Messianismo distorto

7 Agosto 2014

Image 

 

Bisognerebbe riflettere più attentamente sul rifiuto del sionismo, e di conseguenza di Israele, da parte di alcuni dei rabbini più ortodossi e di un’organizzazione come il Neturei Karta, nata a Gerusalemme nel fatale 1938 in cui iniziò la fase più spietata dell’antiebraismo nazista.

Quel rifiuto nasce dal richiamo al fatto che la riunione del popolo ebraico è scritto sia opera del Messia divino, non di un movimento storico, politico, del tutto umano, improntato a un nazionalismo dalle radici puramente terrene.

Insomma, il sionismo che predica il ritorno alla Terra Promessa attraverso una mobilitazione patriottica, è l’espressione di un’impazienza quasi blasfema. Visto che il Messia promesso tarda a venire, il riscatto del “popolo eletto” verrà dai suoi stessi figli, attraverso l’esercizio della forza. Per gli ebrei più ortodossi, questa è una bestemmia.

Considerazioni analoghe possono valere per la Modernità nata dalla crisi del messianismo cristiano.

Gesù, il Messia, per i cristiani già venuto a riscattare l’umanità, a differenza dei giudei che ancora l’attendono, aveva promesso come prossimi “i nuovi cieli e la nuova terra”. Come per il giudaismo, non era la promessa di paradisi celesti, puramente spirituali. Questo è ellenismo, è neoplatonismo, non è né Bibbia né Vangeli. I nuovi cieli e la nuova terra sono un mondo rigenerato, dove regnano giustizia e pace.

Lo si vede nei mosaici di Ravenna, espressione del primo cristianesimo: un mondo di prati fioriti, di animaletti miti, di acque sorgive, di un cosmo ordinato sotto un Cristo non sanguinante sulla croce ma pantocrator rassicurante o giovinetto imberbe.

I primi cristiani aspettavano quel mondo con un’attesa spasmodica, che a noi oggi è impossibile immaginare.

Quell’attesa è andata delusa in lunghi secoli di sofferenze, di guerre, di pestilenze, di sopraffazione da parte dei più forti.

Da questa vana attesa, da questa delusione, scaturì una nuova mentalità: l’uomo avrebbe realizzato il suo paradiso in terra con le sue sole forze, attraverso la scienza e i movimenti di riscatto sociale. La Modernità nasce dalla speranza delusa nell’avvento ultimo del Messia.

Questo groviglio di contraddizioni trova espressione singolare negli Stati Uniti d’America.

Fin dalla fondazione del loro Stato, gli americani si sono sentiti il nuovo “popolo eletto”, quasi un nuovo Israele, la cui missione non era limitata alla salvezza di una nazione, ma, cristianamente, alla salvezza dell’umanità. Da ciò il sentirsi “liberatori”, la pretesa di esportare il loro sistema politico e il loro quadro di riferimento valoriale all’intero mondo, con la propaganda, col cinema, con i modelli culturali, con la potenza del denaro quando bastano, coi bombardieri quando quelle suggestioni non sono sufficienti.

Gli USA attratti dal giudaismo e improntati a un cristianesimo intransigente, non a caso sono il centro irradiante della Modernità, la pretesa di realizzare con strumenti umani una promessa di liberazione delusa da due millenni.

Anche la spiritualità russa è impregnata di un anelito al messianismo, che fa comprendere la forza di certi populismi e di certe ideologie teleologiche.

Quanto all’Islam, il messianismo vi ha un forte rilievo. Anche i musulmani attendono i Tempi ultimi e il Giorno del Giudizio (yaumuddìn), annunciato da un Messia che sarà proprio il Gesù redivivo, non Muhammad (motivo in più per rendere ingiustificabili, alla luce del Corano, le persecuzioni dei cristiani a opera del fanatismo musulmano che legge il testo sacro senza capirlo).

Tuttavia nell’Islam è troppo forte il senso di un Dio unico onnipotente perché vi si possa sviluppare un messianismo distorto, una pretesa di realizzarne un surrogato per opera puramente umana.

Si tratta della stessa logica che spinge i rabbini più ortodossi e i Neturei Karta a negare valore al sionismo creatore di Israele. Anche il programma di un nuovo Califfato è più la nostalgia delle Origini incontaminate dell’Islam che una prospettiva messianica. 

 

La Modernità è nata pure da altro, dall’attivismo di una borghesia imprenditrice, dall’abbondanza di capitali accumulati grazie allo sfruttamento della manodopera e delle colonie, ma più in profondità, sotto le cause sociali, economiche, politiche, stanno i moti dell’anima.

Allora sarà utile vedere dietro il nazionalismo sionista fondatore di Israele, dietro la missione democratica e modernizzatrice degli USA, dietro le ideologie populiste e socialiste dei russi, anche la grande delusione, la disfatta angosciosa, dell’attesa messianica che tarda, scandalosamente tarda a venire.

 

Luciano Fuschini   

Commenti
NuovoCerca
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!