La vita di un novantenne e quella di un bambino |
28 Novembre 2020 Dire che la vita di un novantenne vale quanto la vita di un bambino: a) è falso, perché in un caso si perde mediamente qualche mese o anno di vita e nell'altro si perdono mediamente almeno settanta anni di vita e perché la morte di una persona molto anziana è comunque un approdo mentre la morte di un bambino è una vita spezzata; b) è ipocrita, perché tutti sanno che si tratta di una falsità per le ragioni indicate sub a); c) è immorale perché in ogni società che esprima una civiltà e non sia dominata dall'individualismo nichilistico, si troverebbero almeno mille novantenni pronti ad immolarsi per salvare la vita di un bambino. Ma viviamo nel regno della falsità, della ipocrisia e della immoralità, sicché non bisogna dire la verità che tutti sanno, perché altrimenti milioni di sgherri dell'ipocrisia - che come sempre indossano le vesti dei moralisti - ti accusano di essere insensibile e per l'eugenetica, quando invece tu hai semplicemente detto la verità. Stefano D’Andrea |