I Medici in TV

13 Novembre 2016

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"I Medici" è una serie televisiva in otto episodi, trasmessa da Rai 1, frutto di una coproduzione italo-inglese (la stessa Rai, Lux Vide e altri) e con attori di alta caratura mondiale quali Dustin Hoffman che dovrebbe -e rimarchiamo il condizionale- dovrebbe rappresentare la scalata e l'ascesa al potere della nota famiglia di banchieri fiorentini nel XV secolo. Spacciata e pubblicizzata come un "kolossal in costume della nuova serialità televisiva 2.0", strombazzata per gli alti ascolti della prima puntata, esaltata come simbolo di uno svecchiamento e di una "sprovincializzazione" della Rai, una "fiction in salsa un poco americana" (e quindi moderna) come ha puntualizzato certa stampa conformista, è in realtà il simbolo del lento ma costante decadimento di quella che fu, ai bei tempi, una televisione forse provinciale, forse generalista, ma di sicuro d'altissimo livello specialmente culturale: la televisione che, cent' anni dopo la frase di D' Azeglio, contribuì e non poco a "fare gli italiani". Vendere una serie televisiva inficiata di falsi storici, di licenze degli sceneggiatori che con l' epopea dei Medici poco e nulla hanno a che vedere -a partire dai costumi non Rinascimentali ma cupamente medievali e da una trama più adatta ad una soap opera o ad un romanzo "fantasy" come Trono di Spade che ad una gloriosa pagina di Storia patria - non solo è un delitto di lesa maestà verso le nostre radici storiche e culturali, invidiate da tutto il mondo, non solo è un affronto alla verità storica per ridurla ad una mistificazione da romanzo scadente, ma è pure un sintomo che la tanto squadernata modernizzazione della Rai, che nella sua ansia di agganciarsi al carro delle televisioni più evolute  ha preso solo gli aspetti più deleteri, ha ormai distrutto e seppellito quel poco di buono che ancora restava.

 

Dispiace che tale opera di demolizione totale dei rimasugli della tv italica sia iniziata proprio con un genere che un tempo si sarebbe potuto definire "nazionalpopolare". Pensiamo solo alla versione superlativa che la Rai fece, nel lontano 1967, dei "Promessi Sposi" del Manzoni oppure del "Mulino del Po " di Riccardo Bacchelli: gli attori, gli ambienti, i costumi, le scenografie, i dialoghi stessi, dialoghi letteralmente presi dai romanzi in questione, facevano sic et simpliciter la trasposizione in immagini dei grandi classici della letteratura italiana sul piccolo schermo. Era una Tv generalista? Nazionalpopolare? Provinciale? No, era semplicemente una televisione dotata di alti contenuti tra cui quello didattico: era una televisione di pura e autentica cultura, della quale valeva la pena pagare il canone. Poi ci siamo sprovincializzati, modernizzati, divenuti più papisti del papa o realisti del re. Passi e si perdoni (forse) l'involgarimento dei programmi, l'importazione del peggio dall' estero, i telegiornali ridotti a una parodia di quelli sovietici o bulgari d' antan, la faziosità, l'aumento pubblicitario nonostante il canone...tutto questo poteva essere perdonato, se fosse rimasta la qualità dei grandi contenuti concernenti la nostra Storia e cultura. Ma ora anche quelli stanno andando a colabrodo ed "I Medici" ne è un esempio palese.

 

La assurdità e sudditanza di affidare a sceneggiatori non italiani costumi, scene e dialoghi ambientati nella Firenze quattrocentesca è mille volte più provinciale di qualsiasi provincialismo. La passività nell' accettare episodi totalmente inventati e inserirli in un quadro storico lascia letteralmente senza parole, è una sciatteria e non curanza o menefreghismo verso una Storia della quale noi dovremmo andare superbi, a testa alta. Infine, gli effetti collaterali verso il pubblico più giovane, sono devastanti. Non per altro, Bernabei -uno che se ne intendeva- disse a suo tempo che "la televisione ha le stesse potenzialità della bomba atomica". Considerando il livello medio di cultura del popolo italiano (e la sua scarsa conoscenza storica) in molti penseranno che Umanesimo e Rinascimento furono epoche buie, popolate da gente vestita di nero, un turbinio continuo di avvelenamenti, peste e corna, intrighi e omicidi ad ogni piè sospinto. Una bella "damnatio memoriae" del Passato cupo, oscurantista e violento, a maggior gloria dell' "eterno presente" vissuto ai giorni d' oggi: solo per questo, lo sceneggiato grossolano, mal fatto, scadente in tutto (anche nel doppiaggio non sincronizzato!) e che dimostra come nella vulgata odierna la quantità sia preferibile alla qualità, si merita in toto l' appellativo di "serialità televisiva 2.0". Giocate a scacchi, godetevi le brume d' autunno, leggete un libro, state al tavolo con amici la sera o fate all' amore, ma tenete spenta quella inutile scatola tossica chiamata "televisione".

 

Simone Torresani

 

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