Repressione delle rendite

22 Ottobre 2019

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Da Appelloalpopolo del 9-10-2019 (N.d.d.)

 

Uno dei capisaldi del progetto politico sovranista è la repressione della rendita finanziaria, espressione che in epoca di profonda penetrazione della retorica liberista spaventa proprio coloro che dovrebbero accoglierla come una festa, perché la repressione finanziaria corrisponde all’espansione economica e alla proporzionata retribuzione del lavoro. Repressione delle rendite significa che se vuoi aumentare la tua ricchezza, o vai a lavorare o impieghi il tuo denaro in attività economiche che creano ricchezza reale ovvero offrono occasione di lavoro a qualcun altro, sopportando il rischio d’impresa diretto o indiretto. Significa che non puoi arricchirti non facendo niente attraverso la totale sicurezza dei titoli di stato, facendoti pagare dalla comunità una parte della ricchezza prodotta dal lavoro degli altri, senza fare nemmeno la fatica minima di individuare e sorvegliare un investimento capace di creare ricchezza reale. In concreto, significa che i titoli di stato ti restituiscono quasi tutta la diminuzione di valore determinata dall’inflazione, ma non tutta, e certamente non ti riconoscono una rendita positiva. Tecnicamente, che i titoli di stato hanno un tasso nominale allineato all’inflazione ma appena inferiore ad essa, ovvero un tasso reale appena negativo. Il che vuol dire che il debito pubblico, agganciando i salari all’inflazione medesima e avendo solo cura di gestire avvedutamente la distribuzione della componente esogena dell’inflazione, diventa una quota sempre più piccola del PIL e può consentire politiche espansive che recuperano quel margine di manovra ottenuto proprio attraverso la repressione finanziaria.

 

Rendita finanziaria uguale austerità uguale recessione economica. Repressione finanziaria uguale stato sociale uguale espansione economica.

 

Rossano Ferrazzano

 

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