Eduverso

7 Ottobre 2023

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 Da Comedonchisciotte del 6-10-2023 (N.d.d.)

Riaprono le scuole e tornano i problemi di sempre: cattedre vuote, supplenti di passaggio,  palestre inagibili, carta igienica che manca, calcinacci che crollano, muri sporchi, ecc. Il degrado dell’edilizia scolastica è il marchio visibile del degrado morale di un paese che investe il 15% in meno della media delle grandi economie europee nell’istruzione. E che ha completamento obnubilato gli insegnamenti dei suoi maestri come Maria Montessori che voleva le scuole bellissime, in senso etico ed estetico, quale fondamento per un sano sviluppo delle nuove generazioni e quale segno di prestigio dell’istituzione. Da almeno trent’anni, infatti, il tramonto dell’Occidente è ben visibile entro l’orizzonte della scuola italiana, nell’imbrunire della memoria storica, nel rabbuiamento del valore del sapere, nell’oscuramento della cultura umanistica, nello scempio che ne è stato fatto. Scempio non certo dovuto a sciagurate politiche frutto di incompetenza ma a un progetto di distruzione programmatica che, una riforma alla volta, sotto qualsiasi partito politico, ha colpito sempre e solo in un’unica direzione: abolire l’educazione e fabbricare l’ignoranza. Oggi gli studenti italiani non possiedono più nemmeno il dominio della propria lingua-madre, non sono in grado di comprendere un testo semplice, detengono un vocabolario medio di 500 parole. Insomma, missione compiuta.

Si rientra in classe, dunque, ma si ritorna in un luogo che è diventato totalmente “altro”. Già, perché nel frattempo è stata introdotta l’ultima riforma imposta dall’Europa con il ricatto del Pnrr, Mario Draghi come sicario e masochisticamente inflitta dai dirigenti scolastici ai propri istituti nel giubilo della pioggia di soldi in arrivo. Il “Piano scuola 4.0” – così denominato in omaggio alla quarta rivoluzione industriale ideata dal Wef – prevede la transizione digitale dell’intero sistema scolastico italiano. Non si tratta solo di modernizzarlo dotandolo di quegli strumenti – in effetti essenziali di fronte ai problemi reali della scuola – come lavagna interattiva o registro elettronico. La riforma fa ben altro: legittima la didattica on line. Ciò significa che studenti e docenti saranno inghiottiti nel Metaverso, orwellianamente ribattezzato Eduverso. […]

L’assedio è iniziato negli anni ’90 con le “Raccomandazioni della Commissione Europea” e il primo “Libro Bianco” del 1993 (“Crescita, competitività, occupazione”) in cui viene esplicitamente dichiarato che le scuole devono promuovere l’acquisizione di competenze digitali e di tecnologie informatiche per rispondere alle richieste dell’industria del terzo millennio. […] Siamo a una frontiera, ad un salto di paradigma. Dopo trent’anni di politiche neoliberali che hanno “aziendalizzato” l’istruzione, la scuola non è più solo il campo dove allevare una massa di analfabeti globali, ma il laboratorio in cui sperimentare la riprogrammazione antropologica delle nuove generazioni. La riforma taglia definitivamente le radici dell’umanesimo per spostare la scuola nell’universo siderale del transumanesimo. D’altronde, la direzione a cui si puntava era già tracciata tre anni fa, con la bussola impostata sul Metaverso quando, durante la pandemia, si è inaugurata la didattica a distanza, il precedente di una scuola senza corpi come candidamente ammesso dallo stesso documento di presentazione della riforma. L’Unesco lo scrisse in maniera cristallina già nella primavera del 2020: si tratta del “più grande esperimento della storia dell’istruzione“. L’esperimento è perfettamente riuscito e ora si procede a normalizzare l’eccezione, come Overton insegna. La cavia è, naturalmente, l’alunno, nel vero senso della parola. […]

