Parlamento senza sovranisti

12 Settembre 2019

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Da Appelloalpopolo del 10-9-2019 (N.d.d.)

 

La fase dell’alternanza o addirittura dell’alternativa tra partiti “populisti” e “sovranisti”, da un lato, e partiti “europeisti”, dall’altro, è durata poco, qualche anno di opposizione giallo-verde e un anno di governo sempre giallo-verde, perché era fondata su falsità. Intanto Renzi e Berlusconi non sono stati meno populisti di Salvini e Grillo, quindi tutte le forze politiche presenti in Parlamento sono populiste. L’incompatibilità fra il PDRenzi o Forza Italia e il M5S o la Lega, in ragione del preteso populismo dei secondi era una assoluta falsità, tanto che la Lega si era alleata con Forza Italia per le politiche e vi si allea stabilmente nelle regionali; il PD quindi poteva allearsi con il M5S. In secondo luogo l’alternativa non era tra europeisti e sovranisti. Sempre la Lega e il M5S si sono dichiarati europeisti. Al più vi era chi voleva cambiare l’Europa dall’interno e chi (il PD), essendo fermamente schierato con la linea che mirava a salvare l’Euro e l’Unione Europea dalla crisi che oggettivamente hanno corso, era più disposto ad assumersi la “responsabilità” dell’austerità. Ma una volta che la crisi è passata, una volta che non esiste più un problema di insostenibilità dell’euro (esiste soltanto un problema di ingiustizia e di mancanza di democrazia e di libertà), perché è stato creato dai vertici dell’Unione Europea (BCE compresa) un regime giuridico, sia pure molto austeritario, che preserva l’esistenza dell’euro e quindi della UE, non vi è ragione di insistere, in via ordinaria o comunque nell’attuale congiuntura, sul regime inflessibile, che ha dei costi persino per la Germania. Tutti e due gli schieramenti, dunque, sono per cambiare l’Europa dall’interno e dunque sono europeisti. Prima si trattava di salvarla e dobbiamo riconoscere che il regime austeritario l’ha salvata, mentre non sappiamo se l’Europa sarebbe stata ancora in piedi senza patto di stabilità, bensì applicando l’originario regime di Maastricht. Ora che è salva, si tratta di consentire, entro certi limiti, degli allentamenti del patto di stabilità. Questa è la politica europeista dei gialli dei verdi degli azzurri dei rosa dei bianchi e dei neri, insomma di tutti e sei i partiti presenti in parlamento.

 

L’alleanza M5S-PD-LEU e quella Lega-FI-FdI danno luogo per l’ennesima volta al partito unico delle due coalizioni: il partito populista, neoliberale ed europeista. Il M5S più degli altri partiti può rivendicare, ma più per le declamazioni che per i concreti provvedimenti, qualche spruzzata sociale. Ma restiamo sul piano della spruzzatina. Il partito unico, tolti i finti contrasti spettacolarizzati in funzione del marketing politico, è tornato e in realtà c’è sempre stato, soltanto che molti non lo vedevano. Non ci sono sovranisti in Parlamento. Sovranisti sono soltanto coloro che vogliono distruggere l’Unione Europea, per recuperare democrazia, libertà, realizzare giustizia e sottrarre l’Italia alla globalizzazione cosmopolita, dando al nostro Stato e al nostro popolo una conformazione originale. La crisi dell’Unione Europea di questo decennio non ha generato partiti sovranisti che siano giunti in Parlamento. Tuttavia esistono settori anche piuttosto vasti dell’opinione pubblica che non volevano che l’Unione Europea fosse salvata e che oggi non vogliono che venga modificata ma disintegrata.

 

La nuova fase sarà costituita da un decennio di governo del partito unico delle due coalizioni. La novità potrà essere soltanto l’organizzarsi del movimento di opinione sovranista, per entrare in Parlamento. Ma perché il fine si realizzi, sono necessarie due condizioni: che i sovranisti prendano atto della realtà e si considerino del tutto estranei da simpatie per il M5S o per la Lega e appoggino, magari con aiuto minimo, le piccole formazioni; che le piccole formazioni sovraniste dimostrino di avere capacità di crescere – per numero di associati, per visibilità, per livello di azione politica, per intelligenza politica – e di resistere a scissioni. Soprattutto, però, serve umiltà: prima di due anni dalla nascita un soggetto collettivo va considerato come inesistente: è un semplice tentativo. Non può pretendere di allearsi con altri, perché non sa se sarà mai in grado di camminare senza gattonare. E soprattutto non può pretendere di essere un hub dei sovranisti, perché, come ha dimostrato Patria e Costituzione, questa presunzione rivela anche poca intelligenza politica e il progetto è destinato a fallire. Hub si diventa, eventualmente, non si nasce. Queste ultime considerazioni relative all’umiltà, vogliono essere un suggerimento per il soggetto al quale si inizierà a dar vita il 14 settembre a Roma

 

Stefano D’Andrea

 

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