Guarigioni inesplicabili

13 Dicembre 2018

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Da Rassegna di Arianna dell’8-12-2018 (N.d.d.)

 

Ci sono due locuzioni suscettibili di far imbestialire i medici accademici, cioè quasi tutti i medici, dato che la quasi totalità di essi viene da una formazione scientifica di tipo accademico e ha introiettato, al cento per cento, la mentalità accademica delle facoltà di medicina; e queste due locuzioni sono: malattie iatrogene e guarigioni inesplicabili. Nominare le malattie iatrogene, ossia le patologie provocate nell'organismo dagli stessi agenti terapeutici, dai farmaci assunti, dagli interventi eseguiti, ecc., li fa infuriare perché contraddice la regola fondamentale della Scuola salernitana e li pone in imbarazzo non solo davanti ai loro stessi pazienti, ma perfino davanti alla cultura del "buio" e "superstizioso" medioevo: primum, non nocere. Ricordiamo infatti che circa il 30% delle malattie, secondo stime prudenti, sono da imputarsi agli stessi interventi sanitari. La casistica è amplissima: si va dal farmaco sbagliato, o suscettibile di scatenare pericolose controindicazioni, alla siringa non sterilizzata o alla dimenticanza della garza nell'intestino del paziente, dopo un intervento chirurgico. Le guarigioni inesplicabili, poi, sono quelle che avvengono senza che i medici ne sappiano fornire una qualsiasi ragione, perché avvengono in un quadro clinico fortemente compromesso o giudicato addirittura incurabile, e non sono riconducibili alle terapie effettuate. Sono molto rare, statisticamente parlando, tuttavia sono assolutamente certe: la gente comune preferisce parlare di guarigioni straordinarie, o anche di guarigioni miracolose, tanto più che sovente sono collegate alla religiosità del paziente e alle sue affermazioni di aver visto, o udito, o sognato, Dio, Gesù Cristo, la Vergine Maria, gli Angeli o i Santi. I medici, giustamente, preferiscono adoperare un linguaggio più neutro e le chiamano guarigioni inesplicabili, col tacito sottinteso che, un giorno o l'latro, anche per esse si troverà una spiegazione perfettamente scientifica, senza bisogno di scomodare interventi soprannaturali. Benché meno numerose delle malattie iatrogene, delle quali rappresentano, in un certo senso, il fenomeno opposto, le guarigioni inesplicabili dimostrano, se non altro, una cosa: che l'organismo umano possiede delle risorse misteriose, tali da poter sconfiggere perfino una grave malattia e ristabilire la salute anche in assenza di cure mediche, senza assunzione di farmaci e senza interventi chirurgici, o bombardamenti di radiazioni elettromagnetiche o altro.  Messe insieme, le due fenomenologie sembrano delineare uno scenario decisamente inquietante per la medicina ufficiale: esse, infatti, paiono indicare che l'organismo può facilmente essere danneggiato dalle sue cosiddette terapie, e, quel che è ancor più allarmante, che può guarire da solo, anche nelle patologie più gravi, senza alcun bisogno di essa. Un tumore all'ultimo stadio che regredisce inspiegabilmente, dopo aver resistito a tutti gli interventi medici e dopo essere stato diagnosticato come assolutamente incurabile; una persona data ormai per spacciata, con una probabilità di sopravvivenza di poche settimane o pochi giorni, che recupera la salute, e che le radiografie mostrano essere tornata completamente libera dalla metastasi: come è possibile una cosa del genere? Non solo va contro tutte le "regole", cioè contro tutte le credenze e le aspettative dei medici accademici, ma sembra andare anche contro la logica e il senso comune. Semplicemente, è una cosa che non può accadere; non più di quanto un oggetto, lasciato cadere nel vuoto, vada verso l'alto anziché essere attratto verso il basso dalla forza di gravità. E tuttavia questa cosa impossibile, e quindi "scandalosa", accade, e noi possiamo solo prenderne atto. Naturalmente, vi sono alcuni medici che si rifiutano di farlo; voltano la testa dall'altra parte e borbottano qualcosa come "mistificazione", o "truffa" e se