Paranoie attorno a un funerale |
17 Ottobre 2013
Da Rassegna di Arianna del 16-10-2013 (N.d.d.) L’obiezione posso immaginarla: non può esserci pietà, neppure da morto, per chi non ha avuto pietà contro degli innocenti settant’anni fa e che per giunta, prima di morire, ha lasciato un’intervista-testamento in cui rivendicava la propria fedeltà al passato e negava lo sterminio nazista. Ma accanirsi su un mucchio di carne e ossa in putrefazione non solo è un atto abominevole in sé, ma regala una formidabile alea vittimistica a quelle stesse idee che i nostalgici della Resistenza vogliono distrutte per sempre. Ecco, vedete – diranno i rivali nostalgici del nazifascismo – i partigiani del terzo millennio se la prendono pure coi morti, siamo noi i perseguitati, quindi è giusto reagire e controbattere aggredendo e picchiando a nostra volta. E via con l’ennesima giostra macabra delle polemiche che puzzano di catacomba, fascisti contro antifascisti, fanatici contro fanatici, gli uni in preda alla paranoia uguale e contraria agli avversari. E infatti il secondo fatto amaramente triste è la persistenza, in minoranze mediaticamente molto rumorose, dell’immaginario, delle ideologie, dei simboli e dei miti di un’epoca che non ha più nulla in comune con la nostra sul piano sociale, economico, culturale e di conseguenza politico. In altre parole, dopo quasi tre generazioni i sistemi simbolici che riescono a fomentare sentimenti estremi e assicurare identità forti sono ancora il nazifascismo da un lato e il comunismo, con le sue varie filiazioni più o meno autentiche, dall’altro. A parte l’universo ideologico della liberaldemocrazia, intollerante in egual misura ma incapace di accendere entusiasmi e avversioni non essendo una fede attiva ma un’abitudine passiva, non sono più riuscite a formarsi narrazioni di pensiero originale e attuale, dotate di tutti gli ingredienti necessari a conquistare l’anima del popolo assoldando adepti devoti alla Causa.
Alessio Mannino
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