Lettera dall'aldilą

13 settembre 2007

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“Cari cittadini, passeggiavo senza gioia né tristezza nell’eterna beatitudine dei Campi Elisi quand’eccomi giungere dal regno dei mortali la voce rauca e affamata del vostro popolo, l’Italia. Da voi, come a teatro, la democrazia è una maschera. Vi domina un potere di oligarchi che riducono la libertà a bordello di fazioni e mercato di interessi. Ciò che da noi ebbe luce gloriosa, quella politica che fa dell’uomo un essere libero e non inutile, è vilipesa da un regime fondato sulle tessere e diviso solo da come compiacere e prostituirsi meglio all’unica religione accettata, quella dell’economia che rincorre follemente l’ammasso di denaro. Ecco perché a me ciò che voi chiamate «destra» e «sinistra» paiono inganni per tradire la fiducia del popolo.
Io vissi in un’età in cui esso, il popolo, governava se stesso da sé. Voi giudicate questo impossibile, nell’era del mondo gigantesco e unito a cui avete dato nome «globalizzazione». Io vi dico invece che proprio questo innaturale e inumano ingrandimento di dimensioni vi porta inesorabilmente a ciò che solo può restituirvi la parola di cittadini: una patria che voi abitiate e viviate come vostra, perché la conoscete ogni giorno e perché è grande tanto quanto necessario per dire la vostra, ognuno di voi. Democrazia è quando potete votare in merito agli affari della vostra comunità, non quando delegate a poteri senza volto o a una fittizia rappresentanza il vostro diritto di cittadini.
Coloro che hanno capito questo hanno un compito. Quello di riunirsi e raccogliere intorno a sé gli altri che hanno in giusto odio l’oligarchia delle fazioni e del denaro ma che ancora non sanno come usare le proprie energie. Dovete, cittadini risvegliati, alzare la bandiera della vera democrazia, quella che vi ho descritto, e non lasciare che i sentimenti del popolo vadano dispersi nell’illusione che un commediografo, o qualche politicante del passato, possa rappresentarli. E’ il momento delle scelte, questo. E’ l’ora di proporre una via che non sia la mera protesta. Io vi suggerisco di brandire la disobbedienza politica all’oligarchia, partendo da ogni città con candidati vostri, e contemporaneamente rifiutando di partecipare al voto nazionale, anzi boicottandolo. Disobbedite, sabotate e agite nel piccolo. Ma non limitatevi a questo: coltivate anche un grande pensiero. Come faro a farvi da guida, proponete che la democrazia torni ai cittadini col voto diretto, denunciando senza remore o titubanze le malefatte del potere che vi opprime. Non lasciatevi scappare questo momento propizio d’attesa: il popolo sta aspettando una strada da percorrere. Ora dovete distruggere e indicare il modo di ricreare. Ricordate: la felicità è frutto della libertà, e la libertà è frutto del valore. Dimostrate di possederlo”.

Pericle

Riceviamo e pubblichiamo questa “lettera dall’aldilà”, che noi troviamo bellissima. Fra le righe è possibile leggervi una chiara proposta politica: colmare il vuoto politico di un risentimento diffuso (e di recente esploso mediaticamente grazie al “commediografo” Beppe Grillo) puntando sulla combinazione democrazia diretta-autonomie locali. Accompagnata da un invito alla “disobbedienza”, cioè al rifiuto delle elezioni nazionali, e contemporaneamente all’avvio di liste sul territorio, per partire dal basso nel boicottaggio al sistema partitico.(a.m.)

Commenti
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max (Registered) 14-09-2007 21:29

mi piace la lettera, a patto che si vada al di lą della commiserazione del nostro Paese, come invece ravviso in certe istanze grillesche: il problema č di tutti, e anche i "civilissimi" paesi presi spesso a modello come Francia, Germania o i paesi scandinavi fanno schifo non meno di noi, solo sono pił corretti nella forma.
Anzi, ben venga certe volte l'Italia dove l'uomo č ancora un po' vitale e fa autocritica, nei paesi del nord e anglosassoni (primi fra tutti gli usa) si respira un clima di conformismo e appiattimento che talvolta fa pił schifo che da noi.
Poggesi (Registered) 15-09-2007 12:39

Giusto, non si scambi l'italico dispregio della forma con inferioritą civica o morale. Anzi: per paradosso saranno proprio la nostra propensione al caos e il nostro non-conformismo a permetterci -se solo lo vorremo!-di fare un salto di qualitą, di escogitare una nuova prospettiva oltre la modernitą ed i suoi errori. E' la mentalitą anglo-protestante che ci vuole fuori dai grandi giochi, docile nel ruolo rassicurante di amata-derisa provincia dell'impero - Ritroviamo il coraggio di servirci della nostra intelligenza!
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