Generazioni di narcisi

12 Ottobre 2019

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Da Appelloalpopolo del 10-10-2019 (N.d.d.)

 

 

 

Non c’è DESTRA contro SINISTRA, né (come pur pensava qualcuno) ALTO contro BASSO. Ormai ci sono solo QUELLI CHE CREDONO nell’importanza della POLITICA e quindi delle istituzioni democratiche, nella partecipazione popolare e nella effettività della rappresentanza parlamentare quali unici strumenti per poter aspirare alla giustizia sociale… e QUELLI CHE NO. Nella prima categoria siamo rimasti in pochi… e si vede. L’altro giorno in Portogallo, alle elezioni legislative, è andato a votare 1 elettore su 2: HANNO VINTO LORO.

Tante cose mi passano nella testa in questo che è uno dei momenti più amari della nostra storia repubblicana, e tante ne vorrei dire, ma sarebbero perlopiù insulti, quindi è meglio tacere e pensare a moltiplicare gli sforzi, pur nella consapevolezza che non stiamo lavorando per noi, e nemmeno per i “nostri” figli (per chi ne ha), ma per quelli che verranno ancora dopo. Tutto ciò che facciamo ogni giorno è una semina su un terreno reso sempre più arido da un trentennio votato all’individualismo e alla “furbizia”, che sta lasciando macerie, tutt’altro che metaforiche, nelle istituzioni, nelle nostre città, nelle formazioni sociali dove dovrebbe svolgersi la nostra personalità, nel nostro quotidiano… in cui tutto è ormai competizione fine a se stessa, senza un reale punto d’approdo che non sia la depressione: stiamo lasciando generazioni di narcisi collerici e depressi, o potenziali tali, incapaci anche solo di immaginare una reazione e di dare il proprio contributo a una riscossa sociale che appare sempre più un miraggio. Eppure la Storia, quella che non vorrebbero farci più studiare, ci insegna che i periodi bui sono stati tutto fuorché un’eccezione, ma che anche i peggiori hanno rappresentato tappe di un percorso evolutivo, anche nello spirito. Questo secolo stupido sta lasciando invece solo idiozia, nello spirito prima che in ogni altra umana manifestazione. Finirà, sarà lunga ma finirà e arriverà il tempo di ricostruire.

 

Lorenzo D’Onofrio

 

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