La perdita del "femminino sacro"

31 Agosto 2017

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Da Rassegna di Arianna del 27-8-2017 (N.d.d.)

 

Dissacrazione: questa è una delle parole chiave che meglio di altre decodifica la temperie di fine ciclo cosmico (Kali Yuga o ultimo scorcio dell'Età del Ferro), uno dei segni dei Tempi che rivelano la lenta ma ineluttabile caduta dell'umanità verso gli stati più bassi dell'Essere, se non del vero e proprio Non-Essere. Che cos'è il sacro? Il sacro è tutto ciò che è separato dal profano, ossia dalla caducità della materia e dal fluire inarrestabile di Chronos, il tempo che macina senza trattenere nulla. Sacra è la bellezza intesa come nobiltà d'animo e purezza interiore. Sacre sono anche le virtù femminili e quelle maschili depurate dagli istinti bassi, quali l'egoismo, la brama di potere, il desiderio di possesso etc. La dissacrazione pertanto è un processo di dissoluzione metafisica che ha lo scopo di eliminare la componente sacra dalla nostra realtà mondana, cioè di mondanizzare il sacro rivestendolo di una componente turpe, volgare, gretta, il che significa snaturarne l'essenza.

 

Uno degli aspetti del sacro che attualmente è maggiormente sotto attacco è il cosiddetto "femminino sacro", da non confondere con il femminile tout court (che ingloba anche i difetti e le debolezze tipiche della donna) o peggio, con il femminismo destabilizzante dei tempi moderni. Il femminino sacro è un principio cosmico, un'energia spirituale complementare al principio maschile e, come tale, presente in tutti gli aspetti del reale, anche se spesso non riconosciuto, non valorizzato e quindi non integrato dalla psiche umana. Negli ultimi 30 anni il femminino sacro, senza la cui integrazione col principio maschile non è possibile realizzare alcuna Grande opera o androginia spirituale, è sparito dall'orizzonte spirituale dell'umanità, soppiantato da una degradazione del femminile sotto forma di eccesso voyeurista, blasfemia distruttiva, rivendicazione di nuovi diritti che distruggono a loro volta il sacro, inteso come limite invalicabile, anche delle leggi di natura (vedasi il caso dell'utero in affitto e della fecondazione in provetta). È di qualche giorno la notizia che a Barcellona la giunta comunale guidata da un movimento "populista" paragonabile ai nostri 5 stelle, ha nominato assessore alla comunicazione una ex attricetta porno un po' attempata, favorevole all'immigrazione incontrollata, che negli ultimi anni tirava a campare improvvisando performance di strada artisticamente discutibili (per non dire disgustose). Che un movimento come Podemos, che si presenta all'opinione pubblica spagnola come un'alternativa al sistema, affidi un incarico così delicato a una signora sfiorita negli anni il cui passatempo preferito è farsi fotografare - con un certo orgoglio, ha ammesso candidamente la "signora" - mentre urina nelle strade della sua città, è spia del profondo degrado morale in cui oggi è caduta la donna occidentale. Un altro caso di degrado rosa che ha attirato la mia attenzione è il video, diventato negli ultimi giorni inevitabilmente virale, di una giovane donna italiana che gira per Roma nuda, circondata da ragazzotti di colore ben piazzati che schiamazzano infoiati per la visione della Eva rediviva. La ragazza, ripresa da uno dei cellulari dei guardoni, ha spiegato che la sua esposizione come mamma l'ha fatta non è esibizionismo fine a se stesso ma un esperimento sociale per dimostrare ai bianchi razzisti che i neri sono "tutti buoni", cioè che non l'avrebbero sfiorata con un dito. Ora, una persona dotata di un po' di sale in zucca non si sarebbe mai esposta a un pericolo di quel tipo, motivandolo con lo scopo scientifico di rinverdire il mito roussoniano del buon selvaggio. Pare che quello di passeggiare nude per le vie del centro cittadino sia il nuovo divertissement delle annoiate donne pro migranti. Una vera e propria patologia da indagare con adeguati strumenti psichiatrici. E c'è anche il sospetto che dette suffragette dei diritti dei profughi (che tali non sono, per la maggior parte, ma clandestini) siano lautamente pagate dai soliti noti. Due esempi di degrado al femminile, due situazioni estreme che sono una spia del nichilismo di cui, purtroppo - sono costretta ad ammetterlo per onestà intellettuale - in special modo le donne si stanno facendo portatrici. Del resto le Femen ucraine e le Pussy Riots russe - le nipotine ben remunerate del degenerato nonnino Soros (il solito noto...), che da anni gestisce la rete tentacolare della dissoluzione di genere - hanno fatto scuola in questi anni. Così come hanno fatto scuola donne del mondo della politica che hanno sdoganato in Italia il formalismo grammaticale di genere femminile a fronte di una drammatica decadenza della sostanza, cioè dell'umiliazione della donna come essere spirituale capace, se solo uscisse dalla gabbia conformistica di Matrix, di dare un decisivo contributo al rinnovamento spirituale dell'umanità. E invece la donna in Occidente si rende complice, con l'uomo, della spinta sempre più in basso di un'umanità degenerata, ormai dotata solo di anima istintiva, caratterizzante l'animale. L'uomo e la donna hanno perso il contatto con lo Spirito e sprofondano sempre più nella palude del nichilismo autodistruttivo. Chi sostiene che la donna rispetto all'uomo ha mantenuto un contatto con lo Spirito si deve ricredere: non solo non ha mantenuto il contatto ma sta contribuendo a recidere il legame tra l'umanità e lo Spirito. Qualcuno dirà: il kali yuga colpisce indistintamente la struttura spirituale sia dell'uomo che della donna. Così stanno le cose. La fuoriuscita dall'Eden - simbolicamente uno stato primigenio dell'essere paragonabile a quello divino - ha comportato una rovinosa caduta nella dimensione della materia, del grossolano edonismo. Dunque, per riconquistare l'Eden l'uomo e la donna, ognuno da sé, dovranno ristabilire un equilibrio interno, un'armonia perduta che passa solo attraverso il riconoscimento della parte opposta. Ciò significa che la donna deve riconoscere dentro di sé la sua parte maschile, senza però soffocare la sua femminilità e virtù positive connesse; l'uomo dovrà anche lui far emergere dentro di sé la sua parte femminile (che esiste, eccome!) senza rinunciare alla sua mascolinità e virtù positive connesse. Un lavoro alchemico di enorme portata, che per ora solo pochi, tra tentativi e fallimenti, ascese e ricadute, sono disposti a compiere.

 

Federica Francesconi

 

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