Pił cretini che nazisti

21 Giugno 2016

 

Da Rassegna di Arianna del 19-6-2016 (N.d.d.)

Antonio Padellaro, su Il Fatto Quotidiano, scrive che sono tornati i nazisti. Ma i nazisti non sono tornati e non torneranno, checché ne dica il simil-giornalista di questo quotidiano sfatto. Semmai, se proprio vogliamo essere precisi, sono tornati certi nazisti (da operetta) su Il Fatto quotidiano e siamo pronti a dimostrarlo. Ma andiamo per ordine. Padellaro afferma che:

“I nazisti stanno tornando e lo dicono i fatti. L’odio che ha ucciso la deputata laburista Jo Cox ha un nome e cognome: Thomas Mair. Oltre che mentalmente instabile, l’uomo risulterebbe simpatizzante di gruppi di estremisti neonazisti, ostili all’Europa e sostenitori dell’apartheid. Mentre in Inghilterra si vivevano ore tragiche, in Francia orde di hooligans russi, croati, inglesi e tedeschi [in ordine non casuale di teppaglia e di pregiudizio di chi narra. Nota mia] mettevano a ferro e a fuoco città e stadi dell’Europeo di calcio, con il sostegno complice di cechi, slovacchi e ungheresi: divisi dal tifo, uniti dalla simbologia nazista e dagli slogan xenofobi. Un’offensiva nazi che riesce bene a mimetizzarsi tra le maglie della democrazia, come dimostra l’avanzata elettorale delle forze dell’ultradestra in Austria e Germania, senza contare che in Ungheria e Polonia [ed in Ucraina, che non fa ancora parte dell’Ue ma ci prova col consenso di Bruxelles ed il sostegno americano, dove i nazisti sono stati integrati nelle forze armate e sono entrati nella Rada. Nota mia], ma sinceri ammiratori (sia pure in doppiopetto) della svastica occupano poltrone di governo. E che dire degli Stati Uniti dove Donald Trump, nella sua corsa alla Casa Bianca non esita a raccattare i voti del Ku Klux Klan e di quei nazisti per tanto tempo relegati nell’indimenticabile macchietta dei Blues Brothers (“Io li odio i nazisti dell’Illinois”) e che adesso possono tranquillamente uscire alla scoperto con i deliri sulla supremazia della razza bianca? I nazisti stanno tornando ma l’Europa fa finta di non accorgersene, come se per negare una brutta malattia della pelle fosse sufficiente nasconderla alla vista”.

A leggere tale descrizione – al netto degli irrilevanti gruppuscoli di nostalgici del III Reich, tipo KKK e Hooligans, che usano la politica come copertura per azioni criminali e attività a delinquere, nonché di qualche matto isolato e manipolato – sono nazisti tutti quelli che non piacciono a Padellaro. Sono potenziali hitleriani quelli che hanno idee diverse sull’Europa, sulla Nato, sulle emergenze sociali (vedi l’immigrazione), su scelte culturali contrarie al politicamente corretto predominante. Fare insinuazioni sulle simpatie neonaziste di Trump, di Orban, di Zeman ecc. ecc. e coprire quelle apertamente richiamate dal governo di Kiev (dove il collaborazionista delle SS Bandera è ritornato ad essere un eroe nazionale), solo perché quest’ultima è diventata baluardo della russofobia in Europa e nuovo avamposto di Washington nella guerra a Putin, sa di parzialità e di presa per i fondelli. Tanto più che Il Fatto è riuscito a raccontare la rivolta di Majdan, ed il successivo conflitto civile nel Donbass separatista, ignorando il contributo fondamentale offerto alla causa dai battaglioni ammiratori del Führer (come l’Azov) e quello delle bande paramilitari neonaziste (Pravy Sektor). Quando questi assassini bruciarono vive oltre 50 persone disarmate, nella Casa del Sindacato ad Odessa, il giornale di Padellaro arrivò a negare l’eccidio, poi ad attribuirlo a presunti russi giunti dalla Transnistria, e, infine, allorché filmati e testimonianze non lasciarono più spazio a dubbi sui responsabili (i neonazisti di cui sopra), ad ignorare l’accaduto in spregio alla verità, alla giustizia ed al rispetto dei diritti umani. L’inviata in Ucraina de Il Fatto, quella che avrebbe dovuto portare a conoscenza dei lettori gli orrori dei pogrom in atto, oltre a scrivere un mare di menzogne su quello che stava realmente accadendo da quelle parti, si fece immortalare sorridente con i miliziani di Settore Destro sulle barricate, tanto per gradire e rendersi sgradevole. Ma per Padellaro i nazisti sono sempre gli altri, quelli che non la pensano come lui. Così come i despoti, stando invece a quello che scrive Furio Colombo nel suo articolo odierno, a proposito dell’incontro tra Putin e Renzi al forum economico di San Pietroburgo: “Renzi, capo del Governo italiano, incontra Putin, presidente-despota della Russia. Immediatamente dopo la visione di immagini e la descrizione scritta della coreografia in cui si è svolto l’evento, ci accorgiamo di non sapere nulla di ciò che è accaduto. Chi è Renzi per Putin? Chi è Putin per l’Italia? Ci sono accordi o disaccordi? Le narrazioni colorite e indirette suggeriscono accordi. La domanda che resta inevasa e non si fa (non i media, non il Parlamento) è: perché? Quali vedute ci uniscono, quali obiettivi ci accomunano visto che, nella guerra in Siria, per esempio, noi italiani siamo con Obama e Kerry che vorrebbero liberarsi di Assad e del suo regime criminale, ma la Russia dice no”.

