Abbecedario di lacrime

18 Maggio 2021

Il degrado ambientale, sociale, individuale che tutti abbiamo contribuito a realizzare negli ultimi 50 anni di attività predatoria è sufficiente per comprendere che nessuna volontà politica vuole porvi rimedio. Non resta che sedersi in riva al fiume e guardare passare il cadavere di ciò che avevamo creduto immortale. Il crollo è inevitabile, ma tra le macerie certamente ci sarà modo di riannodare il filo rosso dello spirito della bellezza.

Ci sono articoli di scienziati e Università, ci sono libri di studiosi e ricercatori che espongono grafici e andamenti, che espongono elenchi di dati relativi a quanto qui sotto accennato. Non sono stato a copiarli, non ho voluto utilizzarli. Non servono più. Non aggiornano il discorso, non creano più informazione. Chiunque, establishment e persone comuni, di qualunque fazione, sanno già come stanno le cose. Chi detiene il potere della comunicazione dirige il discorso a favore dello status quo decorato da qualche ricamo ecologista da una parte e chi ha osservato dove ci ha portato la politica del progresso dall’altra battagliano ad armi impari. La lotta è iniziata tardi? No. Chi lotta ora ha a sua volta alimentato il problema. Nella sua bolla edonistica ha, a sua volta, dato colpi d’ascia al ramo sul quale siamo tutti seduti. Nelle crisi si creano sinapsi d’intelligenza e di consapevolezza che stravaccati sul divano del comfort prima di tutto, non hanno humus per fiorire. Resta da vedere quanto sarà lungo il crollo e quanto la comunicazione riesca a far seguitare le persone a dissanguare il pianeta. A dissanguare se stesse in nome di briciole di stipendio, di promozione, di pensione, di benefit, di carriera, di premi e riconoscimenti. I giochi sono fatti. Qualcuno sopravviverà. Qualcuno avrà le occasioni per erigere una società a misura d’uomo.  Dunque, chi volesse assumersi la responsabilità di come stanno andando le cose sa che fare: non gli servono strumenti affilati di dati e grafici. Basta che, nella sua misura, esprima il problema. Ma non più come una questione personale, generata dall’indignazione per lo sfregio morale cui assistiamo da decenni. Piuttosto come un problema dell’umanità di cui farsi individualmente carico. È quanto ha fatto e detto Cristo. Che ne valga la pena di considerare la sua parola? Abbecedario di lacrime è un parziale elenco di voragini ognuna delle quali provocate con ferma determinazione da uomini come noi.

Mare. La pesca predatoria praticata in tutto il mondo ha un valore di devastazione dell’ecosistema numerose volte superiore a quello del versamento in mare di tutti i disastri petroliferi. È superiore al danno provocato dalla deforestazione e a quello della cementificazione. Ma non sono né disastri, né danni. Entrambi i termini – per quanto grevi – implicano la possibilità di un rimedio. Nel caso della pesca industriale la distruzione dell’ecosistema che si è compiuta in questi ultimi 50 anni non lascia scampo alla catastrofe ambientale, non solo marina. Nessuna politica sarà in grado di sottrarci al destino nero al quale siamo stati consegnati dall’avidità delle persone nell’incantesimo del potere del denaro. Cielo. Una trama di elettromagnetismo tesse l’atmosfera alterando il campo geomagnetico bussola degli animali migratori e delle orbite delle particelle bioatomiche. Le deviazioni magnetiche comportano crescenti comportamenti anomali e suicidi degli animali e alterazioni individuali la cui valenza sarà prima o poi rilevata. Clima. Le emissioni antropiche sono filtrate dal messaggio del sostenibile, dell’economia circolare, dell’impatto zero. Solo bugie politiche per lasciar fare. Nonostante l’esigenza di salvaguardare la natura sussista indipendentemente dai cambiamenti climatici – l’ontologia predatoria e distruttiva della logica del profitto del capitalismo