Una discussione sulla Legge

27 Novembre 2019

 

Da Comedonchisciotte del 24-11-2019 (N.d.d.)

 

Gli avvocati hanno una reputazione non proprio limpida. Sin dai tempi antichi venivano considerati furfanti, ed i giudici, nel migliore dei casi, dei dispotici tiranni. Mezzo millennio fa, Rabelais disse: ‘Non esiste una causa così grave da non trovarsi un avvocato, altrimenti non esisterebbero cause al mondo’. Ed ancóra: ‘Il miglior giudice è colui che decide il caso a caso’. Ai suoi tempi, la professione legale rappresentava sì una minaccia, ma solo per un privato, non per il regno o per lo status quo. ‘I giudici sono estremamente conservatori’, generalizzò all’inizio del XX secolo Vladimir Lenin, educato egli stesso come avvocato. Beh, ora non lo sono più; hanno una voglia matta di rimodellare il mondo. […] La lobby degli uomini di legge è onnipotente in America. Ha distrutto l’industria del tabacco con una singola decisione, ordinando ai coltivatori di pagare miliardi a chi poi si sarebbe goduto il fumo; ha rovinato la Palestina, ordinandole, assieme all’Iran, di pagare miliardi in sanzioni a quegli ebrei contro i quali aveva combattuto. Può decidere che l’aborto o il matrimonio tra persone dello stesso sesso sia un diritto universale, mentre l’assistenza sanitaria e l’istruzione gratuite no. Può vietare di fermare un’invasione straniera, e consentire l’impoverimento della cittadinanza indigena. Non c’è mai stato un re così potente come l’establishment legislativo americano. Il processo di impeachment contro Trump è un tentativo di detronizzare, con metodi praticamente illegali, un governante legittimamente eletto. Se i suoi avversari potessero contare sui propri elettori, non sarebbero costretti a scegliere questa strada. Sanno però che non possono vincere in altri modi; ecco perché vogliono rimuovere il presidente facendo appello ai suoi presunti crimini. I leader di molti paesi sono stati processati ed incarcerati, di solito sulla base di accuse, non comprovate, di “corruzione”. Se in passato i Capi di Stato raramente andavano in prigione, se non dopo un golpe od una sconfitta militare, ora vengono condannati anche nel caso di disubbidienza agli ordini del Deep State. In tal modo, ai governanti viene ricordato che la cosa più importante non sono le elezioni: è l’agire in conformità con la volontà dell’élite, nazionale ed occidentale. Se i populisti si azzardano a fare la volontà della gente, noncuranti del volere dell’establishment, corrono il rischio di finire in carcere, come accaduto ai presidenti di Argentina e Brasile. “Nessuno è al di sopra della Legge!”, esclamano i magistrati quando sbattono in galera l’ennesimo leader; ed aggiungono: “Questa è la regola della Legge!” Mi spiace dirlo, ma lo stato di diritto non è una cosa meravigliosa. Bisogna scegliere: o democrazia o stato di diritto. Questi due regimi non collimano, anzi, sono in diretta opposizione. In una democrazia, il popolo governa tramite i propri rappresentanti eletti; sotto lo stato di diritto, governano i giudici. Sì, c’è la Legge, ma i giudici la interpretano come ritengono più opportuno. Potrebbero annullare una legge o reinterpretarla in un senso completamente diverso.

 

