Il mostro scientista
28 settembre 2008
 

 
Quanti hanno capito cosa sta avvenendo nel laboratorio del Dottor Frankenstein, a Ginevra, e sanno spiegarlo? Credo pochi.
Sembra dunque che il Dr. Frankenstein cercherà il “bosone di Higgs”, una particella subatomica che dovrebbe spiegare come mai le diverse particelle che compongono l'universo, nate senza massa subito dopo il Big Bang, ne acquistino una. Cercherà anche di spiegare la scomparsa della gran parte dell'antimateria. Aggiunge Lisa Randall, fisica a Princeton: “Potrebbe dirci se esistono altre dimensioni nell'universo, oltre alle quattro descritte dalla teoria della relatività, o se esiste la cosiddetta supersimmetria. Purtroppo, probabilmente non riuscirà a testare direttamente la teoria delle stringhe, perché ci vorrebbe ancora più energia di quella disponibile”. Eh già, purtroppo, che peccato. Voi avete capito? Io no. E molto volgarmente: vi pare che vi cambi la vita? A me no.
Ma a qualcuno la vita l’ha cambiata: alle aziende che ci hanno guadagnato dieci miliardi di dollari. Si poteva spenderli diversamente? Una volta si diceva: "pensa ai negretti dell’Africa". Non voglio resuscitare la carità pelosa dell’Occidente alle sue vittime, ma tra un acceleratore di particelle e migliaia di tonnellate di cereali, non c’è confronto. A qualcuno la cambierà: chi riuscirà a trovare questo f****** bosone, è già prenotato per il Nobel, con relative prebende, contratti, carriere eccetera.
E’ la solita storia dei trenta denari, ma c’è un altro problema, quello, come direbbe il Dott. Stranamore, della "macchina-di-fine-di-mondo". Pare – ma anche questa volta non ci abbiamo capito un c**** – che la macchina potrebbe aprire dei buchi neri che inghiottirebbero l’Universo in pochi anni. Una probabilità su enne, sufficiente però per fermare tutto. Ma contro questa ipotesi le truppe scientiste sono scese in campo con ogni arma.
L'arroganza di chi sa: “La creazione di questi oggetti è prevista soltanto da alcune teorie non confermate (ma potrebbero essere confermate più avanti, N.d.R.). Chiunque non fosse convinto, può consultare il corposo rapporto che prende in considerazione ogni possibile fonte di pericolo: possiamo dormire fra due guanciali" ha detto il direttore generale del Cern Robert Aymar. Domani vado in edicola, me lo compro e prima di dormire me lo leggo.
Il collaudatissimo disprezzo per i nemici della Scienza, vedasi articolo di Rina Gagliardi su Liberazione, da far venire letteralmente i brividi ai polsi: “Siamo all'ennesima variante dell'Apocalisse prossima ventura, frutto del radicato pregiudizio antiscientista. La funerea previsione di catastrofe coincide con le antiche profezie dei Maya, secondo le quali la Quinta Era dell'umanità finirà il 21 dicembre 2012. Anche Malachia ci ha lasciato predizioni analoghe. Quanto alle quartine di Nostradamus, di sicuro non si tratta di previsioni ottimiste. Quanti sono disposti a credere a questo genere di allarmi? Pochi, i Testimoni di Geova o casi estremi di ignoranza superstiziosa”. E avanti col “Medioevo, i miti collettivi, la Ragione” ecc. Dopo di che, da brava comunista, la Gagliardi si intorcola in un complesso ragionamento di classe, alla fine del quale risulta che la paura del Progresso è propria dei borghesi reazionari, e che chi la condivide è uno di loro. Infine il placebo: “Nulla di tutto questo, si badi bene, ha un fondamento davvero razionale, o una dimostrata probabilità di succedere” (dunque lei l’ha letto, il “corposo rapporto”, e l’ha capito tutto: c**** che mente!). “Tranquilli”, conclude, e quasi vorrebbe aggiungere: coglioni.
Di cosa si tratta? Forse nemmeno arroganza, ma solo follia. La stessa che da sempre nutre la scienza, che ha spinto "brillanti" intelletti a lavorare alla bomba atomica, che probabilmente ha lasciato sfuggire da qualche laboratorio il virus dell'AIDS. Son cose che capitano, che produce gli OGM, che lavora alla clonazione umana, che sta distruggendo il pianeta. Eccetera. Hegel le ha dato la sua giustificazione morale e filosofica: "Tutto il reale è razionale". Non è questione di destra o sinistra. Se la destra accarezza il Mostro ghiotta del suo sterco - denaro e potere - la sinistra lo fa in nome di un progressismo cieco ed antiumano. Col suo sguardo di Medusa, il Mostro affascina e ipnotizza, e spessissimo chi lo serve lo fa senza compenso. Certamente la Gagliardi è incapace di decifrare la più elementare delle equazioni usate a Ginevra, ma è disposta a concedere ai sacerdoti del Mostro la più cieca fiducia. Non solo. Ride di noi, poveri "reazionari" e passatisti.
Staremo a vedere, in fondo ormai manca poco. Se sarà, ci spegneremo serenamente, comprendendo integralmente, nell’ultimo istante, il concetto buddista dell'impermanenza, mentre in sottofondo qualche scienziato intonerà: "Après moi, le déluge". Se non sarà, basterà avere pazienza: sarà domani, o dopodomani. Tanti servi ha il Mostro, impegnati ad esaudire ogni suo sogno perverso. Vedrete che prima o poi ci riuscirà.

