Attenzione a Duterte

2 Dicembre 2016

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Da Appelloalpopolo del 15-11-2016 (N.d.d.)

 

Il 30 giugno 2016 si è insediato come presidente delle Filippine Rodrigo Duterte, dopo una lunga carriera (iniziata nel 1988) come sindaco della città di Davao, nel sud delle Filippine. La sua vittoria è stata quella di un outsider definito da alcuni osservatori come “populista”. La sua campagna si è basata prevalentemente sulla promessa di applicare su scala nazionale la politica di tolleranza zero del crimine e della droga, politica che ha applicato (a sentire i cittadini della sua città) con successo a Davao negli ultimi anni, arrivando a sostenere pubblicamente l’azione delle “squadre della morte di Davao”, vigilanti armati che hanno ucciso migliaia di spacciatori e piccoli criminali in modo del tutto extra-giudiziario. Secondo alcune testimonianze dietro l’azione di queste squadre di vigilantes ci sarebbe stato proprio lui, il sindaco eletto della città. L’appoggio popolare al sindaco-vigilante Duterte può essere spiegato come conseguenza della crisi del sistema giudiziario filippino, incapace di perseguire con efficacia la diffusa criminalità in modo legale.

 

Eletto presidente, Duterte ha fatto scalpore con i suoi attacchi diplomatici agli Stati Uniti e con l’apertura alla Cina, nell’ottica di un nuovo ri-bilanciamento geopolitico delle Filippine, mirante ad una rinnovata autonomia nelle questioni di politica internazionale. Sul piano della politica interna Duterte si presenta come outsider rispetto alle forze tradizionalmente legate al potere filippino, anche se proviene da una famiglia che ha radici importanti nelle famiglie politicamente più in vista della sua zona di provenienza. Ha buoni rapporti con l’importante comunità islamica filippina, che l’ha sostenuto politicamente. Deve però affrontare la minaccia del terrorismo estremista di matrice islamica del gruppo Abu Sayyaf, simpatizzante dell’ISIS, nel Sud delle Filippine. Famoso per il suo linguaggio volgare (tra le tante ha definito Obama un “figlio di puttana” durante una conferenza stampa) e per il suo atteggiamento da “duro”, la sua ascesa può considerarsi come il riflesso del malcontento di una popolazione che non ha beneficiato della recente crescita economica filippina ed è esasperata dalla corruzione pubblica e dalla criminalità di strada.

 

Paolo Di Remigio

 

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