Analisi lucida e spietata

10 Ottobre 2016

 

Da Il Ribelle del 4-10-2016 (N.d.d.)

 

È appena uscito l’ultimo libro di Massimo Fini. Il titolo rende esattamente l’idea di quello che è il suo contenuto: “La modernità di un antimoderno. Tutto il pensiero di un ribelle”. Pubblicato da Marsilio, che è l’editore ufficiale e storico di tutti i lavori di Massimo, esso rappresenta molto di più che una raccolta di sei testi usciti dal 1985 a oggi. Che un grande editore abbia deciso di pubblicare l’opera omnia di Fini è già cosa di valore assoluto, perché questo è un trattamento che si riserva di norma a quegli autori di altissimo livello e la cui produzione intellettuale può essere definita immortale. Alveo cui Massimo evidentemente appartiene. Ma il significato dell’operazione odierna è molto più vasto. Va indietro nel tempo, si situa saldamente nel presente e si proietta ancora una volta nel futuro come, appunto, solo le opere visionarie di un tempo, attualissime e ancora profetiche oggi, sanno essere. 

 

La raccolta dell’opera di Massimo Fini rappresenta ancora adesso la più lucida analisi, spietata e profonda, di tutto quello che già allora era chiaro nella mente dell’autore relativamente al modello di sviluppo atroce nel quale ci saremmo cacciati e che solo decenni dopo si è rivelato in tutta la sua veridicità. Non solo: rileggere oggi ciò che scrisse allora è ancora quanto di meglio si possa fare per supporre con buona approssimazione, se non con imperfetta certezza, ciò verso cui andiamo incontro nei prossimi anni. Lo diciamo non solo perché i lettori di questo giornale ben conoscono il Finipensiero e lo conoscono anche attraverso alcuni editoriali che sono stati pubblicati solo qui, ma perché avendo seguito la storia recente senza veli davanti agli occhi e il dipanarsi delle dinamiche dell’ultimo decennio avranno ritrovato, passo passo, moltissimo di quanto Massimo aveva già scritto in quei suoi libri. Quelle eleganti provocazioni, così le definirono e si ostinano ancora a definire, erano in realtà molto di più. Perché se ne “La Ragione aveva Torto?”, del 1985, già sarebbe dovuto essere chiaro che avevamo preso una strada del tutto sbagliata credendo ciecamente nel progresso, attraverso “Elogio della Guerra” (1989) e “Il denaro «Sterco del demonio» (1998) Massimo Fini aveva indirettamente sollevato con larghissimo anticipo tra gli altri anche il problema demografico e la perdita di ogni virilità umana cui saremmo giunti. Si era già spinto implicitamente a prefigurare la perdita del controllo della moneta attuale e ciò cui avrebbe portato. E attraverso “Il vizio oscuro dell’Occidente” (2002) e “Sudditi. Manifesto contro la Democrazia” (2004), la natura smidollata, inconscia e isterica della nostra modernità guidata da una deriva autoritaria che con la volontà del popolo non ha nulla a che vedere. Il quadro era già del tutto chiaro. E torna chiaro in mente, laddove lo si fosse un po’ dimenticato, proprio tornando oggi a leggere quei testi. Ora, tutti, contenuti in questo nuovo titolo prestigioso di oltre mille pagine.

 

Occorre naturalmente andare oltre, perché prima dello schianto finale, o comunque tra oggi e quel momento ineluttabile, ci sono le nostre vite, le nostre storie, le nostre esistenze. Ed è un lavoro che alcuni coraggiosi, a tentativi, stanno cercando di portare avanti. Prendendo la rincorsa proprio da quei testi o, come è più opportuno dire, salendo sulle spalle del gigante Fini. A meno che, e la cosa è niente affatto impossibile, non sia ancora Massimo Fini stesso e stupirci con un nuovo lavoro che vada nuovamente oltre egli stesso. Chissà.

 

Valerio Lo Monaco

 

Commenti
NuovoCerca
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!