Catalogna sovrana?

29 Settembre 2015

Image

 

Probabilmente passeranno al governo vincitore delle prossime elezioni politiche spagnole, che si terranno a fine novembre, i complessi grattacapi derivati dai risultati del voto catalano, all' apparenza una normale elezione amministrativa regionale, nella sostanza invece un referendum pro o contro l'indipendenza da Madrid.

La vittoria della lista di coalizione "Junts pel sì", uniti per il sì, guidata dal pluririconfermato Artur Mas, è stata a metà: hanno conquistato, è vero, la maggioranza dei seggi ma non quella dei voti.

La strada per una eventuale Catalogna indipendente la prevediamo comunque in salita, anche perché difficilmente molti Paesi dell'UE quali Francia, Belgio, la stessa Italia, con in casa le medesime pulsioni separatiste, accetteranno di riconoscere Barcellona e di ammetterla all'Unione;  la Gran Bretagna stessa, scampata lo scorso anno all' amputazione della Scozia, andrà con i piedi di piombo.

Ora la questione sulla quale noi vorremmo riflettere è questa: in una intervista di fine 2013 Artur Mas disse di volere "una Catalogna sovrana, membro della UE, dell'area euro, della NATO, di Schengen e di tutti i trattati europei".

Tradotto dal catalano all'italiano, significa: una Catalogna non sovrana, accodata all' Impero USA, legata mani e piedi ai diktat di Bruxelles e alla tecnocrazia bancaria europea, longa manus del turbocapitalismo finanziario. Perché in caso di indipendenza, la Catalogna dovrà rinegoziare le adesioni alla moneta unica e a Bruxelles e Barcellona, checché ne dica Mas, non rispetta i parametri di Maastricht presa come Stato disgiunto da Madrid e non solo: fatto 100 il debito complessivo spagnolo, 30 se non oltre è da mettere in conto a Barcellona.

Tirerebbe aria di "consigli" della Troika, di "aggiustamenti strutturali", di manovre e manovrine lacrime e sangue che si innesterebbero su altri tagli feroci, fatti dalla amministrazione Mas tra il 2010 e il 2012, che snellirono il welfare locale: caso strano, la conversione di Mas al separatismo tout-court nasce proprio con i risultati nulli delle politiche fallimentari di austerità, le quali punirono e fecero vacillare il suo partito nel novembre 2012.

Per restare imbavagliati nelle finanze, nella spirale del debito, legati al carro degli americani e dei burocrati UE, non serve punto essere "indipendenti": queste cose esistono benissimo anche nella Spagna di Madrid.

Lasciamo stare Mas, un furbo che fa il suo gioco di demagogo populista -per nascondere la sua natura di neoliberista feroce- e veniamo alla gente comune, che come al solito non ha capito la metà di zero: è inutile parlare di una sovrastruttura indipendente unita ad una struttura accentratrice, globalista, finanziaria e tendente alla omologazione totale. La lotta oggi deve essere contro la struttura, non contro la sovrastruttura, per usare una terminologia marxista troppo facilmente accantonata dopo la caduta del "muro".

Per diversi secoli, la Catalogna fu inserita in una sovrastruttura (la Spagna di  Ferdinando e Isabella, di Carlo V, di Filippo II, Filippo III, Filippo IV, etc) estremamente più rispettosa delle autonomie locali e finanziarie che l'orrore tecnobancario europeo attuale: sotto Carlo V , la Catalogna aveva già il suo parlamento (la "Generalitat") dotato di completa autonomia finanziaria e non solo: il Paese era esente dagli arruolamenti militari e diverse volte negò il suo consenso, senza ricevere alcuna "punizione", a finanziare le costose guerre dei monarchi asburgici . La rivolta catalana del 1640 va inserita in un quadro di insofferenza per il riconoscimento di un re considerato straniero, oggi invece si dice che "Madrid ruba", perché riceve 62 miliardi di gettito fiscale e ne trasferisce solo 45.

Il problema non è "Madrid ladrona", ma la tipica tendenza al centralismo burocratico senz' anima che nasce appunto con la modernità e che, attualmente, è una piovra senza volto, questa sì irrispettosa -usando un efficace versetto biblico- di "ogni tribù, lingua, popolo e nazione".

Non serve tornare all' alto medioevo con il puzzle europeo, noi pensiamo che in una Spagna confederale unita in una vera e libera Europa confederale (non in questo obbrobrio inguardabile), la Catalogna e molte altre regioni con particolarismi potrebbero benissimo sussistere senza alcun problema, nel pieno rispetto delle naturali diversità che sono la vera ricchezza dei popoli.

 

Simone Torresani 

Commenti
NuovoCerca
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!