sarebbe sufficiente – sostanzialmente non si muove una foglia nella boscaglia oscura dei trattati e delle loro ratifiche. Gli ultimi pagheranno il conto per primi. Terra. Vorrei sentire la risposta dei capitalisti, dei celebratori dello status quo di questo sistema sociale, di chi non sa ancora di vedere il mondo dal suo antropocentrismo, di chi è iscritto al WWF, di chi lotta per l’ambiente, di chi parla di sostenibilità, di impatto zero, di economia circolare e quella dei cristiani, con il loro uomo che domina la natura. Vorrei sentire i cultori del progresso, quelli che pensano di poter chiudere il discorso con il loro “se poi hai mal di denti, lo rifiuti il progresso?” Vorrei chiedere loro se hanno idea quanto siano lontani dalla dignità della terra. Vorrei chiedere loro se hanno mai sentito la terra. Finché la terra, l’aria e l’acqua varranno zero, finché dipenderanno dal mercato, qualunque risposta non sarà che la marca di una distanza che sarà sempre infinita dalla terra. Plastiche. Un’area del nord Atlantico, più vasta della superficie della Francia, è occupata da plastiche e microplastiche. Per circa la metà si tratta di reti da pesca industriale. Metalli. Resti di scarti di produzioni industriali e radioattive finiscono nel terreno e nelle falde acquifere del mondo. Tutto il ciclo alimentare ne è coinvolto. Allevamenti. Il cibo e le condizioni di allevamento industriale rappresentano un apice d’intelligenza disponibile solo entro una concezione dell’uomo come superiore e possessore del mondo. Presuppone la risibilità della dignità che meritano gli esseri senzienti. Allude ad una cultura che non è la sola disponibile come vogliono farci credere. E siccome pare la sola disponibile, significa che sono riusciti a farcelo credere. Demografia. Nonostante la questione della sovrappopolazione sia prioritaria a tutti gli altri problemi socio-ambientali e abbia carattere esiziale più di quanto non sia nelle disponibilità degli altri gorghi di spregio della vita che le intelligenti politiche dell’Occidente hanno messo in essere, la faccenda demografica non è presente su nessun tavolo a noi disponibile. Forse i filantropi del mondo se ne stanno occupando. Tenersi pronti ad accettare una buona uscita in cambio di qualche promessa che i nostri nipoti ritireranno all’opportuno sportello del banco dei pegni. Che la filiera presunta pandemia da Covid-19/terrore di morte/vaccinazioni a tappeto/altre pandemie previste/scontate vaccinazioni a tappeto sia un progetto – o lo sia divenuto – anche per la questione demografica? Accumulo rifiuti. Mafie e governi fanno affari con i rifiuti del consumismo, dell’obsolescenza, della rincorsa all’effimero, all’accumulo, alla quantità. Le mafie ci guadagnano denaro e, con loro, i regimi collusi. Gli stati ci guadagnano smaltendo dal proprio territorio le scorie tossiche e invasive. Poi vanno in tv a vantare primati e successi. Pil. Basato sul conteggio economico quale presunta espressione dello stato di salute di un paese. Stare a precisarne quanto abbia formato fior di bocconiani, loro consimili e tutti gli altri e, contemporaneamente, quanto abbia deformato la percezione del giusto e del bene, è divenuto ormai superfluo. Tuttavia l’evidenza di dover aggiornare il concetto con contenuti più umanistici, pare non pervenuta ai piani alti del palazzo. Giornalismo. Non sanno più come barricarsi. Qualcuno di loro prova ancora a colpevolizzare chiunque faccia vero giornalismo. Intanto racimolano qualche clic con video amatoriali e gossip o elemosinando qualche lira d’abbonamento pietosamente concessa dagli ultimi di questa generazione. Quelli che una volta compravano il giornale. Nel frattempo obbligano ad assistere a offensive pubblicità in forma di stalking per vedere le loro futili notizie, magari precedute dall’avvertenza che potrebbero