Giustizia ingiusta

3 ottobre 2007

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Renato Vallanzasca è un delinquente. Ha rapinato, sparato, ucciso, più volte e in modo atroce. Ha provocato devastazioni alla società e dolore insanabile a tante famiglie.
Renato Vallanzasca ha sessant’anni. Ne ha passati in carcere trentacinque, e dovrà restarci per sempre, condannato com’è a vari ergastoli. La sua unica figlia si è suicidata alcuni anni fa. Sua madre ha novantacinque anni. Aveva chiesto la grazia, e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gliel’ha negata (una decisione che non stupisce da parte di chi, già nel PCI, era "uomo d’ordine", e che certo non può essere migliorato, ora che è stato elevato alla più alta carica dello Stato. Ma questo è un altro discorso).
Quello che indigna e spaventa, in questa vicenda, è l’insopportabile afror di forca che si leva dal rifiuto, lo spaventevole sventolio di cappi che esso emana. E’ una decisione, quella di Napolitano, che manifestamente va a rispondere  – vorrei sperare inconsciamente – al giustizialismo da quattro soldi che spazza da tempo il Paese, con la sinistra che fa la parte dello sceriffo per rincorrere la destra. Rom, lavavetri, rapinatori, pedofili, e poi ladri comuni, spacciatori, puttane e compagnia bella: da più anni e da più parti si leva ormai, contro di loro, l’invocazione di una moratoria, sì, ma della legalità. Per gli Amato e i sindaci benpensanti ex comunisti il carcere è poco: la pena di morte, ci vuole, magari fucilati in piazza, la domenica mattina, e addebitare i proiettili alla famiglie, come si diceva ai tempi delle BR. E per sopperire all’inefficienza di uno Stato troppo lassista e buonista, qualcuno su sta già organizzando per amministrare la giustizia in proprio: sempre più spesso piove benzina sugli accampamenti Rom, ed attendiamo gli squadroni della morte che di notte vadano in giro ad eliminare mendicanti e ragazzi abbandonati, esseri inutili e dannosi. Così la pensa – è inutile negarlo – la gran parte degli "italiani brava gente".
Andava punito, Renato Vallanzasca? Vanno puniti tutti quelli che come lui causano dolore agli uomini e danno alla comunità? Certamente. Ma se è evidente che la pena di morte non è né un deterrente al crimine né una ‘punizione’ giusta e logica, tanto più evidente risulta che non lo sia nemmeno il carcere. A che serve tenere chiusa in una cella una persona per cinque, dieci o vent’anni? Forse a fargli frequentare un corso di specializzazione in alta criminalità? A farlo diventare un omosessuale coatto? A trasformarlo in un tossico? A riempirlo di rabbia cieca e di vendetta, così che poi possa costituire una lombrosiana dimostrazione che i delinquenti è meglio ammazzarli tutti? E, sia pur accettando di ragionare secondo questa logica bottegaia, in che modo questo ‘risarcisce’ la società e il singolo del male patito?
Cos’è, questa: Giustizia, o la versione per adulti delle bacchettate sulle dita e delle scudisciate sul culo di vittoriana memoria? O non è altro che la vecchia, cara legge del taglione? E’ un punto di vista ammissibile anche questo, perché no: ma allora, se non altro per coerenza – virtù molto poco praticata in Italia – cancelliamolo dalla Costituzione quell’articolo che dice che la pena deve tendere non alla punizione ma alla rieducazione del condannato. Troviamo dunque un risarcimento effettivo.
Chi è colpevole di un crimine lo ripaghi lavorando, in uno di quei lavori che la gente normale chiama "usuranti": fonderie, raffinerie, cantieri edili, spegnimenti di incendi, manutenzione di zone montane eccetera. E così per anni, imparando la fatica del vivere. Chi ha causato sofferenza la ripaghi vivendo la sofferenza quotidianamente, assistendo anziani non autosufficienti, malati terminali, nei pronto soccorso, sulle strade, imparando il dolore del vivere.
Finito il lavoro, passerà le sue giornate in un piccolo appartamento che gli verrà assegnato, di cui pagherà l’affitto. Alla fine il prezzo pagato sarà stato equo, e se una minima speranza di ”rieducazione” e – concedetemi il termine solo apparentemente retorico – di redenzione ancora potrà esistere, la si troverà solo pagando un riscatto come questo. Tutto il resto è ferocia e stupidità.

Giuliano Corà

Commenti
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simone.org@email.it
simone.org (Registered) 04-10-2007 16:42

Avevo inizialmente temuto di trovarmi di fronte a una sorta di articolo buonista... e invece la conclusione è stata di grande intelligenza. Il carcere come è concepito oggi non serve a nulla, in Italia ma penso anche nella gran parte del mondo occidentale. Giusto quindi, se è impossibile, o inappropriato, rimettere in libertà criminali troppo feroci, inserirli comunque nel circuito della vita vera, quella del lavoro e della responsabilità.
Kali Yuga (Registered) 05-10-2007 11:39

Concordo pienamente anch'io. Far lavorare i carcerati è una soluzione di buon senso. Uno per ripagare la società e per mantenere se stessi, due per non pesare ulteriormente su di essa, tre per evitare che nelle carceri peggiorino. Mettendoli a svolgere lavori socialmente utili, ma anche permettendo loro di farsi una cultura. Certamente alcuni di essi sfrutterebbero la possibilità di lavorare al di fuori della prigione per fuggire, per questo bisogna scegliere le persone giuste secondo criteri sensati.
Durante il mio anno di volontariato in Germania ho avuto modo di osservare questa "soluzione". Di fronte al posto in cui lavoravo si trova una prigione-fattoria in cui lavorano persone che devono finire di scontare la propria pena. Una volta, però, uno è evaso!
hermen@hotmail.com
albcor (Registered) 05-10-2007 13:37

Mah, secondo me, bisogna prendere atto che non tutti i delinquenti sono risocializzabili e che il carcere in certi casi è l'unica misura. Sono anche scettico sul lavoro come metodo di redenzione. La soluzione più relaistica è quella di un miglioramento delle strutture carcerarie, di modo che non siano semplicemente dei lager, ma che consentano uno stato di detenzione compatibile, per quanto possibile, con il rispetto della la dignità umana.
sor.giorgio@tin.it
sorgiorgio (Registered) 06-10-2007 01:18

L'errore di Vallanzasca è stato di aver sparato per la parte sbagliata. Se avesse sparato per conto dei rivoluzionari in cachemire oggi sarebbe direttore di giornale. Se avesse fatto il Contractor avrebbe addirittura in vitalizio assicurato. Si è messo a fare il bandito in proprio è questo è un grosso errore per fare i banditi ci voglio sponsor seri come il simpatico imbecille d'oltre oceano.
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