Ambientalisti contro sovranisti

19 Marzo 2019

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Da Rassegna di Arianna del 17-3-2019 (N.d.d.)

 

Le recenti elezioni in Baviera e in Assia dicono che il sovranismo identitario, da solo, non sfonda. L’AfD ottiene, certo, un buon risultato, il 10,2%, in Baviera e il 13,1% in Assia ma non sufficiente a far “saltare il banco”. Perché? Una ragione è, certamente, legata all’ideologia economica di “Alternativa per la Germania” che, a differenza della Lega, resta una forza di destra “classica”, di tipo neo-liberale, o “ordo-liberale” per rifarsi alla terminologia germanica. Insomma, “meno Stato e più mercato”, questo slogan liberale oggi non convince più. Ma c’è da tener presente un altro aspetto su cui vorrei qui insistere: il risultato straordinario dei Verdi, che hanno superato il 17%, raddoppiando in Baviera i propri voti e in Assia ottengono il 19,8% raggiungendo la SPD, che perde oltre il 10%. L’Italia non ha mai conosciuto formazioni ambientaliste così forti e radicate nella cultura politica e civile del Paese, per questo Salvini e Di Maio possono stare tranquilli sul fronte interno. Anche se ho l’impressione che si stia un po’ esagerando: inserire, ad esempio, nel “decreto Genova” un emendamento, del tutto estrinseco, con il quale si fissano limiti di tolleranza piuttosto alti per la presenza di idrocarburi nei fanghi utilizzati come concime, o sempre nello stesso decreto prevedere una sanatoria (un po’ ritoccata per superare le proteste degli attivisti) per abusi edilizi a Ischia, non fa onore a Di Maio. Eppure una frangia ecologista era pur presente all’interno del M5S. Parlo al passato perché se a ciò aggiungiamo la giravolta del M5S sul TAP, il controverso progetto di gasdotto transadriatico, e sull’Ilva, che doveva essere chiusa bonificando l’area e invece è stata venduta ad una multinazionale indiana, pare che M5S abbia anche da questo punto di vista rivisto abbondantemente i suoi principi originari. Per un movimento ecologista si aprirebbero praterie infinite, ma le opposizioni hanno, per fortuna, altro a cui pensare.

 

Come che sia, se la sfida ecologica non ci sarà in Italia, ci sarà a livello europeo. All’avanzata, in tutta Europa, del sovranismo, sembra infatti che l’unica vera opposizione stia per venire non dai tradizionali partiti – socialisti, democristiani, liberali, etc. – tutti in profonda crisi, ma proprio dalle spinte ecologiste di movimenti come quello dei Verdi. I quali hanno vinto, in questi giorni, anche in Belgio – nelle amministrative – e in Lussemburgo, dove sono passati, alle legislative, dal 10 al 15%. Ed è probabile che si presenteranno con una propria lista di fatto transnazionale alle prossime elezione europee. La “vague verte”, l’onda verde, sembra essere tornata, dopo i successi dei primi anni ’90. Forse che il vero confronto politico dei prossimi mesi sarà quello tra una “internazionale sovranista” e una ‘internazionale ecologista”? Una cosa è certa: il sovranismo identitario non basta per vincere. Ripeto, da solo non dà risposte adeguate né alla questione sociale né ai problemi ambientali. Soffermiamoci su questi ultimi. Pur contrastando l’ideologia della globalizzazione, non si può negare che esistano problemi che sono per definizione globali e che vanno al di là dei confini nazionali. “Sovranismo” significa avere le chiavi di casa, ma non rifiutarsi di vedere al di là delle proprie mura. Dove il problema è globale, la soluzione deve essere globale, anche per un sovranista. Ciò di cui abbiamo bisogno, allora, non è rifugiarci in posizioni radicali, e oltranziste, di rifiuto dei problemi ecologici, o di denuncia dell'”ideologia ambientalista”. Autori come Luc Ferry, nel suo Nouvel ordre écologique, hanno mosso critiche al movimento ecologista e alla deep ecology che certamente vanno tenute in considerazione. Ma, come Hans Jonas non smise di sottolineare nel suo celebre Das Prinzip Verantwortung, è ormai giunto il tempo di una «solidarietà di destino tra l’uomo e la natura, solidarietà nuovamente riscoperta nel pericolo, (che) ci fa anche riscoprire la dignità autonoma della natura e ci impone di rispettare la sua integrità al di là dell’aspetto utilitaristico». Il nostro futuro sviluppo non potrà che essere “nachhaltig”, “sostenibile”, non potrà più essere separato dall’ambiente, dalla sua tutela e salvaguardia. Distruggendo la natura l’uomo infatti distrugge se stesso.

 

Non è facile sbarazzarsi dei Verdi semplicemente con il motto “verdi fuori, ma rossi dentro”, in realtà sono stati proprio gli ecologisti che per primi hanno superato la contrapposizione tra destra e sinistra: sono infatti ritenuti “di destra” da tanta gente di sinistra e “di sinistra” da tanta gente di destra. E in effetti sono “conservatori” verso l’ambiente e “rivoluzionari” verso il sistema della produzione e dei consumi. Il sovranismo in Europa, se non vuole ritrovarsi, improvvisamente, contro un avversario di cui – fino a pochi mesi fa – non aveva neppure sospettato l’esistenza, deve cominciare a riflettere su tutto ciò, poiché anche l’ambientalismo può e deve diventare un “suo” tema e una sua battaglia. Difendere forme tradizionali di vita, specificità culturali è importante tanto quanto la difesa della biodiversità e dell’ambiente. La difesa della nostra identità culturale passa anche dalla difesa delle nostre bellezze naturali.

 

Paolo Becchi

 

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