Identitari ma sionisti

11 Aprile 2018

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Secondo la dottrina tradizionale della Chiesa la condizione errante del popolo ebraico rappresenta la pena divina che grava su di esso a causa del “deicidio” di cui si è reso responsabile. Da qui la riluttanza che il Vaticano ha sempre avuto a riconoscere lo Stato di Israele, riconoscimento avvenuto solo nel 1993 (per il filosofo cattolico tradizionalista Augusto Del Noce l’esistenza di Israele costituiva per la Chiesa addirittura il problema teologico-politico principale del nostro tempo). Oggi invece le principali forze politiche “populiste” e “identitarie” europee, che fanno della difesa dell’identità cattolica d’Occidente una delle loro principali ragioni d’essere contro l’immigrazione musulmana che a loro dire minaccerebbe tale identità, risultano essere tra le forze politiche più filo-sioniste, in quanto secondo loro Israele rappresenterebbe il baluardo d’Occidente in un Medioriente sempre più dominato da forze islamiste fondamentaliste. Tali forze politiche sono state addirittura le più convinte sostenitrici in Europa del riconoscimento americano di Gerusalemme quale capitale di Israele.  Si tratta quindi di posizioni che vanno a ribaltare completamente la tradizionale visione cattolica del sionismo: la sola legittimazione dell’occupazione israeliana di Gerusalemme appare davvero paradossale, dato che per il tradizionalismo cattolico l’occupazione della città santa da parte del “popolo deicida” dovrebbe essere considerata, da un certo punto di vista, al pari se non più grave di quella del Saladino che a suo tempo giustificò la Crociata. Ma tant’è: per i neo-crociati dei giorni nostri il nemico oggi non è l’Ebraismo ma l’Islam, perché è questo a rappresentare a loro dire il vero pericolo per la civiltà cattolica, e contro questo pericolo lo stesso Stato israeliano costituirebbe un prezioso alleato.  Ma è davvero la tradizione cattolica che tale forze politiche vogliono difendere? In paesi dove i cattolici praticanti, secondo le ultime stime, oscillano tra il 25% (paesi come l’Italia o l’Austria) o addirittura poco più del 10% (paesi come la Francia o l’Ungheria) – se poi guardiamo alla popolazione giovanile le cifre addirittura si dimezzano - ci sarebbe da chiedersi di quale tradizione i vari Salvini, Kurz, Le Pen e Orban parlano e quale civiltà sarebbe minacciata a loro dire dalla presunta invasione islamica.

 

La verità è che la posizione che tali forze hanno assunto sul conflitto arabo-israeliano è una chiara spia, tra le altre, di quella che per loro, consapevolmente o meno, è la vera identità occidentale da difendere, ovvero l’identità modernista e americanomorfa, che è la vera ed unica identità dell’Occidente odierno e che con l’identità cattolica ha poco o nulla da spartire; anzi ne rappresenta l’esatta antitesi (essendosi per altro eretta storicamente proprio contro di essa), così come rappresenta l’esatta antitesi di ogni vera ed autentica Tradizione.  Tutt’al più si potrebbe parlare di inconsapevole “protestantizzazione” di tali forze sedicenti cattoliche europee, stando alla eccentrica dottrina di talune chiese evangeliche americane secondo cui il ritorno degli ebrei in Palestina rappresenterebbe il preludio del secondo avvento di Cristo e quindi un segno della Parusia universale. Insomma, parlano di salvaguardia della cattolicità, ma, scava scava, e trovi sempre lei: l’“american way of life”…

 

Stefano Di Ludovico

 

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