la prendono con la credulità popolare e contro i seminatori di false informazioni e di false speranze. La realtà, però, è che tali guarigioni sono scientificamente constatate, anche se, per definizione, restano non spiegate, e il loro atteggiamento di rifiuto serve solo a far sprecare una buona occasione per esplorare nuovi ambiti di ricerca e ampliare gli orizzonti della conoscenza. La vera scienza, infatti, è animata da uno spirito di curiositas, che è capace di prescindere, quando è in presenza di fatti inspiegabili, da quel che già si credeva di sapere per certo; quella falsa, da una rigida chiusura nelle proprie certezze apodittiche, ossia nel recinto dei propri pregiudizi di matrice positivista. Limitandoci alle guarigioni straordinarie, è evidente che un loro studio più approfondito potrebbe rivelarsi d'immenso vantaggio per la salute umana, perché quel che sembrano suggerire è che nell'organismo vi sono delle facoltà di recupero che, a certe condizioni, sono capaci di ristabilire la salute senza bisogno d'interventi esterni, né farmacologici, né chirurgici. Se la medicina accademica fosse meno concentrata nella lotta contro la malattia, e un poco più interessata al mantenimento, o al ristabilimento, della salute; se, in altre parole, fosse meno preoccupata di curare, e più di guarire, potrebbe trarre insegnamenti d'immenso valore da queste guarigioni che apparentemente non hanno alcuna spiegazione logica, e che tuttavia avvengono, contraddicendo tutto il quadro delle sue pretese certezze. […] Il discorso sarebbe lunghissimo, e, peraltro, estremamente affascinante, anche e soprattutto dal punto di vista filosofico: evidentemente, vi sono orizzonti di consapevolezza che sarebbero alla nostra portata, ma che noi rifiutiamo di esplorare e di coltivare, con nostro danno, sia materiale che spirituale. E come al bambino cui la maestra ha ripetuto troppe volte che non è portato per l'aritmetica, finisce per auto-convincersene e, crescendo, non riuscirà mai più a recuperare l'handicap iniziale, forse, però, non per altre ragioni che per una suggestione negativa che inibisce la sua intelligenza in quel particolare ambito, allo stesso modo la maggioranza di noi si è auto-convinta di non sapere, e soprattutto di non poter fare nulla per la propria guarigione e per ristabilire e conservare la propria salute. E che la suggestione sia realmente un fattore terapeutico importantissimo, se non addirittura decisivo, è noto, in realtà, da sempre: per esempio ai vecchi medici di campagna, i quali, davanti a sintomi svariati, fisici e psichici, dei loro pazienti, davano ad essi da bere una pozione medicamentosa che era, in realtà, acqua di rubinetto. Si chiamava, e si chiama, effetto placebo: l'organismo del paziente, chi sa come, reagisce positivamente a una siffatta "cura" e manifesta significativi sintomi di miglioramento, e raggiunge perfino la completa guarigione. Ma, obietteranno i soliti irriducibili scientisti, in quei casi si trattava di disturbi immaginari, di sindromi isteriche, e così via: nate dalla suggestione, potevano essere scacciate, o esorcizzate, mediante un'altra forma di suggestione. Vero, ma non sempre. In alcuni casi era proprio così; ma in altri si trattava di malattie reali, non di creazioni di una mente ipocondriaca. Ma perché voler convincere chi è ben deciso a non lasciarsi smuovere, mai, in nessun caso, dalle sue rocciose convinzioni? Egli non capirà mai che lo scopo della medicina non è curare, ma guarire, o, meglio ancora, prevenire la malattia, favorendo la naturale tendenza dell’organismo a mantenersi in salute. Lasciamo costui nella sua prigione dorata: non saprà mai cos'è il profumo dell'ignoto, né mai capirà la bellezza che spira dall'infinito. […]

 

Il giusto concetto della medicina deve partire da un giusto concetto dell’uomo; se l’idea dell’uomo è sbagliata, riduttiva o parziale, la medicina che pretende di curarlo sarà inefficace, se non addirittura dannosa. […]

 

Francesco Lamendola

 

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