Giuliano Corà
Commenti
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mauriziocastellani (Registered) 29-09-2008 10:31

Caro Giuliano, non posso condividere il Tuo articolo. Noi sognamo il ritorno a piccole realtà, alla democrazia diretta, all'autoproduzione e alla limitazione del consumo. Ma tutto ciò non ci deve spingere ad abbracciare le superstizioni: la ricerca di base è molto importante, non si dovrebbe lottare contro gli scenziati ma contro chi pretende di avere il controllo delle tecnologie. Se un giorno si potrà tornare alla vita di comunità, alla libertà individuale e a rompere le catene che ci rendono schiavi della "macchina" (intesa come sistema sociale occidentale), sarà proprio grazie ai pannelli solari, ai metodi diffusi di creazione dell'energia...alla scienza in definitiva. Non ci sono più le risorse naturali per tornare ad una vita semplice: non basterebbe abbandonare il petrolio per tornare a scaldarci con la legna, perchè non ci sono più alberi sufficienti ad affrontare un solo inverno! I problemi sono immensi e vanno affrontati razionalmente.
max (Registered) 29-09-2008 10:32

Il guaio di questi apprendisti stregoni non sta tanto nei danni materiali che costoro ci fanno sorbire -che diciamolo, non sono poi tanto peggio di quelli di epoche remote- quanto nei princìpi e nelle motivazioni che ci stanno dietro. Una argomentazione spirituale, non materiale quindi. Io non mi abbasso nemmeno a considerare i danni, non mi interessano. Ma queste cose loro non possono capirle.
Un acceleratore di particelle lungo chilometri, nel cuore di una montagna, e che costa come una nazione è una follia in sè, anche se avesse una qualche utilità pratica.
Anzi, una umanità la cui utilità pratica dipendesse da simili mostruosità, sarebbe ancora peggio, e meriterebbe di finire davvero in un buco nero.

syn (Registered) 29-09-2008 10:43

Gli scientisti sono alla stessa stregua di chi è contro la scienza. Ingenui entrambi, e dotati di paraocchi grandi come un accelleratore di particelle.

Per gli scientisti direi: leggete "La crisi delle scienze europee" di Husserl.
Per chi osteggia la scienza direi: chi sostiene le ragione di un'ingenua critica al procedimento dell'astazione intellettuale, o manda avanti un tentativo di delegittimazione della metodologia delle scienze moderne e sperimentali è paragonabile ad Adorno e Marcuse. Se si mettono in dubbio le fondamenta di un procedimento conoscitivo allora tanto vale inimicarsi anche i pescatori siciliani e la loro annessa cultura perchè "modificano la materia della natura per capire come pescare meglio".
Leo (Registered) 10-10-2008 10:24

Marcuse delegittima la metodologia delle scienze moderne? Semmai i fini!
syn (Registered) 29-09-2008 10:45

Aggiungo solo che, dire che il tale o il talaltro aggeggio o strumento scientifico sia di dubbia utilità "di per sè", è come dire che la matematica ed i numeri sembra che non servino ad un cazzo nella vita pratica. Siamo ai livelli di battute scolastiche.

sempre con affetto ;)
Leo (Registered) 10-10-2008 10:28

Cosa vuol dire scusa? La domanda "è utile?" va fatta. Viviamo in mondo dove si consuma senza senso, basato sullo spreco e sull'inutilità. E la scienza (matematica inclusa) attualmente è il braccio del consumismo, la cosiddetta conoscenza scientifica va solo verso ciò che può essere utile al consumo e alla crescita del mercato capitalista. E' una conoscenza falsa e limitata.
syn (Registered) 30-10-2008 19:13

la metodologia scientifica di per sè non è "utile" come possa esserlo un martello. Piuttosto può esserlo il suo prodotto finale, il suo fine materico. Sarebbe impensabile fermare l'approfondimento scientifico della sperimentazione, a questo punto fermiamo anche il tentativo d'interpretare una poesia di Montale...
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 29-09-2008 10:52

