Sunnistan

10 Dicembre 2015

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Da Rassegna di Arianna del 7-12-2015 (N.d.d.)

 

In un articolo uscito sul New York Times il 24 novembre, John Bolton già ambasciatore Usa all’Onu nonché viceministro degli Esteri di George W. Bush, ha avanzato la proposta di creare un “Sunnistan” – ovvero un gigantesco stato sunnita fra la parte orientale della Siria e quella occidentale dell’Iraq – per sconfiggere l’ISIS. L’influente neocon prende atto di un fatto ovvero che «l’Iraq e la Siria come li abbiamo conosciuti se ne sono andati». Lo Stato Islamico infatti «si è ritagliato uno spazio dall’insediamento dell’ex Impero Ottomano, mobilitando l’opposizione sunnita al Presidente Bashar al-Assad e il governo iracheno dominato dall’Iran». Inoltre «dopo anni di sforzi, è emerso finalmente uno stato curdo de facto indipendente». Sconfiggere lo Stato Islamico per restaurare il potere di Assad in Siria e quello del legittimo governo di Baghdad in Iraq «non è possibile né auspicabile». «Piuttosto che cercare di ricostruire la mappa post Prima Guerra Mondiale – continua Bolton – Washington dovrebbe riconoscere la nuova realtà geopolitica.»

In questo senso per gli Stati Uniti la migliore alternativa allo Stato Islamico nel nord-est della Siria e nell’Iraq occidentale è «un nuovo stato sunnita indipendente». Questo “Sunnistan” – spiega l’ex ambasciatore americano all’Onu – «ha un potenziale economico come produttore di petrolio» e rappresenterebbe «un baluardo sia contro Assad che contro il governo di Baghdad alleato dell’Iran». A governare il nuovo Stato dovrebbero essere capi tribù e leader sunniti presentabili, e anche ex capi del partito Baath. Cioè gli uomini di Saddam Hussein. Certo – ammette con un certo cinismo il vice dell’ex Presidente George W. Bush – questa entità politica non sarebbe esattamente una Svizzera, «né una democrazia jeffersoniana. Ma in questa regione non ci sono alternative a regimi militari e governi autoritari. Sicurezza e stabilità sono ambizioni sufficienti». Più che per sconfiggere l’ISIS questo piano sembra pensato per coronare il sogno del Califfo, il cui progetto corrisponde esattamente alla creazione di uno Stato Islamico sunnita fra Siria e Iraq.

Questo dimostra come alcuni settori dell’establishment statunitense non abbiano alcuna intenzione di combattere al-Baghdadi e i suoi uomini, ma mirino a “istituzionalizzare” il Califfato magari chiamandolo con un nuovo nome ed eliminando gli esponenti più “impresentabili”. Gli ex baathisti iracheni – che secondo l’apprendista stregone Bolton dovrebbero governare questo “Sunnistan” – fanno già parte dell’ISIS, anzi sono proprio loro secondo alcuni analisti a muovere le fila del sedicente Stato Islamico. Dopo aver tentato inutilmente di rovesciare il governo siriano per cinque anni gli Stati Uniti hanno cambiato progetto: non più cacciare Assad ma utilizzare l’ISIS per ridisegnare l’intera mappa del Medioriente e ottenere lo stesso risultato ovvero spezzare quella “Mezzaluna sciita”, che da Teheran passa a Damasco per arrivare fino a Beirut, e che costituisce un serio ostacolo alle pretese egemoniche di Washington e del suo principale alleato nell’area ovvero lo stato d’Israele.

Una cosa poco nota infatti è che dal febbraio 2010 esiste tra Siria e Iran un’intesa che prevede, in caso di aggressione straniera, il reciproco aiuto, come nel caso dell’alleanza atlantica. L’accordo, di cui fa parte anche Hezbollah, è stato ideato per fare da barriera a un’eventuale azione militare israeliana, ma potrebbe essere esteso anche ad altri aggressori. Privando la Repubblica Islamica dell’Iran del supporto militare del governo di Assad e di quello delle milizie libanesi di Hezbollah non solo si toglie a quest’ultima lo status di potenza regionale, ma le si impedisce di contrattaccare il nemico in caso di un’offensiva bellica. L’intera area mediorientale inoltre si ritroverebbe in preda a una cronica instabilità politica e perenni rivalità settarie, che come nel caso dell’ex Jugoslavia, sarebbero funzionali a nuove strategie di dominio imperialista.

Gabriele Repaci 

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