La stoccata di De Benedetti

23 novembre 2007

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Aria di scandalo, e lo scandalo non c’è. La Repubblica, organo della tessera n°1 del Partito Democratico, ovvero il finanziere Carlo De Benedetti, “scopre” che in tutti questi anni direttori di testate giornalistiche e dirigenti di Rai e Mediaset si telefonavano per concordare peso e toni delle notizie a tutto vantaggio dell’ex premier Silvio Berlusconi (che, tanto per dire, aveva messo come responsabile marketing strategico Deborah Bergamini, già sua assistente personale). Un sistema Moggi del piccolo schermo.
Caro Ezio Mauro successore del fondatore Scalfari, complimenti: hai scoperto l’acqua calda. E c’è ben poco da indignarsi: da quand’è che i magnati del profitto se ne fregano allegramente dei conflitti d’interessi pur di perseguire i propri, piazzando a destra e a manca persone di propria fiducia? Da sempre, ci risulta.
E complimentoni anche per il garantismo double-face: quando le intercettazioni riguardavano il trio diesse D’Alema-Fassino-La Torre, il quotidiano del Pd reclamava limiti e appoggiava il Ministro della Censura Clemente Mastella, che con una legge (ancora non approvata, per fortuna) vorrebbe vietarne la pubblicazione sui giornali. Oggi invece sono uno scoop, un’inchiesta, uno smascheramento salutare per la democrazia. Se fosse già passata, la legge-bavaglio, i repubblichini di Repubblica non avrebbero potuto scrivere una riga.
Ma dietro lo “scoop” c’è dell’altro. Pare che il padrone De Benedetti voglia conquistarsi un ruolo nel frenetico risiko bancario italiano. Il tripolarismo finanziario (Unicredit-Capitalia, Intesa San Paolo-Imi, Monte Paschi-Antonveneta) lo vede fuori dalla porta. Così Carlo cerca di avvicinarsi al cardinale degli sportelli, il prodiano di ferro Giovanni Bazoli (Intesa). E lo fa lanciando una dolorosa stoccata ai disegni di inciucio di Veltroni, i cui interessi, attualmente, sono oggettivamente convergenti con quelli di Berlusconi e in rotta di collisione con quelli di Prodi (tanto è vero che il Berlusca gli ha proposto un accordo per la legge elettorale e magari per un governo insieme da fare subito, scalzando Romano da Palazzo Chigi). De Benedetti appoggia quest’ultimo contro Veltroni per proprio tornaconto: tutto qui. Così come, appena due anni fa, pareva andare d’amore e d’accordo con Silvio, fino a voler metter su un fondo finanziario in accoppiata.
Le strade della finanza sono infinite. Ma passano sempre per la stampa controllata.

Alessio Mannino

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