni telefoniche di cui si riteneva necessario impedire la pubblicazione?
Si trattava di attacchi bipartisan ai due magistrati (uno dei giornali che più si è «divertito» a dileggiarli è stato Libero); ma certamente, all'avanguardia stavano le «corazzate» dei poteri finanziari, essendo questi il vero cancro che attanaglia in tutti i sensi il Paese, servendosi in prevalenza del centrosinistra (ma con la sinistra «estrema» in ottimo rilievo) per le loro oscure trame distruttrici di ogni forma democratica.
Adesso, l'atteggiamento antimagistrati è cambiato.
Come una perfetta «bomba ad orologeria», la solita Procura compiacente ha fornito intercettazioni telefoniche a Repubblica, una delle «corazzate» di cui sopra. Non entro nemmeno nel merito dello scandalo che si vorrebbe sollevare; per uno come me, che segue attentamente i TG, sentire parlare di intercettazioni che implicherebbero lo strapotere mediatico di Berlusconi - quando, nell'ultimo anno, TG1 e TG3 sono puro megafono, grigio e burocratico, del governo e della maggioranza; e il TG2, oltre ad esserlo anch'esso all'80-90%, spara servizi di un anticomunismo sfegatato, da tempi delle «Madonne Pellegrine» - è pura e semplice mistificazione. Se qualcuno fa ancora finta di non capire a che cosa serve il «lupo» Berlusconi - a nascondere le effettive trame dei veri affossatori della democrazia in Italia - merita solo disprezzo. (...)
Qualcuno sta tentando di rinnovare il 1993; e per l'ennesima volta riporto il giudizio di qualche mese fa di Guido Rossi (uno che se ne intende) sul capitalismo italiano: «come nella Chicago anni '20».Desidero riportare qui di seguito, senza tanti commenti, una impressionante documentazione dei giochi di cui parlavo nei due articoli poco più sopra citati. E' documentazione ufficiale, per cui mi esimo dal fare commenti. (...)
Nuovi segnali, sempre ufficiali, stanno a dimostrare che la crisi è più grave di quanto ci dicono. Dopo la Citigroup, altri due importanti gruppi americani (Fannie Mae e Freddie Mac) hanno accusato miliardi di dollari di perdite nell'ultimo trimestre; e la Northern Rock - la banca che qualche tempo fa aveva chiuso gli sportelli per l'affollarsi di depositanti e correntisti - è sempre più in crisi.
Almunia ha lanciato l'allarme, perché la situazione è di quelle peggiori per il capitalismo: la stagflazione (inflazione e stagnazione insieme, per cui non si sa più come manovrare i tassi ufficiali di sconto). Egli afferma che dovranno essere ulteriormente rivisti al ribasso i già esigui saggi di crescita del PIL nei Paesi europei, con l'Italia, come al solito, nelle condizioni peggiori. E adesso leggete attentamente (buona parte dei documenti sono tratti da Dagospia del 20 e 21 novembre).

Cosa Bianca/ Mario Baccini (UDC) ad Affari: obiettivo superare il 20%.
Montezemolo ha le carte in regola per fare il premier...
Mercoledí 21.11.2007 12:55
«La Cosa Bianca è una forza politica che sta nascendo e al cui interno ci sono costituenti importanti. E' un centro riformista-temperato, che ha come scopo principale le riforme necessarie per il Paese, che da quindici anni sono bloccate. Ma soprattutto intende realizzare anche questa nuova stagione della buona politica, evitando in modo accurato di far riaprire il tavolo a chi per quindici anni ha affossato le riforme».
Mario Baccini (UDC), vicepresidente del Senato, spiega ad Affari gli obiettivi della nascente Cosa Bianca.
E lancia Luca Cordero di Montezemolo come futuro premier.
 E' vero che sarete un movimento che si collocherà tra il partito democratico e il nuovo soggetto politico di Berlusconi, alleandovi una volta con uno e una volta con l'altro?
«L'unica analisi vera è quella degli obiettivi da raggiungere. Che sono in linea con gli interessi generali del Paese. Il nostro programma prevede: primo - la buona politica; secondo - le riforme sia costituzionali sia elettorale; terzo - dobbiamo ricostruire il ceto medio e quella borghesia nel Paese che è stata penalizzata e soffocata. Ovviamente tutti quelli che rappresentano innovazione e radicamento con i valori tradizionali del Paese sono i nostri potenziali alleati. Non ci faremo incartare dalle logiche delle alleanze. Perché la vera alleanza la faremo al nostro interno con il nostro programma».
