Patriot act all'italiana

18 maggio 2008

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Se ci pensate, il fatto che nei viaggi aerei non si possano portare bottiglie contenenti liquidi – oltre che un’infinità di altri insignificanti oggetti – è allucinante. Sono bastati quattro (presunti) dirottamenti ed altri (ancor più presunti) tentativi di attentati a far scattare divieti del tutto privi di senso ed utilità.
Ma questo è ovviamente solo un piccolo e tutto sommato innocuo particolare del ben più inquietante e liberticida Patriot Act attraverso il quale gli Stati Uniti, con il pretesto dell’11 settembre 2001, hanno limitato e continuano a limitare libertà e diritti sanciti a livello costituzionale. Senza contare i condizionamenti, le paure e le reazioni che hanno provocato con una campagna – essa sì – terroristica fondata sulla creazione di pericoli più o meno immaginari e di inquietudini fatte apposta a giustificare manovre autoritarie funzionali al Potere.
Il meccanismo è vecchio e risaputo: non c’è niente di meglio di un sedicente pericolo (ieri quello comunista, oggi quello islamico) e di un nemico ad hoc per rinsaldare l’autorità e compattare la popolazione. Il tutto, ovviamente, a scapito della libertà, destinata a passare in secondo piano rispetto al feticcio della Sicurezza
Non si comprende, da parte di coloro che in buonafede accettano questo stato di cose, che una volta fatto passare un simile principio, limitarlo può divenire impossibile. Un esempio, portato alla ribalta delle cronache dalle recenti vicende calcistiche, lo abbiamo sotto gli occhi in Italia. Con il pretesto di atti di violenza compiuti intorno al mondo del pallone, da oltre un anno esiste un organo istituzionale che ha il potere di vietare ai tifosi di determinate squadre di assistere alle relative partite allo stadio. Il tutto, ovviamente, nel nome della Sicurezza e della Legalità. E guai a dire che garantire legalità significa punire gli autori di reati e non indiscriminatamente coloro che vogliono vedere le partite della propria squadra: sarebbe l’emergenza del problema a legittimare tali soluzioni. 
Un tempo la legislazione appunto “d’emergenza” era prevista esclusivamente per casi limite come guerre, cataclismi, epidemie... Adesso basta qualche (oggettivante limitato, per quanto deprecabile) problema di ordine pubblico negli stadi per giustificare regole aberranti e lesive di fondamentali principi di diritto.
Ci sarebbe anche molto da dire sulla mancanza di logica e di utilità di simili provvedimenti, ma non è questo il punto che ci interessa: qui, in primo luogo, è in gioco la libertà di tutti noi. Per qualcuno l’importante è garantire la Sicurezza ad ogni costo... e chi se ne frega di quattro stupidi tifosi inebetiti dal calcio.
“Un giorno vennero a prendere un ebreo, ma io non feci nulla perché non ero ebreo". La conoscete quella storia che inizia così?

Andrea Marcon

Commenti
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max (Registered) 19-05-2008 09:49

Se con un morto allo stadio ogni cinque anni fermano le trasferte dei tifosi di alcune squadre, per i morti negli incidenti stradali dovrebbero fermare tutte le auto e non fare circolare più nessuno...cosa sulla quale io farei la firma, almeno la nostra restrizione di libertà servirebbe a qualcosa.
Aug83 (Registered) 19-05-2008 18:55

il problema è che gli ultras, con la scusa della violenza, sono visti solo come beceri esportatori di stupidità e di qualunquismo.
Al contrario, è gente che ha aperto gli occhi molto prima di tanti altri, proprio perché spesso e volentieri lo stato sperimenta negli stadi i metodi di controllo delle folle e dei cervelli delle masse attraverso lo sputtanamento televisivo di un fenomeno, quello della violenza da curva, presente DA SEMPRE e OVUNQUE, in ogni parte del mondo.
Ricordo uno striscione fatto di comune accordo da tutte le curve italiane ormai 7-8 anni fa che non a caso recitava così: LEGGI SPECIALI: OGGI PER GLI ULTRA', DOMANI PER TUTTA LA CITTA'.
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