Credo che sia bene riproporre la distinzione fra ricerca pura e applicazioni tecnologiche dei risultati delle ricerche scientifiche. Il desiderio di conoscenza che ci permette risultati stupefacenti come quello di riprodurre le particelle come erano pochi istanti dopo il big bang è qualcosa di sublime. Questo desiderio di conoscenza e il fenomeno del rimorso sono gli unici che nobilitano l'essere umano, altrimenti spregevole. Si può ipotizzare che saranno gli astrofisici a dimostrare l'impossibilità che tutto sia sorto per caso, il che significa la dimostrazione dell'esistenza di Dio. Sarebbe la più grande conquista per l'umanità. Riconosco però che i potentati si impadroniranno anche di queste ricerche almeno apparentemente disinteressate per farne un uso mostruoso. Allora le colpe saranno loro, non dei ricercatori.
max (Registered) 29-09-2008 11:19

No ragazzi, non riduciamo tutto nè a un discorso di uso delle conoscenze (uso in mano alle classi più forti, il solito discorso di impostazione marxistoide) nè a un discorso di conoscenza puramente materiale.
Mi dispiace, ma siete fuori strada. Non tanto per il fatto che la conoscenza materiale non possa essere giusta e utile, ma per il fatto che detta conoscenza materiale consista in una specie di conoscenza ultima, metafisica. In altre parole, materialismo.
Insomma, una conoscenza di tipo materiale può anche essere accettata, al limite anche l'acceleratore, ma è l'atteggiamento che vi sta dietro, di tipo materialistico, che è sbagliato.
C'è ben altro di sublime in questo mondo che scoprire donde origina la materia del cosmo (ammesso poi che ci riescano, cosa tutta da discutere....)!
E l'esistenza di Dio non occore certo farcela "dimostrare" da coloro la cui conoscenza è valida solo se è -per loro stessa ammissione- falsificabile!
Bisogna andare oltre le parole e leggere lo spirito che vi sta dietro, alle mie e a quelle dei sostenitori dell'acceleratore, se no si rischia di prendere per superstizione un discorso di orientamento metafisico, che è ben altra cosa.
max (Registered) 29-09-2008 11:35

Per calcare ancora di più la mano verso tutti coloro che credono che l'unica conoscenza possibile sia quella di tipo materialistico e che oltretutto confondono una conoscenza di tipo strumentale,che può essere accettata, da una conoscenza ultima, che è invece l'atteggiamento che sta dietro a questi ciarlatani, vorrei ricordare che fu proprio un tale Popper, ottimista e progressista, all'inizio del secolo scorso, che riprendendo tesi già formulate da altri (empiristi inglesi, Hume), ad avere definitivamente messo fine al concetto di "verità" scientifica sostituendolo con quello di "validità" scientifica, basata appunto sul fatto che una ipotesi sia in principio falsificabile o meno. La sua dimostrazione, cioè la sua tramutazione in tesi, non cambiandone la natura di conoscenza "probabile".
E' bene quindi conoscere bene l'epistemologia moderna prima di liquidare come superstizioni le argomentazioni di coloro che sono contro un certo "atteggiamento" scientifico e materialistico (e non la scienza di per sè).
Senza contare poi che dopo Popper altri autori come Kuhn e Feyerabend sono andati ancora al di là della conoscenza "probabile", definendo la conoscenza scientifica come conoscenza addirittura "relativa".
Non a caso nella cosiddetta scienza attuale, che evidentemente gli scienziati ignoranti ancora paragonano alla scienza di Galileo come se in questi 4 secoli non fosse successo nulla e volendo pigliare ogni critico come un coglione, le ipotesi pullulano, e ci sono più teorie sulla nascita dell'universo di quanti tipi di vini ci sono in un supermercato!
M Viviani.
max (Registered) 29-09-2008 11:45

Per concludere, associandomi a Corà, ciò che è odioso non è tanto la conoscenza in sè -ci mancherebbe- quanto l'atteggiamento arrogante di chi, in barba a ogni più elementare base filosofica ma soprattutto alle più recenti conquiste epistemologiche che loro dovrebbero essere i primi a conoscere, pretende di portarci alla "Verità Scientifica" pigliando tutti come dei beoti ignoranti boccaloni tv-dipendenti, quanto invece gli ignoranti solo proprio loro.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 29-09-2008 13:37