Della serie: chi non è con gli Usa (e con la Nato) è necessariamente un pazzo tiranno che vuole incasinare il mondo. A Colombo non interessa che Putin abbia contribuito a respingere i jihadisti in Siria e a placare una mattanza resa possibile solo dal sostegno di Washington ai tagliagole (cosiddetti moderati) anti-Assad. Obama ha favorito il caos in medio-oriente ed in Nord Africa aprendo vari fronti d’instabilità che hanno portato alla morte di milioni di civili in Siria, Egitto, Libia ecc. ecc. Nonostante ciò, il dittatore aggressivo è Putin mentre Obama resta il Presidente buono e idealista, con giuste motivazioni, anche prescindendo dal risultato concreto delle sue azioni. Se Colombo non ha dato del nazista anche a Putin è unicamente perché lo fanno già i suoi per lui, come l’inviata anzidetta che lo ha apostrofato Putler in un suo mirabile pezzo di cretineria.

Ma torniamo alla questione principale. Tornerà davvero il nazismo in questo III millennio? Direi proprio di no. La storia non si ripresenta mai alla stessa maniera, per quanto si diverta ad indossare abiti usati per confondere gli sciocchi. Chi teme il pericolo bruno sbaglia. Il nazismo, nei nostri tempi, può assumere solo forme tragicamente scenografiche e strumentali: come spauracchio per certi fessi che credono ancora ai fantasmi o come fornitore di manovalanza per i lavori sporchi di chi ci governa. Occorrerebbe qualcosa di molto più cattivo e risoluto per fermare i prepotenti che comandano in questa fase. Né Hitler, né Stalin, né Mao sarebbero stati capaci dei delitti e degli stermini di cui si sono resi protagonisti gli americani e il loro codazzo di paesi servi. Come ha recentemente detto Gianfranco La Grassa: “L’odierno informe ammasso di politicanti, di giornalisti, di intellettuali, è ancora più schifoso in quanto falso e ipocrita. Parlano di diritti umani, di libertà di pensiero; e conculcano ogni e qualsiasi libertà. Per di più sono criminali che fingono d’essere molto civili e umani; intanto si servono di poveracci, con il cervello fumante di ideologia religiosa, per scatenarli e uccidere, in modo da occultare i loro ben peggiori misfatti. Altro che nazisti, fascisti, comunisti, ecc. Sono i liberali odierni i veri mostri, belve feroci mascherate da pecorelle”. Ed è proprio così. Non ci possono essere nazisti in assenza di nazismo o comunisti in assenza di comunismo. A riportare in vita simili spettri sono falsi antifascisti che rimestano nel torbido per fabbricare gli esecutori dei loro (attuali e prossimi) infami crimini, sia su piccola scala che su grande scala.

Gianni Petrosillo

 

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