La Sinistra e il Great Reset

18 Dicembre 2020

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 Gli intellettuali di sinistra hanno negato per nove mesi che l'emergenza pandemica fosse legata a una strategia di edificazione d'un nuovo modello di società e, anzi, hanno etichettato come "negazionista" chi sosteneva questo. Adesso che il programma del Great Reset risuona nelle parole dei vertici eurofederali e dei capi di stato - ed è dunque divenuto impossibile negare l'esistenza di una strategia dall'alto di trasformazione sociale - ci apprestiamo a osservare il salto della quaglia: ovvero l'adesione a tale programma giacché i suoi enunciati retorici sulla sostenibilità, ben si confanno all'immaginario della sinistra benestante e neo-borghese.

Il fatto che questo programma prospetti la precipitazione nella miseria di almeno un quarto della popolazione e che distrugga qualsivoglia dimensione collettiva e cooperante tanto del lavoro quanto della socialità sostituendola con simulacri virtuali, è accettato volentieri da una classe e da una generazione che, oltre a far propria la prospettiva della clausura permanente e quindi del pensionamento anticipato dalla vita, pretende anche di imporre suddetta prospettiva al resto dell'umanità e alle giovani generazioni.

La sinistra non è più un mero ambito di falsa coscienza, ma un tumore.

Riccardo Paccosi

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