Un fallimento annunciato

29 Dicembre 2016

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Da Lettera43 del 23-12-2016 (N.d.d.)

 

Cala il sipario. La più antica banca del mondo ha alzato bandiera bianca: non ci sono privati disposti a pompare nelle sue casse altro denaro, nonostante i suoi vertici abbiano fatto il giro del mondo nel frenetico disperato tentativo di trovarne qualcuno. Non resta che lo Stato dunque, ovvero i soldi dei contribuenti, ultima costosa spiaggia per evitare il tracollo.

 

STATO CARNEFICE. Ma lo Stato salvatore è anche lo Stato carnefice, quello che ha lasciato per troppo tempo marcire la questione salvo poi, atteggiamento di una gravità senza precedenti, legarla sfacciatamente agli esiti della vicenda politica. Un ricatto bello e buono, non mitigato dal fatto di essere figlio del clima di esasperazione che ha caratterizzato tutta la campagna referendaria. Ma dire, e ancor più gravemente farlo scrivere nei verbali dei cda di Mps, che il futuro della banca era condizionato dalla vittoria del "Sì", è stata una mossa di un cinismo e di una spregiudicatezza mai visti prima.

 

SI POTEVA INTERVENIRE PRIMA. Poi qualcuno potrebbe dire che il suo destino era segnato, che la sua morte era già implicita quando, 10 anni fa, Rocca Salimbeni si lanciò svenandosi alla conquista di Antonveneta. E se è vero che da allora iniziò la sua lenta agonia che l’ha ridotta a un malato terminale, si poteva intervenire prima con ben altro acume e decisione. Ma il governo di Renzi non solo ha colpevolmente sottovalutato la problematica bancaria – concedendosi addirittura l’improvvido trionfalismo di definire il nostro sistema il più solido al mondo – ma si è legato mani e piedi al piano di una banca d’affari americana, Jp Morgan coadiuvata da Mediobanca, rivelatosi sin dall’inizio di dubbia esecuzione. Per far questo non ha esitato a entrare a gamba tesa facendo strame di manager e interferendo nella gestione. Insomma, lo Stato si è comportato da padrone ancora prima di diventarlo, schermandosi dietro quel 4% del capitale che ne faceva il primo azionista.

 

UNA RICAPITALIZZAZIONE DA FARE SUBITO. Ma la ricapitalizzazione pubblica avrebbe dovuto essere fatta subito e senza indugio, cosa che forse avrebbe smosso anche qualche investitore istituzionale o fondo sovrano a intervenire, come quello del Qatar a lungo tirato in ballo. Invece si è accreditata la grottesca versione che persino l’emiro fosse in ambasce per gli esiti della vicenda politica italiana, tanto da legarne agli esiti il suo possibile intervento. Con risultato, vero capolavoro di lungimiranza, che così facendo il governo prima ha perso il Referendum, e poi la banca per il cui salvataggio – non solo di Mps ma di tutto il sistema - ora paga un caro prezzo.

 

Paolo Madron

 

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