Salvare il salvabile

17 Dicembre 2016

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Qualche giorno fa il nostro giornale ha pubblicato un "appello impertinente" di Roberto Locatelli rivolto a papa Francesco in cui, provocatoriamente, invitava il Pontefice a scuotere le coscienze dei cristiani ormai secolarizzati e ad abolire, come estrema provocazione, le feste natalizie, divenute sempre più un rito consumista di massa e del tutto svuotate della trascendenza e della Sacralità. Non vi sono dubbi che sia davvero un appello molto impertinente, una provocazione audace quanto intelligente (le vere provocazioni devono essere intelligenti) così come non dubitiamo che Locatelli, autodefinitosi un cristiano fedele alla tradizione e al messaggio evangelico, non abbia scritto tali parole senza provare rabbia ed amarezza.

 

Ebbene, rabbia ed amarezza non sono prerogativa dei (pochi ma buoni) cristiani ancora fedeli alla tradizione e al Vangelo in questa fase declinante della postmodernità, ma appartengono pure a chi -agnostico, religiosamente confuso, religiosamente tiepido, miscredente, deista, giratela come volete-seppur non credente è pienamente consapevole di vivere in un mondo, in una civiltà forgiata negli ultimi venti secoli dal Cristianesimo. In assenza di Cristianesimo l'Europa, così come la abbiamo conosciuta ed amata, non sarebbe mai esistita e sappiamo bene che noi, per Europa, non intendiamo la formula amorfa e mostruosa che alberga in quel di Bruxelles. Elencare i meriti in ogni ramo dell'umano scibile del Cristianesimo dall' arte, al pensiero, alla scienza, alla musica, alla filosofia, sarebbe impresa troppo lunga per un articolo, accontentiamoci di riassumere dicendo che il Cristianesimo è una delle tre colonne della civiltà attuale e una, forse, delle più pericolanti e corrose. Anche noi dunque proviamo la stessa rabbia e sgomento d' un Locatelli a vedere lo sfacelo attuale, che nel mese natalizio dà sempre il peggio del peggio, in una miserabile giostra di luna park impazzita, in una centrifuga a base di consumismo folle, cene pantagrueliche, abbuffate di regali inutili e ipocriti e melensi buoni sentimenti a detrimento della spiritualità, del Sacro, del Trascendente insito nell' intimo di ogni uomo e oggi soffocato. Non crediamo però che l'abolizione tout court delle festività, posto che fosse possibile dall' oggi al domani, sarebbe una provocazione così forte da smuovere alcunché: come si fa ad abolire qualcosa che nell' animo già da tempo è abolito in sé? Sarebbe come la cancellazione di una cancellazione, il mondo troppo frenetico non se ne accorgerebbe neppure: qualcuno, anzi, troverebbe modo di guadagnarci ribattezzandola la " mensilità del commercio", non vi sono d' altronde i venerdì neri e i cyber-lunedì?

 

E allora, che fare? Appurato che papa Bergoglio è un semplice curatore fallimentare del Vaticano s.p.a. per conto dei poteri forti, quindi impossibile invocare da lui un gesto, una parola, un segnale, la vera forza di reazione deve partire da quei pochi cristiani e da quei pochi "non cristiani ma consapevoli del valore del Cristianesimo": è nostro dovere festeggiarlo, il Natale, e come! Considerato che oggi l'unica ribellione disponibile è quella individuale in assenza di alternative (per ora), la massima deve essere ripresa da un passo biblico: "Se tu andrai a destra, io andrò a sinistra; se tu andrai a sinistra, io andrò a destra". Perseverare a fare il presepe, a partecipare alla messa di mezzanotte, ad ostentare -ripetiamo: ad ostentare-il nostro essere contro corrente senza aver paura d' essere contro corrente: a quanto ci risulta, ancora non hanno abolito la libertà di pensiero in Occidente (l’hanno solo castrata, col politicamente corretto). A studiare la nostra Storia, le nostre tradizioni, a visitare le nostre chiese così numerose, onuste d' arte e di ricordi collettivi della comunità; e visitarle non basta: si deve conoscere e farle conoscere a più gente possibile. Certo, i risultati saranno modesti, mortificanti, a volte avvilenti. Ma state sicuri che fra tanti dinieghi, tanti rifiuti, vi saranno sempre menti adatte alla ricezione delle idee. Come uno della miriade di spermatozoi serve a fecondare l'ovulo, così senz' altro qualcuno raccoglierà il testimone e lo tramanderà ad altri. Il senso della vita non sta forse nel "gioco delle generazioni", in un sempiterno passaggio di consegne, in un perpetuo cambio della guardia? In uno spirito quasi mazziniano, noi "ribelli" -ribelli cristiani compresi-non agiamo per il presente bensì per la posterità.

 

Sursum corda! E salviamo il salvabile, mettiamolo in naftalina per recuperarlo quando i tempi saranno maturi.

 

Simone Torresani

 

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