Tutto l'UDC, compreso quindi anche Casini, potrebbe entrare nella Cosa Bianca?
«Casini potrebbe essere un elemento importante di questa operazione. Potrebbe giocare un ruolo significativo sulle linee che io, Tabacci e Pezzotta abbiamo già solcato, noi con il manifesto di Subiaco e Pezzotta con l'Officina».
 Che ruolo potrebbe avere Montezemolo in quest'operazione?
«Primario. E' tra le persone che potrebbero giocare un ruolo importante».
 Ci sono già stati contatti con Montezemolo?
«Io personalmente no. Sicuramente Tabacci lo avrà sentito».
In futuro Montezemolo potrebbe anche ambire al ruolo di presidente del Consiglio?
«Secondo me ha tutte le carte in regola».
(...)
Claudio Tito per «la Repubblica»
«Il partito di Montezemolo». Iniziano a chiamarlo semplicemente così.
Pier Ferdinando Casini e Clemente Mastella, Bruno Tabacci e Savino Pezzotta. Il progetto del «grande centro» passa attraverso la discesa in campo dell´attuale presidente di Confindustria. I contatti sono tanti. Continui.
Il leader degli industriali italiani ne ha parlato pure l'altro ieri a margine della presentazione della mostra sui «Capolavori della città proibita» (era presenta anche Francesco Rutelli). Il probabile approdo ad un sistema proporzionale, del resto, apre delle nuove prospettive per i centristi dei due schieramenti. Alla ricerca di un volto nuovo da schierare alle prossime elezioni. E Montezemolo non nasconde il suo interesse.
«Io ci sono», ha ripetuto a tutti i suoi interlocutori. In pubblico non si trincera più dietro un fermo no all´eventualità di un suo impegno politico.
Adesso, usa un più disponibile «mai dire mai».
Tra i moderati del centrosinistra e del centrodestra è scattata allora la corsa a coinvolgerlo nella nuova tessitura. Una trama che negli ultimi giorni è diventata più fitta. Il capo dell´UDC ha raccontato ai suoi di aver approfondito la questione con «l´amico Luca» solo pochi giorni fa.
«Noi - è il ragionamento dell´ex presidente della Camera - dobbiamo creare una forza alternativa alla sinistra, imperniata sul PPE, organizzata in modo democratico e soprattutto lontana da ogni estremismo. E per questo dobbiamo incontrare tutti coloro che hanno uguali propositi».
Il volto del presidente di Confindustria viene dunque considerato ideale per la prossima competizione.
Una gara in cui Walter Veltroni e Silvio Berlusconi potrebbero fare i conti con il terzo incomodo.
«Perché con una legge proporzionale - è la convinzione di Casini - il centro può arrivare al 10%». E a quel punto determinare la maggioranza.
O almeno «avere la libertà di dar vita alle larghe intese senza il guinzaglio di Berlusconi». Soprattutto avere la possibilità di dialogare da vicino con il Partito Democratico. Che, non a caso, dalla sua nascita ha catturato le attenzioni e i giudizi più che positivi dello stesso Montezemolo.
Carinerie sufficienti a far girare anche dalle parti del PD l´ipotesi per il futuro di un governo Veltroni-Montezemolo.
A convincere «Mister Ferrari» a non scartare la politica tra i suoi orizzonti, è in primo luogo Pezzotta. Con l´ex segretario della CISL i colloqui sono frequentissimi. Ed è sempre il coordinatore del «family day» ad avergli suggerito un percorso morbido.
Fino a maggio prossimo, infatti, quando cioè concluderà il suo mandato in Confindustria, non compirà nessun passo ufficiale.
(...)
