Il paragone col Viet Nam è improprio

19 Agosto 2021

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Immaginiamo uno di quei baracconi del luna park, del genere "galleria degli specchi " o labirinto: un tizio entra, gira a vuoto per quasi mezz'ora, non ci capisce un tubo e ritrovandosi infine all' ingresso anziché all' uscita, prende e se ne va. In Afghanistan è successa la stessa cosa agli USA e alleati della NATO, con la differenza sostanziale che invece di perdere mezz' ora di tempo e due euro di biglietto hanno perso vent' anni e una valanga di fantastiliardi di dollari difficilmente quantificabili in logistica, armi sofisticatissime, munizioni, addestramento truppe, aiuti e quant' altro.

Nell' agosto 2001 alla vigilia delle Torri Gemelle in Afghanistan dominavano i Talebani, nell' agosto 2021 dominano i Talebani.

Semplicemente: punto e a capo e con questo punto e a capo si chiude un ventennio esatto di politiche catastrofiche e fallimentari in tutta l' area medio-orientale con Assad in sella in Siria, più forte che mai, l' Iran ancora al suo posto e con un regime solido, la Libia ridotta a buco nero nel cuore del Mediterraneo in cui si sono inserite la Russia e soprattutto la Turchia -che pur membro NATO applica una politica estera tutta sua, particolare, spesso e volentieri in antitesi con quella occidentale- quindi abbiamo gli Hezbollah libanesi sempre presenti e sempre saldi e la Striscia di Gaza che è un’autentica spina nel fianco per Israele: "una zanzara che può far impazzire un elefante”, per usare le parole del feldmaresciallo Radetzky.

Poi Israele stesso sembra che non stia molto bene all' interno: il Paese è completamente invischiato in un Covid infinito, nonostante la terza (terza!) dose di vaccino agli anziani i contagi non frenano, anzi aumentano e si dice che 14 anziani siano morti nonostante la terza dose (leggetevi la stampa di Tel Aviv e Gerusalemme online se non ci credete) e quindi che fa Bennet? Estende il "Green pass" in salsa israeliana ai bambini dai 3 anni in su!

Ritorniamo alla nostra disamina. Per edulcorare la pillola di questa debacle strategica, politica, militare e ora umanitaria si usa e si abusa del paragone col Vietnam. Il paragone regge unicamente dal punto di vista bellico e dell’umiliazione di un esercito supertecnologico messo alle corde da guerriglieri coi sandali, col cappello a cono e il pigiama nero come erano i Viet-Cong. Regge se si paragona la tenacia, il fanatismo e la determinazione sia dei Talebani che dei Viet-Cong a lottare ad oltranza, non curandosi delle perdite e usando il fattore tempo come arma. Il paragone non regge assolutamente dal punto di vista geostrategico, perché nei primi anni Settanta il duo Nixon-Kissinger (in verità più il secondo che il primo...) riuscì nel capolavoro tra il 1972 e il 1973 di uscire nella maniera meno umiliante possibile dal teatro bellico sudvietnamita, scaricando tutto il peso militare sulle truppe fantoccio del presidente Thieu e inoltre nel febbraio 1972 la storica visita di Nixon a Mao fece riavvicinare la Cina agli Stati Uniti, ponendo le basi del successivo isolamento dell' URSS. In questa vasta opera strategica di riallineamento totale su scala globale del peso degli Stati Uniti, sfruttando magistralmente l’antagonismo Cina-URSS, il Vietnam del Sud poteva essere una pedina sacrificabile e infatti Thieu resistette circa due anni di sconfitta in sconfitta, sino ai Viet-Cong a Saigon (30 aprile 1975). Kissinger insomma riuscì a trasformare una sconfitta tattica in una vittoria strategica, che portò anni dopo i suoi frutti. Premesso che il disastro afghano per tempo, denaro sprecato, disastro umanitario eccetera è da ritenersi maggiore rispetto a quello vietnamita, non si vedono attualmente né nuovi Nixon né nuovi Kissinger.

E torniamo infine ai Talebani a Kabul: quali saranno le conseguenze? Impossibile rispondere a una domanda simile, che si inserisce in un quadro internazionale e globale entropico ormai all' ennesima potenza, dove tutto e il contrario di tutto è possibile. L' unica cosa da dire è questa: i Talebani ormai ci sono e ci stanno. Non penso che dopo 20 anni simili si sia pazzi totali da ripeterne altri 20 peggiori. Bisogna quindi farsene una ragione, che piacciano o no. Naturalmente valgono per i Talebani le stesse regole di tutti: debbono restarsene nel loro territorio, nel loro Stato, nei loro confini senza cercare di imporre il loro credo agli altri. Che poi è cosa valida per tutti: un Occidente che da decenni cerca di imporre il suo credo agli altri si è visto, per una terribile eterogenesi dei fini, le scene attuali di Kabul. Qualcuno dirà: ma i Talebani sono retrogradi, medievali, sinistri, oscuri, riporteranno l’Afghanistan al VII secolo dopo Cristo. Bene: giacché i Talebani sono in Afghanistan (e non a Stoccolma, Washington, Roma o Varsavia) saranno gli afghani stessi a farsi due conti e a decidere se vorranno vivere come nel VII secolo dopo Cristo o meno. Questo non è compito nostro, che oltretutto di altri guai siamo pieni e inguaiati: di come si vive in Afghanistan è tempo che inizino a pensarci gli afghani, non gli altri.

Due parole finali sui profughi in fuga: ennesima, dolorosa e atroce emergenza umanitaria, provocata appunto dal fatto che da 20 anni ci si rompe la testa su come si debba vivere in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria. L' Europa sta già discutendo (litigando) su chi dovrebbe assumersi l'onere dei profughi. Indovinate: chi sarà per la maggior parte?

Simone Torresani

 

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