Tutto il Piano scuola è presentato in un lungo documento dove abbondano le parole in libertà stampate alla Zecca di Stato della propaganda e ben congegnate per intrappolare nella dissonanza cognitiva. Dopo aver citato Maria Montessori e Loris Malaguzzi (pace all’anima loro!) per cercare, nello scempio in atto, una fantomatica continuità con una tradizione pedagogica di eccellenza quale era la nostra, il Ministero esordisce ribadendo l’importanza dello spazio nell’apprendimento. L’aula quadrata o rettangolare con la cattedra disposta di fronte ai banchi è un modello inadeguato per le esigenze didattiche di un mondo in rapida trasformazione. Servono “ambienti innovativi” che sono, appunto, ambienti digitali, ovvero, sono “non luoghi”, spazi completamente smaterializzati. L’esatto contrario delle teorie dei pedagogisti sopracitati che consideravano le aree esperienziali e relazionali fondamentali per un sano sviluppo psicofisico. Un contorto giro di parole, di arbitrii concettuali e di lampanti menzogne oscure per arrivare ad imporre la transumanza della popolazione scolastica nel Metaverso, attirata con il piffero magico della modernizzazione, dell’aggiornamento tecnologico, della banda larga. C’è quasi da rimpiangere il banco con le rotelle della Azzolina. In entrambi i casi, il concetto di fondo è spostare gli alunni di qua e di là, secondo un moto perpetuo finalizzato ad allontanarli definitivamente dall’epicentro della scuola, ossia l’educazione. La scuola subisce, infatti, una dislocazione che ne muta profondamente l’essenza. Non più luogo di formazione dello spirito umano attraverso la parola, la dialettica, la relazione, ma sede di erogazione di nozioni impersonali somministrate per via immersiva e incantatoria. Aristotele, che fondò il primo liceo in Occidente dove insegnava camminando, deve cadere. E con lui Pitagora e la scuola di Crotone,  Copernico e l’Ateneo di Padova e tutte le nostre scuole e università, le più antiche del mondo.

È evidente che in una scuola dove si fa lezione nel Metaverso, i programmi tenderanno ad essere sempre più omologati e standardizzati, come, peraltro, già più volte annunciato dall’Onu. Non serviranno più milioni di insegnanti, ma basteranno poche piattaforme, una galleria di tutorial, un pugno di tecnici. Il ruolo del docente verrà progressivamente ridotto a quello di semplice aiutante fra uno studente e un’app fino a scomparire. Non è fantascienza, succede ora. Bill Gates lo ha promesso qualche mese fa: “entro due anni l’IA aiuterà i bambini a leggere e a scrivere”. Il docente va rottamato, non solo perché è, ormai, superfluo ma soprattutto perché, in quanto “magister”, “il più grande” e quindi esempio da imitare, è pericoloso: rappresenta un vero e proprio virus informatico vivente capace di far saltare tutto il sistema della scuola digitalizzata. Nell’Eduverso non ci sono impronte da seguire, non c’è nessun maestro che con il suo “corpo” di esperienza, sapienza, pensiero critico, umanità possa fare da anticorpo e filtrare lo schianto dei più indifesi nel virtuale dove saranno allevati dall’intelligenza artificiale, ossia da una macchina che li trasformerà in macchine. Da anni, la figura del professore italiano è il bersaglio di una programmatica svalutazione – e non solo perché ha lo stipendio più basso d’Europa e fra i peggiori nel mondo -, che ora, con il Piano scuola 4.0, diventa aperta umiliazione. In base alle competenze informatiche, infatti, il docente viene classificato “novizio, esploratore, sperimentatore, esperto, leader o pioniere”. Insomma, la scuola è diventata un video-game! Infatti, è in arrivo l’”animatore digitale”, una nuova figura da inserire al centro della comunità scolastica. Fine di ogni serietà, prestigio, autorevolezza. Non a caso, fu proprio Bill Gates il primo ad investire in Start up nate allo scopo di creare contenuti multimediali per rendere la scuola “divertente”. Siete contenti? L’istituto Saint Luiss di Milano ha già iniziato ad organizzare gite scolastiche nel Metaverso derubando gli allievi della meraviglia di esperire l’originale. La Cappella Sistina diventa un fumetto, Giulio Cesare un avatar, la geografia un video-game, la storia una fiction con la regia di Mark Zuckerberg e dei padroni dei nuovi media. Da testa pensante lo studente diventa terminale di un flusso ininterrotto di informazioni e manipolazioni presentate come verità indubitabili e indiscutibili, le uniche che saranno conosciute dalle nuove generazioni. Il medium è, infatti, il messaggio, come insegna Marshall McLuhan. Il sapere è sempre stato trasmesso per il tramite della parola, il famoso “logos”, che dal greco si traduce anche con pensiero. Non esiste, infatti, migliore palestra per l’intelligenza del linguaggio, che è ciò che ci contraddistingue come esseri umani. Togliere il confronto dialettico significa sottrarre ai giovani gli strumenti critici interiori per sottoporre ad analisi la realtà lasciandoli completamente disarmati di fronte al mondo. Scuola 4.0 significa perdere anche carta e penna a favore del tablet con la definitiva reductio ad digitum dell’essere umano. L’uomo pensa perché ha la mano: sono stati versati fiumi di inchiostro sulla connessione fra mano e cervello. A cominciare dall’antropologo André Leroy-Gouran che ha dimostrato che è grazie all’opponibilità di pollice e indice – tratto specie-specifico umano – che l’uomo ha potuto liberare la bocca dalla funzione prensile sviluppando il linguaggio, cioè il pensiero. Abolire una tappa fondamentale dello sviluppo psico-fisico dei bambini come la manualità fine dello scrivere non sarà senza conseguenze. Dall’aula fisica alla piattaforma dell’Eduverso, dal libro all’ebook, dalla penna al tablet, dal maestro al tutorial, dalla relazione alla navigazione solitaria, dalla cancellazione dei corpi al grande reset dei cervelli, la riforma entra nel nostro ordinamento e si appresta a trasformare almeno 100.000 classi delle scuole primarie e secondarie in aule multimediali, chiamate “Next Generation Classrooms” in omaggio alla colonia che siamo.