Questa nuova tendenza ad usare la Legge come strumento politico è un dono fatto all’umanità dagli ebrei. Il popolo ebraico era storicamente governato da giudici e saggi. Ufficialmente, i savi del Talmud hanno interpretato la Legge di Halacha; in realtà, tale regola se la sono inventata loro, e solo l’Illuminismo ne ha spezzato la presa di ferro. Gli ebrei sono stati liberati, ma la libertà non è durata a lungo. A mano a mano che il mondo è diventato sempre più giudaico, i saggi hanno assunto potere decisionale in tutto il mondo. In Inghilterra, la Corte Suprema è stata istituita abbastanza di recente, nel 2009: nel mentre è già stata in grado di impedire al Primo Ministro Johnson di attuare la Brexit per tempo. Negli Stati Uniti, dove la giudaizzazione è in stato altamente avanzato, la Corte Suprema ha bloccato ogni iniziativa di Trump. La vecchia strega Ruth Bader Ginsburg, sebbene non eletta dal popolo, è ben più potente del Presidente. L’establishment legale, supportato dai media, è in grado di neutralizzare qualsiasi elezione. Questi due poteri non eletti e non democratici, Magistratura e Media, sono entrati in aperto conflitto con il governo ed il parlamento eletti. Nel piccolo stato ebraico di Israele, i giudici vogliono governare. Pensano di sapere, meglio degli statisti eletti, cosa sia giusto fare; e pensano che Netanyahu sia troppo indipendente. È troppo amichevole con Trump e (Dio ce ne scampi!) persino con Putin. Netanyahu ha sviluppato la propria base elettorale, non obbedisce alle vecchie élite. Per questo hanno sempre cercato di rimuovere Bibi e sostituirlo con un politico più flessibile. Anni fa ci hanno provato giocando la carta Ehud Olmert, il quale, però, non ha avuto la minima chance. Ogni giorno, giornali e tv trasmettevano sempre nuove accuse contro di lui. Il pubblico israeliano spesso veniva a conoscenza delle presunte malefatte di Olmert prima dello stesso Primo Ministro. La polizia non ha solo svelato i dettagli del suo caso, li ha proprio diffusi a profusione. La Corte Suprema ha poi iniziato le deliberazioni, con i media pronti a spiattellare tutto dappertutto. Due potenti poteri della politica israeliana, Magistratura e Media, hanno unito le forze per rovinare Olmert, e ci sono riusciti. Questo episodio ha dimostrato chi effettivamente gestisca Israele. Anche se i media amplificano, sono i giudici a giudicare. Ora Netanyahu sta ricevendo lo stesso trattamento. La polizia fa trapelare storie ad un giornalista prescelto, il quale le diffonde su tutti i media. Ogni volta che Bibi ha chiesto di rendere pubbliche le accuse, per potersi difendere apertamente, il Procuratore Generale ha posto un veto, asserendo che non voleva avere un processo da parte dei media – che peraltro era esattamente la cosa che stava accadendo. È difficile simpatizzare per un criminale di guerra come Netanyahu; resta però il fatto che sia stato eletto, mentre i suoi avversari sono stati nominati. Vogliono che vada in prigione, come Olmert. Non per aver ucciso migliaia di palestinesi, né per aver distrutto migliaia di famiglie, ma per un mero cavillo. L’idea era che il suo elettorato lo avrebbe abbandonato se fosse stato accusato di crimini. Non avevano però abbastanza forza per sferrare l’attacco, fino a quando non hanno ricevuto confessioni da persone vicine al presidente. […] Gli israeliani sono sempre pronti a fermare la pubblicazione di ciò che non piace alle autorità. Solo dopo molti anni il popolo ha appreso, ad esempio, che il proprio governo aveva autorizzato la razzìa di bambini ebrei yemeniti; trattato con raggi-X le malattie della pelle dei bambini marocchini, fino ad ucciderli; sterilizzato donne etìopi; fatto esplodere sinagoghe a Baghdad; rapito il tecnico nucleare Vanunu a Roma; bombardato la USS Liberty; avvelenato l’acqua potabile di Acri. Tutti questi crimini sono stati protetti da occhi indiscreti tramite un obbligo di non pubblicazione. Un’opzione drastica ci sarebbe: rimuovere l’obbligo. Un membro della Knesset (il Parlamento) non è tenuto a rispettare il blackout mediatico; dal podio ha la libertà di dire tutto ciò che vuole – e i giornali di ripubblicarlo. È così che abbiamo appreso del massacro di Kafr Qassem (l’obbligo di non pubblicazione venne infranto dal comunista MK Tawfik Toubi – e così il mondo intero venne a sapere del villaggio palestinese circondato e decimato da soldati ebrei). […]  È vero, alla gente piace la vendetta, ma gli statisti dovrebbero rimanere immuni dalla persecuzione a vita. C’è un modo più urbano per porne fine al mandato: eleggere qualcun altro al posto loro. Il ricorso alla légge non è un ricorso, è un attacco alla democrazia. Ed anche a fine mandato lo statista dovrebbe rimanere immune. Si troverebbe altrimenti costretto a servire più l’agenda dei giudici che a servire la nazione. Mi rammarico per il destino di Milosevic e Saddam; i loro processi sono stati una parodia della giustizia. Non erano personaggi peggiori di Blair o Clinton, solo meno fortunati. E lo stesso vale per Netanyahu e Trump. Non sono stinchi di santo, certo; ma sono stati regolarmente eletti, e dovrebbero rimanere immuni. Lasciate che vengano giudicati dalla storia, non dai giudici. Per quanto riguarda gli avvocati, gli americani farebbero bene a riappropriarsi dei propri poteri. Diderot forse aveva ragione: l’Uomo non sarà mai veramente libero, fino a quando l’ultimo avvocato non verrà strangolato con le viscere dell’ultimo banchiere.

 

Israel Shamir (Traduzione di HMG)

 

 

 

L'autore casca nell'errore di credere che "lo stato di diritto" sia il potere giudiziario. Il principio dei tre poteri (sì poteri) dice che l'esecutivo, il legislativo e il giudiziario sono in realtà poteri dentro lo Stato. La legge, salvo chiara corruzione, dovrebbe regolare le azioni di tutti, anche i giudici devono stare sotto la legge. In uno Stato moderno esistono organi di supervisione come i procuratori dello Stato che hanno come compito denunciare se la legge non viene rispettata. Esistono i consigli di giudici e avvocati che ne monitorano le attività. Il supremo tribunale è, normalmente, a numero dispari e trova consenso per votazione. Il media, "il quarto potere", spesso viene comprato con i soldi da una élite e perde la sua efficacia proprio quando diventa parziale. Insomma, i casi di Trump e Dilma (Brasile) e altri sono lotte interne tra i poteri dello Stato e la legge (cavilli) viene usata come arma. Quello che conta è la politicizzazione della popolazione. Se le masse rimangano inerti, allora la lotta dentro lo Stato può diventare brutta. La democrazia non è il voto, ma il potere del popolo di opporsi ai poteri dello Stato anche dopo un voto. Lo Stato deve avere paura della gente, se non ne ha, diventa corrotto. Non mancheranno mai gli avvocati e giudici, ma manca spesso la coscienza civile del popolo che si stacca dalla politica e non assume le sue responsabilità. La Bolivia è un esempio dove il popolo condivide una idea politica (socialismo di Evo Morales). Anche con il presidente deposto da un colpo militare (altro potere dentro lo Stato), la maggioranza della gente vuole il suo ritorno. Vedere le cose in modo semplicistico come questo autore è fuorviare il lettore verso il capo carismatico, verso una servitù alla personalità che sia Netanyahu o Trump o Dilma o altro. Bisogna capire che il mondo è un sistema complesso dove molti gruppi di potere lottano costantemente per raggiungere i propri interessi. Alla base di tutto sta la coscienza popolare, l'unica che può veramente guidare uno Stato. Non sorprende che il controllo mentale sia tanto considerato dagli alti livelli.

 

Paulo Paganelli

 

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