urtare la nostra sensibilità. Non sanno cosa sia la dignità e il rispetto. E non lo sanno in cambio di qualche lira. Se fossero in cima con me, per una volta nella vita, al gioco dalla torre non esiterei. Se casta è, sia anche feccia. Opulenza. Andiamo a dormire senza sonno, a mangiare senza fame, ad amare senza sentimento. L’orologio detta il ritmo. Notte e giorno, luce e buio, astri e cosmo non ci dicono più nulla. L’energia sottile del mondo è messa a tacere, oppure in bocca ai ciarlatani. Il bene della frugalità è lasciato ai presunti pauperisti. Tutto va al rovescio tranne che per generare malessere e malattie, violenza e alienazione. Ma non fa niente, al primo languore non avremo che da aprire il frigo, che da mettere mano al portafogli, che da metterlo a tacere con merendine e snack. La pubblicità lo dice. E ancor prima il nostro presunto ma inalienabile diritto a considerarlo un effetto da eliminare. Così, giovani e non, seduti per l’happy hour credono di vivere la vita. Consumismo. Le case sono piene di oggetti. Si scopre di avere questo e quello aprendo antine secondarie. Non ci si ricordava di avere già quanto nuovamente acquistato. C’è il problema di buttare via il lettore VHF, del tutto funzionante. Davanti alle pubblicità che invitano a nuovi acquisti nessun rigurgito in noi, nessun senso di offesa di umana dignità profanata, sventrata, violentata. Né davanti alle politiche della ripresa, impostata sui consumi. Quale capitalismo potrà risolvere i problemi che ha creato? Quale cultura del consumismo potrà disintossicarci dall’assuefazione al consumo? Scientismo. Religione alla quale non sappiamo di avere aderito. Ma sappiamo bene perpetuarne il dogma: la scienza è la sola verità. La razionalità il solo modo per valutare il mondo, l’analisi il solo modo per conoscerlo. Covid-19. Vaccinato! Scusate, ma di cosa siete contenti? Pensate di essere immuni? Se sì, a tempo indeterminato? Il virus muta, altri vaccini saranno necessari. Vi credete non più infettivi? Avete mai letto nulla, che non sia dai tg, sulle controindicazioni a breve e a lungo termine? “Il vaccino è sicuro” poi hanno dovuto ammettere effetti collaterali. Ma prima erano tutti ciarlatani quelli che parlavano degli aspetti nascosti dei vaccini. Hanno sbagliato terapia e hanno così ucciso migliaia di persone. Hanno vietato le autopsie, fonte inestimabile di informazioni per conoscere ciò di cui non si sapeva nulla. Medici hanno curato con efficacia secondo protocolli extragovernativi, ma sotto l’egida ministeriale della vigile attesa non sono mai stati ascoltati. Perché accondiscendete ad affermare l'idea che il covid-19 sia mortale per chiunque, che non si possa curare a domicilio? La presunta pandemia ha una mortalità inferiore all’1%. Percentuale in buona misura occupata da persone la cui salute era già più o meno compromessa. Portate le maschere nonostante all’aperto non sia obbligatorio, né strumentale alla prevenzione. Avete mai letto nulla sulla dimensione sperimentale del vaccino che vi rende cavie da laboratorio sociale? Non avete avvertito le paurose contraddizioni ministeriali alle quali abbiamo assistito in questo anno e passa? Non sapete delle ordinarie censure nei confronti di fonti di informazioni diverse dalle governative? Non sapete che hanno bloccato voci banali, senza motivo pertinente? Non capite che significa? Perché volete partecipare ad una società sempre più controllata, irreggimentata, uniformata? Perché tutta questa prostrazione?  