Telecom finale di partita
I veri vincitori sono Romano Prodi e Giovanni Bazoli, mentre i perdenti sono Vincent Bolloré, Antoine Bernheim e Tarak Ben Ammar
Edizione 253 del 20-11-2007
In pole position stanno Gabriele Galateri di Genola e Franco Bernabé
di Biagio Marzo
Aspettando Godot, però, a parti invertite. Mentre nella commedia di Samuel Beckett Vladimiro ed Estragone aspettavano Godot, che non arrivava mai, nella vicenda Telecom Italia si aspetta, da mesi oramai, il prossimo arrivo del presidente e dell'amministratore delegato.(...) Da oggi, intanto, parte la corsa in cui in pole position stanno Gabriele Galateri di Genola, presidente, Franco Bernabé, amministratore delegato. (...) I due nomi in ballo per la stanza dei bottoni sono: Gabriele Galateri di Genola che è uomo FIAT a tutto tondo e proviene dalla presidenza di Mediobanca. Inoltre, ha un rapporto con Alierta, essendo stato suo compagno di università negli USA. Franco Bernabé, invece, ricopre, attualmente, la vice presidenza di Rothschild Europe. È un veterano di Telecom, avendo ricoperto la carica di amministratore delegato, dal 1998 al 1999, e, in precedenza, quella di amministratore delegato di ENI, dal 1992 al 1998, dove ha condotto un programma di ristrutturazione e privatizzazione. Nel corso dei suoi due mandati alla guida della società, l'ENI è stata trasformata da ente di Stato nella più grande società per capitalizzazione in Italia , restando così una delle compagnie petrolifere più importanti al mondo. (...)
Bernabé è una vecchia conoscenza di Telecom Italia dalla quale si dimise allorché la coppia Colaninno e Gnutti lanciarono la maxi OPA. In quel periodo travagliato, Bernabé guardava all'alleanza tra il gigante tlc italiano e il colosso Deutsche Telekom. Peraltro, i rapporti con il presidente del consiglio di allora, Massimo D'Alema, non furono idilliaci e non sono migliorati per nulla di recente. Di questa complessa partita, i veri vincitori sono Romano Prodi e Giovanni Bazoli, mentre i perdenti sono Vincent Bolloré, Antoine Bernheim e Tarak Ben Ammar. (...)
E Cesare Geronzi?
Ha fatto di tutto per non essere spiazzato e alla fine ha ceduto, suo malgrado. Su di lui pesa in generale il caso giudiziario; per questo non ha potuto tirare troppo la corda. La sua maggiore preoccupazione, in verità, è che Bankitalia e via XX Settembre facciano una mossa ad hoc, senza colpo ferire, per estrometterlo dalla presidenza del consiglio di sorveglianza di Piazzetta Cuccia per via giudiziaria.
Resta il fatto che è in gioco il 9,4% di Mediobanca che Unicredit deve mettere sul mercato e tra gli altri Fininvest e gli stessi Benetton si sono candidati come nuovi azionisti nonché pattisti. Poi toccherà alle Generali, la cui «governance» - la presidenza e il doppio incarico di ad - è sotto tiro degli hedge fund e, per di più, ha la vice presidenza vacante, dopo il veto di Bankitalia nei confronti di coloro che rientrerebbero in situazioni anomale, - Geronzi in questo caso - per essere nel ruolo di governante e governato nei cda. E poi, ci sarà, prossimamente, il problema RCS Media Group, la holding del Corriere della Sera, il cui attuale management è frutto di accordi fatti negli anni passati, quando i rapporti di forza dentro il salotto buono erano ben diversi. Non è tutto. Le varie poste in palio nel settore privato sono molto alte, per non parlare di quelle ancora pubbliche per le quali Palazzo Chigi dovrà dire l'ultima: come nei casi: Finmeccanica, ENI, ENEL… Per un verso con Bazoli, per l'altro con il potere che gli compete come presidente del consiglio, Prodi farà scacco matto e farà il pieno di nomine e, quindi, di potere. Sta di fatto che conquistata Telecom Italia, le altre seguono a ruota. (...)
«si sono subito formate due parrocchie in competizione fra loro con rispettivi santi protettori. La prima è capeggiata dal presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo, Giovanni Bazoli, con l'autorevole benedizione del Presidente del Consiglio Romano Prodi; l'altra ha invece il suo punto di riferimento nell'omologo di Bazoli in Mediobanca, Cesare Geronzi. Per quasi otto mesi da entrambe le parti è stato un continuo proporre e bocciare candidati con l'azienda che stava a guardare i due litiganti, costretta ad occuparsi solo dell'ordinaria amministrazione perché priva di un management nella pienezza dei suoi poteri» (chi è stato «torturato» dalla Telecom, come me, sa che tale pienezza di poteri, per la verità, ormai mancava da anni; tale azienda è un «casino» indescrivibile!). (...)
Gianfranco La Grassa

23 novembre 2007 http://ripensaremarx.splinder.com

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