Chiacchiere sull'islam e responsabilità degli intellettuali

8 Dicembre 2015

 

Da almeno 15 anni i commentatori presunti esperti stanno mettendo a dura prova la nostra capacità di sopportazione, con le loro chiacchiere a vuoto.

Alcuni, soprattutto schierati a destra, ripetono che l’Islam è religione guerriera, fanatica e intransigente per sua natura, come si può dedurre dalla lettura del Corano.

Altri, soprattutto schierati a sinistra ma con robuste presenze nella chiesa cattolica, riconoscono all’Islam l’anelito alla pace e alla fratellanza, sempre partendo da una loro lettura del Corano.

Nel Corano come nella Bibbia si trova tutto e il contrario di tutto.

Nella Bibbia ci sono passi, si veda il libro di Giosuè, in cui Jahvè, il nostro Dio, ordina agli ebrei di sterminare tutti i nemici, ogni essere vivente nel loro territorio, compresi gli animali. E la Bibbia è testo sacro anche per i cristiani.

Nel Corano si possono leggere e citare moltissimi versetti improntati a una dura intransigenza e all’obbligo di combattere con le armi chi non si piega alla vera fede: dire che i feroci islamisti del Califfato sono fuori dal vero islam è affermazione infondata.

D’altra parte nel Corano ci sono anche versetti che invitano alla tolleranza, al perdono, al rispetto di chi non crede.

Perfino il versetto più citato dai buonisti che vogliono convincere che Allah è un pacifista che sventola la bandiera arcobaleno, il versetto 32 della Sura V, ammette letture opposte. Come sempre, in genere non viene citato per intero, per non insinuare il dubbio in chi deve essere convinto della tesi preconfezionata.

Il versetto nella sua interezza, seguendo il racconto di Caino che uccise Abele, dice: “Per questo abbiamo prescritto ai figli di Israele che chiunque uccida un uomo che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità. I Nostri Messaggeri [i profeti di Allah] sono venuti a loro con le prove. Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra”.

Vengono sempre citate le parole “abbiamo prescritto…che chiunque uccida un uomo…sarà come se avesse ucciso l’umanità intera”. Così si può concludere che i guerrieri del Califfato sono fuori dal vero islam. Il guaio è che c’è una precisazione che non è lecito oscurare: “un uomo che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra”. Dunque è lecito uccidere chi ha ucciso e chi ha dato scandalo con una condotta che corrompe i costumi. Se per i guerrieri musulmani è lecito uccidere chi ha ucciso, essi possono appellarsi a quel versetto per uccidere anche i civili di quell’occidente che bombardando le loro città massacra pure gli innocenti. Se è lecito uccidere chi ha sparso la corruzione sulla terra, è lecito penetrare nei luoghi della dissolutezza e del divertimento di un occidente ateo e perverso, per punirlo della sua malvagità in modo esemplare.

Uno stesso versetto può offrire argomenti a entrambi i partiti, quello dell’islam pacifico e quello dell’islam bellicoso.

Nel Corano sono trattati tanti temi e in tutti i casi abbiamo l’impressione della frammentarietà e della contraddittorietà. Tuttavia chi sappia leggerlo con più attenzione vi scopre un ragionamento sotteso che permette la sintesi corretta, oppure uno o più versetti che chiariscono i dubbi.

Nel caso dell’atteggiamento del credente verso la guerra, la sintesi che se ne può dedurre è che i fedeli sono tenuti a combattere chi li aggredisce o impedisce loro di professare la fede in Allah, fermando le ostilità e comportandosi con umanità quando l’aggressore si sottomette.

Questo è l’argomento coranico da contrapporre alla ferocia dei jihadisti, non un preteso pacifismo, l’irenismo del vogliamoci bene e dell’abbraccio universale che non esiste nel Corano.

In definitiva, il problema non sono né il Corano né la Bibbia. Il problema è l’ignoranza di una massa che legge senza capire. Comunque la si chiami, Dio, Jahvè o Allah, la divinità non si è svelata. Nei sacri testi ci sono stati imposti o suggeriti certi comportamenti secondo una certa morale; ci sono stati dati alcuni precetti e i fondamenti dogmatici di una fede, ma Dio non si è manifestato. Per chi ci crede, ha parlato con linguaggio umano, imperfetto, ambiguo, diversamente interpretabile, come tutto ciò che è umano.

Dio è nascosto, secondo la formula icastica del grande Pascal.

Questa verità, inaccessibile agli sprovveduti, dovrebbe essere trasmessa dai cosiddetti intellettuali, che avrebbero il compito delicatissimo di educare a una lettura critica e intelligente dei testi e delle realtà sociali. Purtroppo si comportano nel modo opposto, mistificando, indirizzando su sentieri contorti e sbagliati, mettendosi al servizio dei poteri.

Da noi come nel mondo islamico.

 

Luciano Fuschini 

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