Inconsistenza del panafricanismo

25 Gennaio 2019

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Credo che dovremmo smetterla di parlare degli africani. È come se in Africa, parlando delle vicende europee, non parlassero dei francesi, dei tedeschi, degli italiani o degli spagnoli, bensì degli europei. Degli europei non si può predicare nulla, perché non esistono, se non vaghi tratti culturali (predicabili pure, assumendo il rischio di una enorme generalizzazione, per gli africani, i latini, gli asiatici e gli statunitensi).  Come esistono gli Italiani i Francesi i Tedeschi gli Spagnoli i Portoghesi i Greci ecc., esistono i Senegalesi, i Ghanesi, gli Ivoriani, gli Egiziani, i Libici, i Nigeriani e così via.

 

In fondo, chiamarli africani è un retaggio di un'epoca nella quale quei popoli erano considerati inferiori, senza nemmeno distinguere tra popolo e popolo. Chiamarli Africani consente a chi ignora tutto o quasi dei singoli stati e dei singoli popoli, delle diverse culture nazionali africane, di parlare genericamente dell'Africa. E bisognerebbe pure indagare se il panafricanismo sia stato una chimera, un mito nocivo come l'Europeismo, ferma la necessaria solidarietà tra forze socialiste o semi-autarchiche dei vari paesi africani; ma tale solidarietà è internazionalismo e non panafricanismo, che invece mi sa tanto sia stata una vaga ideologia confusa, simile all'europeismo.

 

Stefano D’Andrea

 

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