Il crollo della razionalità

15 Giugno 2021

 Da Appelloalpopolo del 13-6-2021 (N.d.d.)

La domanda mi appare come la domanda che ogni persona di intelligenza almeno media dovrebbe porsi: se il vaccino non fosse sufficientemente efficace, come organizzeremo la nostra vita dalla fine di ottobre a maggio prossimo? Non sufficientemente efficace è il vaccino che protegge i vaccinati nella misura del 50% (o in misura minore); che non impedisce, quindi, la morte di 50.000 o 40.000 persone in un anno; o magari di 30.000, tenuto conto che coloro che sono stati malati o infettati asintomatici e – secondo i migliori studi – persino, anche se in minor misura, coloro che, pur senza infettarsi, sono stati a contatto con i malati, hanno sviluppato cellule della memoria, che dovrebbero proteggerli in caso di re-infezione.

È una domanda che nel novembre scorso ho posto a vari parenti, amici, colleghi e conoscenti. Ma nessuno voleva ascoltarla. Non ho ricevuto nemmeno una risposta. Tutti replicavano: intanto speriamo che sia efficace, poi ci si pensa. Questo atteggiamento, comune alle persone che ho interrogato, non può dirsi frutto di propaganda. Certamente già a novembre 2020, TV e stampa nazionali avevano promosso la fiducia nel vaccino; avevano convinto o almeno fatto sperare quasi tutti che fosse molto probabile o addirittura certo che il vaccino sarebbe stato risolutivo. Mai però – per quanto mi risulta – TV e stampa nazionali avevano affermato che nel frattempo non avremmo dovuto interrogarci sul modo di organizzare la vita sociale, in caso di vaccino inefficace, totalmente o parzialmente. La volontà di infilare la testa sotto la sabbia, di tapparsi le orecchie per non ascoltare la domanda, di cambiare discorso per non rispondere, di rifiutare la domanda perché reputata fastidiosa, trovava fondamento, dunque, in un istinto diffusissimo, sollecitato dalla paura ma profondamente radicato nell’animo di tutte le persone. Qualcosa di simile allo scongiuro, al toccar le parti intime o il ferro, alla scaramanzia. Pura superstizione. Il crollo della razionalità; la soppressione della ragione. Un diffuso – per quanto riguarda la mia esperienza addirittura generale, se escludo compagni di partito e contatti social – meccanismo di rimozione impediva a tutti di sollevare la domanda fondamentale.

Sono trascorsi sei mesi ma la domanda fondamentale nessuno vuole ancora porsela. Alcuni, perché, non si sa in base a quali dati, si sono convinti che il vaccino sarà risolutivo: l’ipotesi a fondamento della domanda è per essi insensata e non destinata a realizzarsi, anzi da escludere radicalmente. Altri, per il diffuso o generale meccanismo di rimozione. Sebbene per una persona come me, che ripete a se stessa, quasi quotidianamente, la frase di Robespierre “Sono nato popolo, non sono mai stato altro, altro non voglio essere; disprezzo chiunque abbia la pretesa di essere qualcosa di più”, sia triste constatare la diffusa e quasi generale volontà delle persone di non riflettere sul proprio futuro, devo comunque constatare che TV e carta stampata non mostrano che le élite politiche, accademiche, imprenditoriali o giornalistiche sollevino la domanda fondamentale. Per qualche misteriosa ragione, nelle élite, non diversamente che nel popolo – tra il quale in realtà si rinvengono esigue minoranze di valore – non emerge nemmeno una persona di media intelligenza, che ponga la domanda che chiunque dovrebbe porsi e che anzi ci dovrebbe assillare. È perciò ormai sicuro che, nell’ipotesi che il vaccino non sia sufficientemente efficace – degli indizi della efficacia parziale parlerò in un prossimo articolo – a fine ottobre torneremo ad essere governati da approssimazione e improvvisazione; a soggiacere alla irrazionalità del principio di massima precauzione, che per quasi tutti gli angosciati (ossia per moltissimi), non soltanto non è un principio stupido, ma implica anche “precauzioni” che si sanno inutili; e ad essere circondati da angosciati e ossessionati, che non ci stimeranno o addirittura ci disprezzeranno per il solo fatto che non siamo e non saremo angosciati e ossessionati.

Se a lungo il crollo della razionalità, che è l’elemento più rilevante della crisi pandemica, ha suscitato in me orrore e un grave senso di disapprovazione, persino di disprezzo per le élite che erano chiamate a governare la crisi, ora invece mi appare soltanto il segno di una società ridicola. Questa esperienza, per molti versi drammatica, avrebbe un suo lato utile, se sapessimo cogliere la verità mastodontica che essa ha reso manifesta: le società occidentali sono composte, per lo più, da uomini ridicoli e ciò è vero per le élite almeno quanto è vero per il popolo. Ma è noto che, in genere, le persone che si immedesimavano in Fantozzi non amavano vederne i film. Quindi temo che la riflessione sul contegno tenuto durante la pandemia sarà svolta da poche persone. I codardi vivono immersi nella rimozione.

Stefano D’Andrea

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