Russia, ovvero Europa |
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1 settembre 2008 ![]() Non vorrei essere tacciato di panslavismo, ma non riusciamo proprio a non propendere per la Russia, in questo frangente storico. Gli Usa, e a rimorchio l'Europa, hanno fatto di tutto per irritarla e umiliarla. Si pretende che la Russia ringrazi perché il loro plurisecolare alleato serbo viene attaccato in una guerra ignobile e stupida, e depredato del suo luogo storico, il Kosovo, riconoscendolo indipendente. Si ritiene inaccettabile che la Russia faccia la sua politica in Abkazia ed Ossezia, denunciando moventi economici (ogni condotto di gas e petrolio passerebbe così per la Russia), come se in Medio Oriente noi si stesse operando per la gloria. Si pretende che sorrida mentre gli Americani piazzano missili al loro confine in Polonia, con la risibile scusa che servono per l’Iran (come se noi durante la Grande Guerra per combattere gli austriaci avessimo portato le nostre truppe in Piemonte). Piaceva più il democratico e liberale Eltsin dell’autocrate Putin (ma non era Eltsin quello che fece bombardare la Duma?), perché con Eltsin la Russia era debole, i suoi arsenali erano senza controllo, depredati non sa da chi e per chi, l’energia era a buon mercato, come la prostituzione di alto e basso bordo, e un popolo orgoglioso veniva continuamente umiliato. Piaceva più lo Eltsin che introduceva l’economia di mercato, piuttosto che il dirigista Putin. In realtà l’uomo di San Pietroburgo ha capito benissimo l’economia di mercato, meglio del suo predecessore: il mercato esige consumo, il consumo vuole energia, e l’energia ce l’ha lui. Non ne è dominato, dal mercato, e proprio per questo, in un momento in cui l’occidente soffre terribilmente il problema del nanismo morale e intellettuale dei suoi leader, a partire dal suo capobanda Bush, la figura del russo non può che emergere con prepotenza. E l’Europa? Vorrebbe tanto avere la Russia vicino, ben legata, ma ha accettato frettolosamente nel proprio seno Paesi che non si fidano della Ue, ma vogliono essere protetti da Mosca, affidandosi totalmente alla solidarietà interessata degli Usa tramite la NATO. Mosca d’altro canto non può restare a guardare, e si attrezza. In questo tiro alla fune, la fune sembra proprio essere l’Europa. Essa, a una voce sola, dovrebbe dire chiaro e tondo (pur, ammettiamolo pure, con la cautela e il linguaggio diplomatici) che i missili in Polonia sono ridicoli e controproducenti, semplicemente antirussi, che l’indipendenza del Kosovo può tranquillamente aspettare, dovrebbe smettere di consentire agli Stati Uniti di costruire o ingrandire basi in Europa, e magari anche creare una nuova via di integrazione tagliando una buona volta fuori la Gran Bretagna. Solo allora, una volta chiaro che siamo diventati maggiorenni e siamo usciti dalla tutela di zio Sam, potremo costruire un rapporto profondo e bilanciato con la Russia. Che è parte d’Europa anch’essa, storicamente e culturalmente. Un rapporto che creerebbe un sistema potenzialmente completo. Cioè autarchico. Cioè, finalmente, indipendente e pienamente europeo. Antonio Gentilucci
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