Spaccare per noia?

8 Maggio 2015

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Un articolo di Paolo Vites, recentemente postato su questo giornale, prova a dare una spiegazione alla furia devastatrice dei "black bloc" (basandosi poi su un filmato di un presunto giovane milanese invischiato nei disordini: quanto veritiere possano essere le sue parole, noi non sappiamo) tirando in ballo la noia esistenziale delle generazioni della società del benessere, al vuoto di valori, alle "colpe dei padri" -presumibilmente la generazione del secondo dopoguerra, quella del "miracolo economico"- e alla lunga pace che infiacchisce gli animi.

Longae pacis patimur mala, dicevano i Romani: ma le conclusioni dell'articolista, sebbene in molti punti noi possiamo essere d'accordo, sono incomplete, per questo vorremmo rispondere riprendendo il titolo dell'articolo, ma con l'aggiunta di un punto interrogativo: spaccare per noia?

Caro Vites, sei proprio sicuro che la molla sia solo la noia esistenziale?

Di questi fantomatici "black bloc" sappiamo solo due cose: che rompono tutto e che agiscono in maniera fulminea, frammischiandosi ai cortei e agendo con tattiche di guerriglia urbana degne di suscitare l'invidia dei Tupamaros uruguayani degli anni Settanta.

Poi chi sono, come la pensano, su quali social network organizzano le adunate e le reti di appoggi, ben poco o nulla sappiamo…per il semplice fatto che nessuno o quasi di loro si sia mai trovato a deporre di fronte ad un giudice.

Francamente non si capisce neppure perché con loro in piazza la polizia agisca con guanti di velluto: a scontri ancora caldi prefetto, questore e capo della polizia si complimentavano "per avere evitato il peggio"(?!?) e si compiacevano di aver "evitato feriti " o anche il morto per le vie di Milano.

Strano…ci avevano detto che i Reparti Mobili (ex Celere) fossero individui altamente addestrati per gestire l'ordine pubblico, non le dame della carità di San Vincenzo de’ Paoli.

Abbiamo una polizia in preda alle crisi mistiche, allora?

Tutti nelle piazze a far casino, che tanto gli "angeli in giacca blu" devono evitare i feriti, quindi largo signore e signori?

Eh già…però quando in strada scendono gli studenti o gli operai incazzati e c' è grossa tensione, le manganellate volano, eccome.

Basta farsi un giro su YouTube e vedere qualche filmato di agitazioni studentesche o di cariche negli stadi, contro gli ultras: è vero che in Italia le divise hanno il cuore tenero-i poliziotti azeri, uzbechi, turchi, etc picchiano come fabbri ferrai-ma con le categorie prima menzionate i poliziotti le botte (anche al minimo sindacale, ma sempre botte sono) le elargiscono.

O forse i feriti vogliono evitarli solo in certi frangenti, quando si manifesta contro la nuova sede BCE a Francoforte o l'Expo a Milano?

Il 1 maggio erano tantissimi i No Expo in corteo, pacifici, tutti con motivazioni validissime e ragionevoli da far passare all' opinione pubblica; gli stessi "antagonisti" hanno fatto un picchetto pacifico davanti ai cancelli di ingresso, reggendo cartelloni con slogan molto duri e diretti: una forma di protesta visibile, forse poco efficace come comunicazione ma comunque civilissima e senza rompere nulla.

Che è rimasto all' uomo della strada, di tutto ciò?

Nulla: solo il messaggio che due o trecento teppisti-vandali-macellai-sfasciatori hanno messo a ferro e fuoco una parte di Milano, per rovinare la festa ai buoni borghesi e ai sepolcri imbiancati del ceto medio, che si illudono nell' equazione Expo uguale Ripresa Economica.

E quindi se Expo farà ripartire il Paese e chi protesta contro tali magnifiche sorti progressive lo fa rompendo tutto, allora chi era in strada non voleva l'uscita dalla crisi.

TV e giornali hanno parlato solo di "teppistelli", facinorosi, tute nere e poche e nulle parole sono state spese verso chi protestava pacificamente cercando di far conoscere cosa si nasconde dietro Expo (cementificazione, lavoro nero, turni massacranti, paghe da fame agli steward e alle hostess della fiera, multinazionali vere padrone della fiera alla faccia del cibo sostenibile).

E l'uomo della strada, il commerciante col negozio rotto, ora è logicamente a favore di Expo e contro chi protesta.

Insomma, delegittimazione in due ore di un movimento di protesta ricco di ragioni e una grande pubblicità a Expo.

Non c'era nessun interesse a prevenire gli scontri, che sarebbero risultati utili.

Forse qualche tuta nera era preda di noia esistenziale, non di certo il grosso.

E poi la domanda sorge sempre spontanea: ma chi sono, questi Black Bloc?

 

Simone Torresani 

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