Sicurezza. Avanti dritti senza ostacolo alcuno, guidati dal vessillo della société sécuritaire. La sicurezza come diritto, l’assunzione di responsabilità come scarto. Anche le valanghe e le frane avranno il colpevole. Ma il rischio è ineludibile. Chi vende sicurezza vende morte. Tutti in coda per acquistare strumenti di controllo e assicurazioni. Tutti in coda ad accusare. Tutti al lavoro per aumentare la dipendenza da norme e tecnologia, ignari di buttare il bambino con l’acqua sporca. Sì il bambino, la misura d’uomo, la capacità di muoversi secondo sentire non solo secondo sapere. La più idonea a creare la miglior sicurezza disponibile. Scuola. Nessuna presenza nel percorso scolastico che alluda all’intento di formare persone compiute, in grado di assumersi la responsabilità dei propri sentimenti, di riconoscersi attraverso il corpo che non sia solo strumento di vanità o vergogna. Nonché di generare nelle persone la fioritura del seme dell’equilibrio, della fiducia in se stessi, della certezza della propria creatività. Tutto lo spazio è preso a far ingollare dati e nozioni la cui sola funzione è creare automi pronti alla silente irreggimentazione. Pronti a farsi vanto di essere i migliori e a vergognarsi di se stessi se peggiori. Pronti alla guerra tra poveri. Debito pubblico. Nessuna politica potrà risanarlo. Esso è strumentale al sistema. Con esso si tesse la rete che ha legato mani e piedi tutte le intenzioni di buona politica. I passacarte mezzobusto ancora leggono le veline sulla riduzione del debito pubblico o sulla ripresa. Lo fanno con enfasi, naturalmente tacendo la circoscritta e strumentale contabilità dalla quale emerge. Fumo negli occhi.  Disoccupazione. La crescita demografica e l’automazione, la distruzione delle piccole economie e la grande distribuzione, la delocalizzazione e il costo della mano d’opera, il fu articolo 18, sono alcuni binomi ossimorici che da soli bastano per cessare di dare ascolto alle menzogne delle politiche contro la disoccupazione. Attendere il sussidio e stare buoni. Se a noi pare imperdonabile, a quelli che verranno dopo sembrerà una fortuna. Mafie. La disponibilità di denaro permette azioni di controllo e dominio che possono sedersi al tavolo con la presunta legalità e trattare alla pari. Se business is business, in bocca a scellerati che si muovono per cavilli e avvocati tirapiedi entro i termini della legge, poteva essere bandiera della quale vantarsi alla faccia di qualunque dimensione di solidarietà sociale, ora, in bocca a criminali – spesso le medesime persone – rende più chiaro cosa implichi l’aver lasciato al liberismo il dominio del mondo. In bocca a uomini potenti si capisce cosa implichi aver pompato l’individualismo, avere creduto di poter fare a meno della natura organica, bioregionalistica, delle comunità.  Salute. Il passaporto sanitario impone la coercizione di sottostare a imposizioni che riguardano la salute, quindi il corpo, quindi la persona. In nome di una presunta salute sociale, saremo controllati. E in nome del controllo saremo tenuti a bada, con le buone e con le cattive. Nanotecnologia. Se ora parte dell’attuale generazione si interroga sull’opportunità di impiegare, di farsi iniettare strumenti che passano come servizio individuale e pubblico, come salvaguardia della salute, le prossime non avranno nulla da obiettare a nascere sotto una regia che ne conoscerà e controllerà ogni singolo gesto, per rendere soddisfatte le persone, diranno e faranno credere, ma soprattutto per controllarle. Se prima eravamo dubbiosi consumatori da conquistare, ora siamo merce da mercato, dati, quantità, ricchezza per chi detiene i nostri interessi, gusti, orientamenti. Cultura. La vulgata dello tsunami illuminista ha lasciato una melma scientista che tutto pervade a partire dal pensiero. Il filo-razional-individuo non è più in grado di elaborare il mondo per quello che sente. Quello che gli viene detto come verità ha sostituito la sua autonomia con strati di superstizione. “La scienza ci dice che il border collie sente da lontano”. È quanto dice una pubblicità di questi giorni per cibo per cani. Società. La dimensione dei problemi sociali è crescente per cause