Quote rosa

3 Novembre 2017

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Le quote rosa creano difficoltà enormi ai partiti piccoli, difficoltà immensamente superiori a quelle poste da una clausola di sbarramento. Sono ingiuste a danno dei partiti piccoli perché impongono a un partito di 2000 iscritti con 200 donne di non potersi candidare alla Camera e al Senato, essendo necessarie circa 500 donne. Sono ingiuste nei confronti degli uomini che militano con serietà intelligenza e disciplina in partiti piccoli, perché un partito di 5000 iscritti con 500 donne dovrà candidare, tra camera e senato, tutte le donne anche quelle soltanto formalmente iscritte e che non militano (spesso la fidanzata o la moglie di un militante) e imporrà di non candidare uomini che abbiano militato con intelligenza capacità e disciplina. Sono ingiuste nei confronti del Parlamento e quindi dello Stato, perché, ipotizzate identiche capacità serietà e intelligenza medie degli uomini e delle donne di un partito, in un partito con 5000 iscritti dei quali soltanto 500 sono donne, imponendo di candidare il 100% delle donne e soltanto 1/9 degli uomini, e quindi promuovendo mediamente l'elezione della metà dei parlamentari donne, generano il sacrificio di capacità intelligenza e serietà, sacrificio che non ci sarebbe se, nel caso indicato, fossero candidate soltanto 100 donne. Sono ipocrite, perché oggi le donne trovano il tempo per andare in palestra o alla scuola di ballo, fare compere, praticare podismo e andare a ballare il venerdì o il sabato sera, esattamente come lo trovano gli uomini: né più né meno. Un serio femminismo si rivolgerebbe alle donne, anziché prevedere le quote rosa, e direbbe: sottraete tempo alle compere, alla corsa, al ballo e alla palestra e militate! Invece, anziché muovere contro le donne, il femminismo delle quote rosa giustifica le donne che non militano, non le attacca, non le offende per educarle, bensì dà la certezza o quasi della candidatura alle poche donne che militano (io non le attaccherei, perché ognuno è libero di fare ciò che vuole; ma chi avesse veramente a cuore la partecipazione delle donne alla politica dovrebbe volere che le donne militino, anziché fare altro, e dunque spingerle al sacrificio di ciò che esse amano per fare ciò che esse devono). Sovente sono candidate donne che hanno "militato" nel senso che sono state candidate come quote rosa nei consigli comunali, pur non avendo previamente militato; poi sono divenute assessori, magari dopo non essere state elette, nel rispetto delle quote rosa; poi sono state candidate alle regionali o alle politiche nazionali per necessità di rispettare le quote rosa. Pensate che tipo di selezione promuove di fatto la normativa sulle quote rosa! Se esiste un criterio per distinguere persone di intelligenza almeno media, da un lato, e stupidi o stupiditi dalla propaganda, dall'altro, tenendo però conto che una percentuale minima delle donne, magari molto intelligenti, sostiene le quote rosa per opportunismo e individualismo, questo è il giudizio sulle quote rosa. Chi è a favore delle quote rosa, se non è una donna che ha assunto questa posizione per opportunismo, ossia perché direttamente interessata (ma potrebbe trattarsi del marito o del fidanzato o del padre di una donna direttamente interessata), è una persona o stupida o stupidita dalla propaganda pseudodemocratica-pseudoegualitaria-pseudofemminista- opportunista e distruttrice degli Stati e dei partiti seri, nonché mortificatrice della nobile militanza.

 

Stefano D’Andrea

 

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