La meritocrazia è un mito

25 Luglio 2019

 

Io i “figli di” che ho conosciuto e che conosco sono tutti piazzati. E questo vale in Italia quanto nel resto del mondo. Non conosco un solo figlio di una persona importante, che ha gestito il potere a vario titolo (imprenditori e top manager, politici di rilievo, dirigenti pubblici di ogni comparto, dalla sanità alla giustizia) che non abbia avuto un invidiabile posto di lavoro garantito dalle relazioni familiari. Tra costoro figura un certo numero di persone volenterose, intelligenti e preparate (e sovente addestrate negli enti di istruzione che allevano le dinastie di manager), ma magari non più della media. E poi c’è anche una grande massa di svogliati, ignoranti e senza cervello, che però hanno avuto il “merito” di nascere nella famiglia giusta.

 

Basterebbero i numeri a far capire che la favola della meritocrazia è il mito che va tenuto vivo per mantenere stabile questo sistema capitalistico di mercato. Le analisi sulla distribuzione dei redditi evidenziano perenni concentrazioni. Ingenti ricchezze e potere illimitato concentrati nelle mani delle stesse famiglie da secoli, dinastia dopo dinastia. Queste oligarchie comandano in ogni dove e di tanto in tanto emerge qualche apparente outsider, che in rarissimi casi è l’eccezione che conferma la regola, ma spesso altro non è che emanazione delle dinastie di cui sopra. Il merito è un mito che si perpetua nei secoli e che riemerge prepotentemente in questo presente di dominio della logica mercatista e liberoscambista, una pia illusione che nega l’amara cruda realtà: nel “libero mercato” vincono sempre gli stessi.

 

Gianluca Baldini

 

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