La luce in fondo al tunnel

17 ottobre 2007

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«I politici pensano che la popolazione debba essere tenuta lontana dalla gestione degli affari pubblici... Secondo questo punto di vista è sbagliato provare a coinvolgere la gente nella gestione della cosa  pubblica...le oligarchie pensano che la maggioranza della popolazione sia ignorante e inaffidabile...». Ma chi è l'anarco-insurrezionalista che afferma tali oscenità? Un terrorista? Un disperato? Un bombarolo? No. E' Noam Chomsky, un pacato professore di linguistica del Mit di Boston.
Di recente Chomsky ha anche detto: «È chiaro, quindi, perché le persone al potere non agiscono secondo i desideri della popolazione; questo è l'opposto di una democrazia funzionante. Penso che la vera democrazia sarebbe molto più efficace senza quelli che chiamiamo partiti politici, che funzionano solo come macchine per la produzione di candidati. L'unica forma di partecipazione è radunarsi ogni tanto e scegliere tra candidati e programmi che vengono presentati loro. Le persone sono escluse dalla formazione delle posizioni politiche dei candidati. Alcune figure che sono in grado di raccogliere finanziamenti, il che vuol dire che sono "create" dal mondo economico, arrivano nelle città e dicono "Vota per me perché so io cosa fare" e la gente decide se votarli o meno. Una società democratica dovrebbe funzionare un po' diversamente. Cosa dovrebbe accadere in una democrazia vera? La gente si radunerebbe pubblicamente e deciderebbe quale politica preferisce e direbbe ai candidati: "Questa è la politica che desideriamo; se sei in grado di portarla avanti bene, altrimenti vai a casa"». Insomma ritorna la saga della politica e della democrazia come affare riservato a poche elites, di cui la casta dei parassiti eletti è solo la facciata più visibile
Vista la stretta attualità di queste parole, uno si aspetta che la grande stampa italiana approfondisca l'argomento. Invece no. L'ha dovuto fare Beppe Grillo sul suo blog.
Leggendo Chomsky  viene alla mente che le stesse identiche considerazioni, con un taglio più rivolto alla analisi culturale e di grande prospettiva, le fa da sempre Massimo Fini, con la sua critica inoppugnabile alla democrazia cosiddetta "rappresentativa".
Che significa questo? Significa che in giro per il Paese c'è un bel po' di gente che si è stufata e ha cominciato a seguire una stessa onda di ritrovata consapevolezza, con passione e alla ricerca di informazioni reali e non manipolate.
Alziamo la testa e riprendiamoci il foro della res publica. Grillo ci sta provando, mettendo il carburante. Ma alla sua macchina manca una meta. Molti intellettuali come Fini, Chomsky, Serge Latouche, affrontano le medesime tematiche muovendosi su piani (finora) diversi. Ma gira e rigira tutti dicono la stessa cosa: «Ormai la politica non che è l'ombra che il potere economico ha posto sulla società» (giusto per citare il filosofo John Dewey).
Sarebbe ora che il coro sparso delle voci critiche facesse davvero coro, e che i movimenti di protesta e le teste pensanti si parlino. Per indicare una luce in fondo al tunnel.

Marco Milioni

Commenti
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syn (Registered) 21-10-2007 12:11

Marco, i miei vivi complimenti solo per il fatto di aver citato Chomsky e Dewey ;)

Ho speso 1anno per confutare la grammatica generativa di Chomsky, sul fronte strettamente semiotico-liguistico. Ma tutto ciņ che sta facendo a livello sociale č plaudevole davvero!
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