La riforma prevede un secondo asse di sviluppo: le “Next Generation Labs”, cioè la creazione in tutte le scuole superiori di laboratori per le professioni del futuro attinenti all’intelligenza artificiale e alla robotica. Non più luogo di formazione dello spirito attraverso la cultura, ma officina di avviamento al lavoro per operai specializzati e bacino di reclutamento per le multinazionali. Non si tratta più di istruire le menti ma di programmare manodopera 4.0 in linea con la mentalità utilitaristica di un mondo mercificato. L’obiettivo è di far crescere il numero degli iscritti agli ITS del 100%, come indicato da “Futura”, il piano particolareggiato del Pnrr. Lo spostamento della scuola da una funzione educativa ad una formativo-tecnica comporta una trasformazione profonda del tipo di società che si va a costruire. Si punta, quindi, sull’Istituto Tecnico Superiore a scapito del liceo che continuerà ad essere progressivamente depotenziato, insieme alle materie umanistiche, quelle che, da sempre, formano lo spirito, nutrono l’intelligenza e aprono la mente. […]

L ’Italia è il laboratorio d’eccellenza in cui si sta sperimentando la cancellazione delle Nazioni, laboratorio che è iniziato con gli attacchi alla nostra istruzione. La scuola è stata, infatti, fin dall’inizio, uno dei principali terreni di conquista subendo una vera e propria invasione barbarica dove tutto è stato pensato per offendere e sfregiare la nostra cultura.  In ossequio alla nuova frontiera del capitalismo, che è l’on-line, il Piano Scuola 4.0 obbliga gli istituti scolastici a oltrepassare la linea del digitale, lasciandosi alle spalle le macerie di una civiltà  millenaria. Nella cosiddetta “modernizzazione” paesi come Giappone, Cina e India sono all’avanguardia, ma si guardano bene dal tagliare le radici con la propria tradizione. Il cinese classico, il giapponese medioevale, il sanscrito indiano vengono, infatti, studiati per tutto il ciclo scolastico, circa 12-13 anni. […]

Tre anni di emergenza pandemica, bellica, energetica e climatica hanno dimostrato che l’unica cosa ad essere in serio pericolo è il pensiero critico, inteso come coscienza di sé, del mondo e dello stato delle cose. Un pericolo tanto più grave quando obnubila la coscienza di chi ha la responsabilità, altissima, di educare i giovani, avendo il dovere di approfondire ed esercitare il dubbio sulla complessità della realtà. Nel riallineamento di tutti i poteri in corso – politico, economico, mediatico, medico, ecc. – quello del mondo dell’istruzione è il più grave in quanto dovrebbe essere la sede, per eccellenza, deputata alla confutazione e alla tutela dei minori. Abbiamo urgentemente bisogno di insegnanti che smettano di ossequiare il Ministero dell’istruzione e tornino ad ascoltare Seneca, Dante, Leopardi. Abbiamo bisogno di maestri che non barattino la sicurezza del conformismo con il rischio del pensiero critico. Abbiamo bisogno di docenti che si riapproprino della scuola e rifiutino di trasformarla in un lager digitale disumanizzato. Abbiamo, soprattutto, bisogno di “maestri di vita”, di esempi di coraggio che non tradiscano la propria vocazione a quel compito immenso che è educare un altro essere umano.

Sonia Milone 

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