Scienza per l'uomo, non il contrario

11 ottobre 2007

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Il teorico del genoma fai da te Craig Venter sarebbe riuscito a creare un cromosoma artificiale. In pratica sarebbe possibile costruire cellule su misura.
Potremmo così creare organismi per produrre energia, batteri che puliscano l’aria, DNA progettato ad arte per combattere malattie…
Questa notizia fa il paio con quella che ha visto assegnare il premio Nobel per la medicina a Capecchi, Evans e Smithies per le loro ricerche sulle cellule staminali embrionali. E non v’è dubbio che l’ingegneria genetica è oggi il settore “caldo” della scienza (come la fisica negli anni ’40 e ’50).
“Noi scienziati lavoriamo per capire la natura e i suoi segreti”, ci dice il genetista Edoardo Boncinelli. Beh, creare un batterio che può andare in giro per l’etere a mangiare anidride carbonica o in un organismo per combattere una malattia, non è più un visionare la natura. Significa immettersi, e pesantemente, nei suoi processi.
E’ necessario porsi delle domande. Si conoscono tutte le variabili? Con quanta facilità un batterio si modifica e si fortifica, vanificando tutta la chimica o la biologia che l’uomo gli ha lanciato contro per ucciderlo? Come si può essere apoditticamente certi - come fa Veronesi, il capocricca degli scientisti italiani - che gli Ogm miglioreranno l’umanità?
No, questo ottimismo da laboratorio non ci convince.
Sentiamo sempre dire che “la scienza deve essere libera”. Libera dal potere politico e militare: magari. Non è mai stato né è così: le più grandi scoperte sono state fatte su commissione dei generali e su imput dei politici. Oggi fanno sfregare le mani alle case farmaceutiche. Altro che ricerca libera: come per ogni cosa, servono finanziamenti, soldi. E questi arrivano solo in nome del profitto.
La verità è che il ricercatore vuole essere libero da sé stesso, libero di essere solo un tecnico della scienza. Vuole essere, in sostanza, deresponsabilizzato. Vuole alterare il meccanismo naturale della vita, scompaginare quell’evoluzione naturale senza essere sottoposto ad un limite.
Ma è proprio questo che una società umana non può accettare. L’uomo di scienza, proprio per l’enorme potenziale che è nelle sue mani, deve avere molto di più di una semplice deontologia professionale. Deve avere una visione naturale, storica e antropologica del suo agire. Deve avere un’etica. Ma se non ce l’ha, è dovere di una politica democratica porre dei limiti. Se questa non lo fa, finisce che il cittadino assegni questo compito ad una morale particolare o ad una religione di minoranza. E così la libertà si capovolge nel suo esatto contrario.
Friedrich Dürrenmatt, nell’opera “I fisici”, delinea  il personaggio del fisico Möbius, un genio di livello mondiale, che si finge pazzo per finire in manicomio e riconquistare la libertà, estromettendo se stesso dall’obbligo di pubblicare e portare avanti la sua ricerca, sapendo bene su quale pericoloso piano inclinato essa già correva.
La libertà del manicomio per buggerare una “libertà” ben più pericolosa, la libertà della scienza senza limiti. Una libertà senza i limiti della coscienza e della dignità umana non è più libertà: è totalitarismo.

Antonio Gentilucci

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