endemiche al sistema del progresso senza fine, del capitalismo e del materialismo e per cause individuali. Alienazione, precarietà, insicurezza, dipendenza, inconsistenza politica sono parte della ricetta mortifera che ognuno è costretto quotidianamente ad assumere. Le fasce inferiori del largo strato dei poveri – che include coloro che si credono fuori dal problema, un tempo detti borghesia – non hanno neppure la transitoria e fugace illusione di poter, in futuro, esorcizzare il problema e venirne fuori. La barriera valoriale che aveva resistito alle politiche economiche che ci hanno cresciuti – solo argine morale che avrebbe permesso di trarre la forza per raschiare il fondo del barile – si è liquefatta. L’individuo non è che un peso specifico da spostare a seconda della necessità della scacchiera… di una partita giocata da altri. Infrastrutture. Cedono i plafoni degli asili. Cadono cavalcavia, ponti, viadotti delle autostrade, delle statali, delle provinciali. Cedono piloni. Cadono città terremotate e i tardi alloggi ormai fatiscenti non possono essere lasciati perché la politica non ha permesso l’intervento di bonificazione delle abitazioni. Nubifragi travolgono paesi per l’irruenza delle acque che qualcuno aveva creduto di poter imbrigliare definitivamente. Eros. Ora siamo qui senza vitalità. Siamo colmi d’ansia e paure. Siamo nella condizione opposta a quella per la quale siamo nati. Non servono grafici dell’andamento di suicidi e psicopatologie, né esperti che ci chiedano se sentiamo ancora qualche emozione, né quando abbiamo urlato l’ultima volta. Basta la nostra onestà intellettuale e inettitudine spirituale a renderci consapevoli che non ci alzeremo dal divano, che non cesseremo di essere indulgenti nei nostri confronti e privi di pietà nei confronti degli altri. L’eros ce lo siamo giocato con la delega della democrazia e della salute, della cultura e dello scopo della vita. Lo abbiamo barattato in cambio di un piatto di lenticchie. Precarietà. Che tipo di terreno sociale diviene disponibile quando manca il lavoro, quando è precario, quando è flessibile, quando sei in esubero? Che tipo di progetti di vita sussistono nella nuova normalità dell’incertezza mescolata di paura, censura, criminalizzazione del dissenso, celebrazione dello scientismo, oscuramento della verità? Controllo. Un numero crescente di persone consapevoli del delirio che imperversa nella politica non può essere sottostimato dagli interessati allo status quo. Nessuno di noi, singolo o gruppo accetterebbe di vedere le proprie strade invase da colonne di mezzi maleodoranti. Nessuno accetterebbe di sottoscrivere di buttare al macero valli, coste, beni culturali, pianure. Nessuno voterebbe per vedere pubblicità al posto di natura lungo le strade. Ma un passo alla volta l’abbiamo accettato zitti e muti.

Vengono e verranno messe in campo tecniche e modalità imbonitorie per contenere una rabbia che, a mezzo del web, ancora si potrebbe infiammare. Le conseguenze, saranno una repressione e una censura di livello superiore all’attuale. L’azione ribelle al massimo sveglierà qualche altra coscienza e provocherà qualche altra reazione. La controreazione dei divanisti si ritorcerà contro chi avrà tentato di deviare il corso satanico di questa storia. Lo vediamo già ora con un apparentemente innocuo esempio. Basta andare in giro senza mascherina per vedere le persone saltare sull’altro marciapiede, spesso lanciando insulti. Il più frequente è stupido. La potenza di fuoco di ogni ordine di arma è incommensurabile alla nostra capacità di immaginarla. Lentamente, come un’ameba ingloberà e metterà a tacere il dissenso. Lo emarginerà. Lo comprerà. Lo eliminerà come già, con pochi mesi di telegiornali, ci ha dimostrato che non è neppure difficile.

Lorenzo Merlo

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