Tecniche di colpo di Stato

10 Gennaio 2019

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Da Comedonchisciotte dell’8-1-2019 (N.d.d.)

 

Una volta il colpo di stato si presentava coi caschi, le armi, metteva carri armati e militari nelle strade, occupava dei posti strategici del potere: sedi di radio e televisione, università, reti telefoniche, stazioni e aeroporti, ponti e strade. Si vedevano divise per le strade, tute mimetiche e armi da fuoco, blindati e movimenti di truppe. C’erano dei colpi di arma da fuoco e delle raffiche di armi automatiche. Era chiaro. Il nemico era visibile, si mostrava, era facile odiarlo e combatterlo. Bisognerebbe scrivere oggigiorno un’appendice alla tecnica del colpo di stato di Malaparte.

 

1 – L’appendice prenderebbe atto dell’impossibilità di un colpo di stato classico: per quali ragioni occupare le sedi di radio e televisione quando queste sono già allineate? […] 2 – Dovrebbe spiegare che non serve a nulla prendere il potere delle università perché già sono dirette da dei miliziani del regime di Maastricht? Certo alcuni sono di “destra” altri sono di “sinistra”, ma fanno parte di uno stesso esercito, che ha castrato qualunque destra e qualunque sinistra degna di questo nome in favore dell’ideologia Liberale di Maastricht. 3 – Direbbe che non c’è nessuna ragione di prendere d’assalto una centrale telefonica perché un software come Pegaso permette a qualunque potere, ma anche ai privati, di piratare tutto ciò che si trova in un computer preso di mira. La pubblicità liberamente ospitata su Internet di questo programma dice che “registra l’insieme dei testi immessi sulla tastiera con qualunque software, le foto, i programmi utilizzati, i siti web visitati e gli elementi copiati dalla stampa cartacea…” […] 4 – (non serve a niente bloccare i ponti, le strade, gli incroci, le rampe di accesso alle autostrade, le autostrade, le stazioni e gli aeroporti dopo che il telefono portatile che noi portiamo sempre su di noi, grazie ai suoi programmi spia, dà in tempo reale le informazioni che riguardano il Cittadino preso di mira dal potere. È sufficiente, come è capitato con Julien_Coupat, acchiapparlo nella sua automobile senza che la popolazione sia turbata dalle condizioni nelle quali ha potuto avvenire questo arresto illegale! Thomas Legrand può anche continuare a dire che io sono un complottista su France-Inter, radio detta di servizio pubblico: come si può spiegare che Julien Coupat sia stato interrogato dai poliziotti della direzione generale della sicurezza interna (DGSI) nel quadro, come si dice, dei controlli preventivi a una manifestazione di Gilet Jaunes? La Polizia ha trovato un Gilet giallo nella sua auto! Bell’affare: in Europa ogni guidatore è obbligato ad averne uno in macchina! Secondo questo ragionamento, bisognerebbe interrogare milioni di francesi: e bisognerà presto riaprire gli stadi per radunali… Julien Coupat aveva anche una bomboletta di vernice. E allora? È con queste armi di distruzione di massa che si sgozza la gente per la strada, che si ammazzano a raffiche decine di persone, che si fanno esplodere degli edifici che fanno delle vittime innocenti? Hanno trovato anche una maschera da cantiere (antipolvere): ma in una situazione in cui la polizia ha lanciato 13.500 granate nel solo giorno di sabato non era perlomeno prudente munirsi di una protezione del genere? Sappiamo che numerosi manifestanti pacifisti sono stati innaffiati con dei cannoni ad acqua, asfissiati con i gas lacrimogeni, malmenati a sangue… […] 5 – Questa appendice alla tecnica del colpo di Stato potrebbe mostrare anche che oltre all’utilizzo poliziesco del telefono portatile che è diventato lo strumento principale della nostra schiavitù volontaria, vi sono ancora i buoni vecchi metodi di polizia politica che risalgono al passato. Questi metodi completano con l’uso della forza quello che la propaganda mediatica da parte sua ottiene con il cervello.

