Inferno in paradiso

20 Novembre 2018

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Da Comedonchisciotte del 18-11-2018 (N.d.d.)

 

Nell’ America di oggi, omicidi di massa casuali si fondono con la devastazione ecologica. Cinquant’anni fa, da ventenne, spesso andavo in autostop dalla Pacific Coast Highway alla Southern California. Allora dormivo su spiagge incontaminate, nuotavo nell’ oceano e passavo ore a guardare foche e delfini cavalcare le onde a pochi metri dalla costa. Uno dei miei posti preferiti era a Santa Monica, dove il Sunset Boulevard incontra il mare al Will Rogers State Park. Questo meraviglioso tratto di spiaggia bianca, incorniciato dal molo di Santa Monica a sud e dalle colline di Malibu a nord, sembra un paradiso. Oggi, coronando il sogno di una vita, vivo nella San Fernando Valley, a quaranta minuti di strada in auto dal Pacifico, metà della quale attraversa il bellissimo Topanga Canyon. Venerdì scorso, sono partito per il mio giro settimanale in bicicletta lungo la spiaggia. Come al solito ho parcheggiato al Will Rogers e ho guidato la mia bicicletta verso sud giù per un sentiero di cemento a sei km dal molo di Venice. L’ultimo tratto, attraverso Venice Beach, è caratterizzato da una costante nuvola di fumo di cannabis che ora fluttua libera e leggera nella terra dell’erba legale. Alla fine di un pacifico pomeriggio, sono tornato su verso nord fino al Will Rogers (sempre in mezzo al vento) per vedere il tramonto e fare un tuffo nell’oceano, che era, come al solito in questo periodo dell’anno, più caldo dell’aria.

 

Ma quella sera c’era qualcosa di diverso -un terrore sgradito. Oltre la cresta, a Malibù e Calabasas, infuriavano gli incendi, inghiottendo nel fumo l’intera gamma di colline e valli a nord. Proseguendo le fiamme diventavano sempre più visibili, come per rendere evidente che in quel momento, altri esseri umani stavano morendo, case e mezzi di sostentamento venivano consumati e per molte persone non molto differenti da me, il mondo stava finendo. A inizio settimana, nella vicina Thousand Hoaks, un altro uomo armato impazzito, ha sparato in un bar, uccidendo undici persone. Alcune delle vittime erano sopravvissute alla sparatoria di Los Angeles di un anno fa, dove morirono più di cinquanta persone. Ora sono morte qui. Ho pensato alle onde dell’oceano, una volta così puro, ora allacciato da tracce invisibili a Fukushima. L’undici Marzo 2011 un terremoto ha causato tre fusioni e quattro esplosioni di idrogeno che hanno sparso radiazioni nell’aria e nell’acqua molto più che a Hiroshima e Nagasaki. I tre nuclei fusi continuano a bollire sottoterra. Un flusso costante porta immense quantità di liquidi nel Pacifico, visto che la Tokio Electric ha fallito per circa un decennio nel tentativo di raffreddarli permanentemente. Da anni le streghe preparano le sostanze più letali; anni fa un tonno catturato a largo della costa Californiana trasportava dosi significative di contaminanti identificabili Fukushima.

 

Ho nuotato comunque. Non so quante radiazioni ci sono in quelle onde. Ma ci sono, come ci sono i due reattori nucleari gemelli a solo quattro ore di auto a nord, nel Diablo Canyon, vicino a San Luis Obispo. Migliaia di noi sono già stati arrestati per aver protestato contro i reattori, capaci di trasformare questa intera regione in una “zona morta”, specialmente nel caso in cui venisse colpita dal “Big One”, il grande terremoto che come ormai tutti sanno, potrebbe anche arrivare. L’orrendo bagliore dei fuochi mortali brilla attraverso massicce nubi di fuliggine e fumo. È qualcosa che non avevo mai visto, una realtà infernale in un paradiso che una volta avevo dato per scontato. Il pomeriggio successivo, trovo sollievo in alcune ore benedette con i miei cari nipoti, giocando in un idilliaco giardino sotto un cielo blu e incontaminato. E poi arriva la fuliggine e il fumo di Woolsey ci schiaffeggia la faccia. Le fiamme hanno già attraversato Santa Susanna, un deserto tossico le cui sostanze inquinanti locali -inclusi isotopi radioattivi provenienti da dieci piccoli reattori- potrebbero riversarsi su Los Angeles. Almeno venticinque persone sono già morte in quell’inferno, molti dei quali arrostiti a morte nelle loro auto, colti dall’arrivo improvviso delle fiamme. Molti sono ancora dispersi. I ricaduti degli incendi ci coprono di una ripugnante, pungente sconfitta. Solo il destino finora ha risparmiato me e la mia famiglia dalle contaminazioni velenose e dalle uccisioni. La morte improvvisa, che sembra pronta a colpire a caso ovunque viviamo, lavoriamo e giochiamo. Nell’America di oggi, omicidi di massa casuali si fondono con la devastazione ecologica. C’è molto che possiamo fare per entrambe queste fonti di terrore. Controllo significativo dell’uso di armi. Limitazione di combustibili fossili ed emissioni nucleari. Infine passare totalmente all’uso di energie rinnovabili. Ma il percorso verso la sicurezza si sta restringendo, respira l’aria, guarda i tuoi bambini, pensa di essere in una sala pubblica affollata e riconosci che il bisogno di un’azione da parte dei cittadini significativa, potente ed efficace, è più urgente che mai.

 

 Harvey Wasserman (Traduzione di Sunny)

 

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