La peggiore classe politica mai vista

27 Luglio 2020

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 Da Appelloalpopolo del 19-7-2020 (N.d.d.)

In Italia ci sono 4,5 milioni di poveri assoluti e 9 milioni di cittadini in condizioni di povertà relativa. Quasi 14 milioni di inattivi e più di 2 milioni di disoccupati. 12 lavoratori su 100 che vivono sulla soglia della povertà. 4,3 milioni di lavoratori part time, di cui 2 su 3 involontari. Eppure l’Italia è un Paese interamente da ricostruire. Come dopo una guerra persa. A partire dalle più elementari infrastrutture: strade, autostrade e ferrovie. Ci sarebbero da mettere in sicurezza, al riparo dal rischio sismico e idrogeologico, migliaia di edifici pubblici. A partire da scuole e ospedali. Ci sarebbe da ricostruire un’industria di Stato. Un nuovo IRI. Ci mancano insegnanti, medici, infermieri, ricercatori, operatori ecologici, giardinieri, operai specializzati. Ci mancano milioni di dipendenti pubblici. Abbiamo mattoni, ferro, cemento, materie da lavorare, da trasformare. E abbiamo milioni di italiani che non aspettano altro di poterlo fare. Milioni di italiani a cui spetterebbe una vita almeno dignitosa. Ma non succede. Perché “mancano i soldi”, ci dicono da sempre. Dal 2007 a oggi, le Banche Centrali dei più importanti Paesi al mondo hanno emesso dal nulla (dal nulla), ventimila miliardi di dollari: 20.000.000.000.000 di dollari!

Come se non bastasse, per giustificare tutta questa macelleria sociale, deresponsabilizzando se stessi, la nostra classe politica – la peggiore mai vista – ci ha messo al collo da più di 30 anni il cappio del vincolo esterno. Così che un Rutte qualsiasi si possa permettere di decidere come gestire il Paese. Il nostro, non il suo. Con altre riforme lacrime e sangue. Solo quelle, da sempre, ci chiede l’Unione Europea. Dalla fine della seconda guerra mondiale siamo uno Stato a sovranità limitata. Non bastava, evidentemente. Ci hanno ridotti a una colonia. Da spolpare, da umiliare. Grazie a una classe politica di servi, di ignoranti e di traditori. Ci meritiamo di meglio. Molto di meglio.

Gilberto Trombetta

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