 

Devo queste informazioni ai lettori dei miei articoli che li commentano in linea e che mi fanno conoscere ciò che certamente non si saprà leggendo la stampa mercenaria, ascoltando le radio irreggimentate del Servizio Pubblico, né guardando la televisione del Servizio Pubblico che anche lei sta tirando troppo la corda. Cito per unica prova questa informazione che in un regime democratico costringerebbe il direttore della Rete a dare le dimissioni: nella trasmissione “Soir 3” del 15 dicembre, la giornalista intervista dei Gilet Jaunes con dietro di sé una foto che mostra dei Gilet Jaunes che fronteggiano la Polizia a cavallo ed uno di loro alza un cartello sul quale ci si può leggere “Macron”. Bisogna essere un vero Gilet Jaune cretino, secondo i media per inalberare un cartello il cui unico slogan è “Macron”! Macron che? Macron presidente finché dura… Orbene, questa foto di AFP è stata truccata! Sì, truccata come nel periodo della grande propaganda Sovietica: hanno cancellato il suo vero contenuto che è “Macron vattene “. E questo, conveniamone, non significa esattamente la stessa cosa! Come ha reagito la redazione? È a nostra completa insaputa …Un Tweet sul telegiornale del fine settimana illustra le sue ragioni: “Abbiamo identificato l’origine. Questo non capiterà più.” France 3 ha indicato poi che “si trattava di un errore umano”. E poi dice: “è intervenuto un tecnico, la redazione centrale non ha rilevato la modifica “. A France 3 non hanno paura di niente! Qualcuno, passando, ha messo in opera questa emblematica impresa di propaganda, sappiamo chi sa, non ci dicono chi è, e dicono che non si ripeterà: figuriamoci! Continuerà, è così dall’inizio, è così adesso e sarà così fino alla fine. Non si viene nominati responsabili di un servizio pubblico di informazione per caso: si è là per obbedire alla linea del capo dello Stato. Chiudete il concorso.

 

Torniamo a queste informazioni datemi dai lettori delle quali dicevo con cognizione di causa che non le si troveranno nei media dominanti. Ho dato delle spiegazioni alla partecipazione ridotta alla quinta manifestazione dei Gilet Jaunes a Parigi. Richiamo brevemente le tecniche ideologiche utilizzate dallo Stato, dal suo capo e dal suo Ministro degli Interni appoggiati dalle reti mediatiche e dalla dirigenza parigina, al fine di far regnare l’ordine di Maastricht falsamente presentato come ordine repubblicano: la calunnia e l’insulto, il disprezzo e la criminalizzazione, l’accusa e lo strozzamento, la fumosità e la corrosione. In queste tecniche ideologiche non dimentico certo le più vecchie: il pestaggio continuo, la criminalizzazione dell’opposizione intellettuale a Maastricht, gli insabbiamenti con la modifica dei distretti elettorali, l’aver trasformato in immondizia il risultato di un referendum, come si dice oggi, inappropriato, il passaggio in massa contro il popolo di coloro che si dicono i rappresentanti del popolo, l’impossibilità di uscire dall’Europa liberale senza l’autorizzazione dell’Europa liberale. Aggiungiamo a queste tecniche ideologiche del colpo di stato permanente dei Maastrichtiani le tecniche classiche vecchie come la polizia! È qui che compaiono le informazioni che mi danno gli elettori, e le cito: circa l’ipotetico indebolimento dei Gilet Jaunes a Parigi: “No, no, no, non crucciatevi, è solo che con l’attentato a Strasburgo, le stazioni chiuse, i poliziotti, Parigi non è più la zona privilegiata da scegliere. A Lione, sempre 3000 persone e a Bordeaux 4500, per Bordeaux è ben più che la settimana precedente. Io che ben presto sarò ferroviere, ho dei colleghi alla stazione Saint Jean che hanno discretamente filmato dei membri della sicurezza repubblicana (CRS – Compagnies Républicaine de Sécurité- una sezione della Polizia nazionale-) che bloccavano tutti quelli che volevano salire sui treni che andavano verso la capitale, dunque vedete che fanno di tutto per impedirci di manifestare così”. Un altro intervento dice: “è tutto vero ma Michel Onfray ha dimenticato di aggiungere, mentre esaminava le cause della diminuzione del numero di manifestanti a Parigi, le migliaia di convocazioni di polizia e soprattutto il blocco dei Gilet Jaunes da parte delle forze dell’ordine, a volte già in provincia, per impedire loro di venire a manifestare a Parigi. Interi autobus fermati alla stazione di entrata delle autostrade, centinaia di viaggiatori bloccati nelle grandi stazioni (nonostante avessero pagato i biglietti) con divieto di partire”. Ci sono poche speranze di poter disporre di questo genere di informazioni sul servizio pubblico che ormai riveste chiaramente un ruolo di polizia politica…

 

 Michel Onfray (Traduzione di GIAKKI49)

 

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