La piazza sia un mezzo, non un fine

18 Ottobre 2021

In data 16 ottobre 2021 questo blog ha pubblicato un ottimo articolo intitolato "Opposizione assoluta", scritto da Enrico Caprara. Ho la fortuna di conoscere personalmente l’Autore,  uomo integro e di alta levatura morale che da anni studia i rapporti complessi e interconnessi tra Tecnica , Società e Potere e sicuramente non ne avrà a male se farò una chiosa relativa ad alcuni concetti da lui espressi.

-Fallimento del Transumanesimo e della Quarta Rivoluzione Industriale: penso pure io che sia un "desiderio"(delle élite) o comunque un progetto destinato a fallire, non solo per l’aumento dei processi caotici provocati dalla evoluzione tecnologica o per la struttura articolata della realtà. Un terzo elemento, non indifferente, è che tale processo necessita di una produzione di energia e di materie prime infinite all' interno di un sistema finito quale è il nostro Pianeta (la terraformazione di Marte lasciamola agli sceneggiatori di "Star Trek" e anche se, per assurdo, si potesse compiere, occorrerebbero dei tempi non indifferenti e farebbe prima a finire il sistema a patatrac) e un esempio in scala globale lo stiamo vedendo in queste settimane, con la crisi della logistica e delle materie prime, che va a saldarsi in un mostruoso "diagramma di Venn" dove tutto è interconnesso con la crisi energetica.

Sapete, in poche e semplici parole, che sta accadendo? L' economia mondiale ha avuto una brusca accelerata produttiva dopo mesi di blocchi a singhiozzo e tale scatto, dai più auspicato, ha creato una domanda elevatissima di materie prime e di energia, domanda alla quale l’offerta non riesce a tenere il passo, non perché vi sia mancanza di logistica o di siti produttivi ma per il fatto che il livello di energia per muovere le fabbriche e di materie prime per sfornare i prodotti è largamente insufficiente. Ne consegue un aumento dei prezzi (gas e carbone in primis, col secondo triplicato, alla tonnellata, da 8 a 25 dollari in meno di 18 mesi) e una riduzione delle fonti energetiche, che vanno a colpire le industrie, specie in Cina -la fabbrica del mondo- e per effetto domino salta la distribuzione e la logistica: se si ferma una fabbrica di microchip, ad esempio, l’intera filiera automobilistica mondiale va in tilt, con cassa integrazione e stop come sta accadendo. La Cina sta pensando a centrali nucleari con processo di fissione a torio -232 anziché a uranio-235 e uranio-238, in teoria più sicure e quindi da costruire a volontà, in pratica una centrale a torio abbisogna appunto di torio, che è uno scarto delle terre rare -il nome è un programma e spiega tutto- e ha un coefficiente di rendimento in megawattora molto più basso rispetto a una fissione tradizionale. Che facciamo, riempiamo il mondo di centrali a torio per poi trovarci senza torio? Esistono fotovoltaico, eolico, mareomotrice dirà qualcuno. A parte il fatto che i pannelli sono fatti tra l’altro in polimeri di plastica (derivati del petrolio e siamo ancora punto e a capo) e dopo vent' anni vanno smaltiti, il loro rendimento non è sufficiente a coprire l’enorme fabbisogno che chiederà una Quarta Rivoluzione Industriale. E siamo ancora lì: il cane che si morde la coda. Un simile progetto è destinato al fallimento.

-Opposizione assoluta: è la parte più interessante dell'articolo di Caprara, meriterebbe un capitolo o un libro a parte, cercherò di riassumere. Da tre mesi ho occasione di andare nelle piazze, parlare con la gente. Gira e rigira, togliendo una percentuale di complottismo becero e da letteratura fantasy-rettiliani, flotte di astronavi di Elohim da costellazioni remote, controllo mentale con nanotecnologie nei vaccini, che sono sì un siero sperimentale e non lo faccio per questo, ma non per tali deliri -il grosso della gente fa un discorso così concepito: lottiamo per la libertà di scelta (giustissimo), per i diritti costituzionali (sacrosanto) e una volta finita questa storia si ritorna al lavoro, allo stile di vita del 2019, a fare quello che si faceva prima eccetera. Se qualcuno è sovranista aggiunge: levando l’Italia dalla UE ritornerà il benessere, il lavoro al primo posto e ancora eccetera eccetera. Che ne consegue? Ne consegue che per la maggioranza di chi è in piazza si tratta di un momento contingente, straordinario -nel senso letterale di: fuori dall' ordinario- da far cessare per poi riprendere la giostra.

Bene. Prendiamo atto allora che la maggioranza delle persone non ha capito un cazzo, detto tout court. A una quota di costoro che hanno consapevolezza dico: leggetevi le parole di Caprara, è tutto scritto in poche righe. Fare opposizione assoluta secondo me, nella crisi ormai irreversibile della civiltà che conosciamo, nemmeno significa andare in piazza a disturbare il Potere, ma recarsi in piazza dopo aver letto Junger e cercare i propri simili, costruire una rete di relazioni il più discreta possibile e creare veramente una società parallela, utilizzando gli spazi che una civiltà in crisi ci sta aprendo. Non significa andare in piazza contro il potere elitario finanziario, ma impadronirsi dell’occasione più unica che rara data da questa contingenza storica per liberarsi da gabbie e fardelli quali il lavoro salariato e tutto il luccichìo ormai droga moribonda di una società in putrefazione (il divertimento di massa e l’industria ad esso deputata, i bisogni indotti, ecc.).

Per concludere: la piazza sia un mezzo, non un fine. Lasciamo pure gli altri a contestare il Potere perché vogliono tornare al "prima”, un prima che non ci sarà più, che non ha futuro e che il Potere non riuscirebbe a garantire nemmeno se volesse. Non è tempo di urto frontale col Potere. O meglio, lo faccia chi vuole tornare alle sue certezze prepandemia senza futuro: è tempo di essere il più invisibili possibile per il Potere, il meno ricattabili possibile, in modo che il Potere di noi si preoccupi il meno possibile, che ci veda pure come dei pazzi innocui. Si deve costruire un cantuccio, essere dei pionieri, creando una rete articolata, una comunità in cui gli elementi del profitto, del controllo sociale, del transumanesimo non possano trovare brodo di cultura. Tanto finita questa emergenza ve ne sarà un’altra e poi un’altra e un'altra e un'altra ancora e non saranno nemmeno più emergenze create ad hoc perché il modello stesso in cui siamo inseriti è diventato esso stesso emergenza. Sento l’obiezione: non è un progetto politico, è un rifugio nel privato. Sarà pure un rifugio nel privato, ma seme di pionieri che ricostruiranno dopo le macerie.

 

Simone Torresani

 

Commenti
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luckifosco@gmail.com
admin (Super Administrator) 17-10-2021 21:44

Nella mia veste di amministratore del sito mi scuso con Caprara per la cancellazione del suo articolo, per motivi indipendenti dalla mia volontà e a me incomprensibili
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