Due elogi dell'odio

4 Ottobre 2019 

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Da Appelloalpopolo del 20-9-2019 (N.d.d.)

 

È un bene che il ministro dell’agricoltura voglia il CETA, che un partito di Quisling abbia messo tutti i suoi sgherri nei posti che contano e che riuscirà a eleggere l’ennesimo suo presidente della Repubblica. È un bene che si facciano tutte le leggi a favore del grande capitale e contro l’interesse dell’Italia e del Popolo Italiano di cui si parla in questi giorni. Solo quando l’indignazione che ancora alberga nei vostri cuori avrà lasciato il posto all’odio avremo la possibilità di raggiungere la vittoria. È l’odio, l’odio vero, profondo, l’odio calmo, fermo, paziente, radicato che induce alla disciplina, alla pazienza, che rafforza lo spirito e rinsalda il cuore, l’unica forza che abbiamo. Solo l’odio distrugge il piccolo io narciso che alberga dentro di noi, solo l’odio ci spinge a dimenticarci di noi per poterci concentrare solo sull’obiettivo. Non la rabbia, che è solo una vampa. Non il disprezzo che avvelena. Ma l’odio silente. Che cova, paziente e attento e raffina l’analisi, che guida alla ricerca perseverante del punto debole del nemico. L’odio che fa accettare il dolore, la fatica, qualche sconfitta. Solo l’odio rende la nostra determinazione incrollabile, l’animo inscalfibile. Non bisogna avere paura dell’odio. L’odio ti tiene in piedi quando non hai più niente. Solo gli sconfitti smettono di odiare.

 

 Stefano Rosati

 

Ci rassicurano che il clima di avversione si placherà. Armonia e accettazione prevarranno su insulti e volgarità. Come avverrà? Si dice che si vuole intervenire punendo e mettendo all’angolo coloro che diffondono odio sul web, che avvelenano i rapporti tra le persone, le apostrofano in malo modo, si scagliano ferocemente contro di loro, le accusano di essere diverse. Come non essere concordi? Il bullismo, in questo caso verbale, anche attraverso uno schermo, produce ferite profonde, emargina, induce un senso di inadeguatezza, provoca tensione e violenza. Sradicarlo non può che essere un intervento prioritario per risanare la società, perché indirizzare prese in giro, minacce, appellativi dispregiativi verso un altro essere umano, per le sue origini, il suo credo, la sua cultura, crea sofferenze indicibili e spaccature talvolta irrimediabili. Ergo, non può essere tollerato. Tuttavia, va rilevato il rischio che, per arginare questo fenomeno, si vada a colpire pure l’odio buono. Pare un ossimoro, certo: come può essere l’avversione considerata un’emozione con una connotazione positiva? Eppure esiste. È quella forza propulsiva che conferisce slancio, energia, tenacia, volontà di combattere contro le ingiustizie, i soprusi, la negazione di diritti, gli abusi del potere, lo sfregio della democrazia, le leggi inique. Odiare quello che lede l’umanità equivale ad amare se stessi e il proprio prossimo, la propria terra, l’ambiente, i più deboli. Se non nasce un moto di rabbia e disgusto, si rimane impassibili e indifferenti, mentre chi guadagna sulla nostra pelle può continuare a farlo incontrastato. Odiare istituzioni, regole, imposizioni che sottraggono diritti fondamentali dell’uomo è indispensabile per conservare non solo la nostra dignità, ma la nostra esistenza di donne e uomini senza catene. Dunque, chi nega l’importanza di nutrire questo sentimento nei confronti dello sfruttamento, dei tagli allo stato sociale, di organismi che hanno prosciugato la nostra indipendenza, vuole ingabbiare la coscienza dell’umanità, sedare un dissenso molto scomodo. Insomma, è, sì, errato sputare veleno sulle persone, ma è vitale e sacrosanto detestare idee e ideologie contrarie all’interesse del popolo e combattere per fermarle, con asprezza e determinazione.

 

Gerarda Monaco

 

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