Caro max, se si riuscisse a dimostrare che esiste solo una probabilità su milioni che l'Universo, e in esso un essere come l'uomo, siano scaturiti da un concorso di fattori del tutto casuali, la conoscenza umana avrebbe fatto un passo avanti di incalcolabile portata. A questo risultato può pervenire soltanto la ricerca scientifica. Equivarrebbe a una sorta di dimostrazione dell'esistenza di Dio, anche se tale non potrebbe essere considerata alla luce della logica formale e anche se continuerebbe a essere esposta al criterio della falsificabilità. Mi sembra inoltre che continuare a distinguere fra pura ricerca e applicazioni tecniche non sia marxismo da strapazzo. Fra l'altro dubito che il marxismo ortodosso possa accettare l'idea di una ricerca puramente disinteressata.
max (Registered) 29-09-2008 13:59

Tutto può essere interessante, anche l'origine dell'universo, ma queste sono conoscenze che non cambiano di una virgola il senso dell'esistenza umana.
E' bene quindi abbandonare vani trionfalismi: gli abissi che devono essere esplorati sono quelli dello spirito, non quelli della materia.
Andrea Marcon (Registered) 29-09-2008 14:59

Concordo con Max, e non si tratta di opporre il pregiudizio o l'ignoranza alla conoscenza. Il punto è che quella che viene chiamata scienza non è che uno dei frutti della mente umana, ma è diventato l'unico ad essere coltivato ed anzi la misura di ogni cosa. E' diventato l'Assoluto... e come tale non ha più limiti.
max (Registered) 29-09-2008 16:17

Riprendendo un attimo la distinzione tra ricerca pura e applicata, tra conoscenza disinteressta e applicazioni interessate (=capitalistiche), è proprio partendo da questo punto che mostruosità simili andrebbero bocciate senza riserve.
Oggi la fisica, ma in generale tutta la scienza sperimentale, non ha più niente di disinteressato nemmeno nella ricerca pura: a parte gli enormi finanziamenti che queste cose coinvolgono, la ricerca di oggi consiste in un crogiiolo di teorie dalle quali spesso non si esce, che non comunicano, difficilmente verificabili, parziali, mirate a risultati a breve termine, una pletora di dati statistici da cui raramente ne esce qualcosa di veramente interessante...
Da questo coacervo di dati e di ipotesi in lotta tra loro, a spuntarla non sono quelle più probabili, o le meno improbabili, ma spesso sono quelle che o si prestano a portare risultati più interessanti alle applicazioni tecnologiche (=soldi) oppure che accondiscendono a logiche di casta e di potere accademici, di titoli, onori e pubblicazioni, che con il disinteresse non hanno veramente nulla a che vedere.
Molti autori seri, per esempio, dubitano persino che l'universo sia nato da un big bang, pensate un po', mentre questi addirittura costruiscono un acceleratore...
Questa spettacolarizzazione della scienza è roba mediatica, da povera gente, è far passare un qualcosa di decomposto per un corpo vivo e in salute. Questa è la vera superstizione!
Questi parlano tanto di Einstein, ma nessuno dice che il bravo Albert fu osteggiato all'inizio proprio da gente come questi baroni iper-interessati, che solo alla luce ineccepibile dei fatti accettarono a mailncuore che un fisico teorico -per di più non accademico, perchè Einstein all'inizio lavorava all'ufficio dei brevetti- avesse risolto dietro alla scrivania problemi tanto complessi....
syn (Registered) 29-09-2008 17:02

Alcune notazioni telegrafiche, altrimenti andiamo a tastoni nel buio:

da sempre le scienze esatte, matematica e fisica, sono composte di teorie ed ipotesi, ma ciò è quanto di più normale possa esistere se solo si ammette per pacifico che la scienza descrive i ritmi e le leggi naturali che più risultano visibili alla nostra sensibilità. il tentativo principe della scienza naturale, infatti, è proprio quello di fissare su carta questi ritmi naturali che ci si presentano giorno dopo giorno, e che, con una alta probabilità, si possano verificare anche giorni a seguire dopo al stesura di una tale teoria o assioma. Se sappiamo che l'acqua è composta da H2o è solo perchè con molta probabilità anche domani alla stessa ora e in un altro luogo del mondo l'acqua sarà nuovamente composta da H2o. Dovremmo forse negare queste asserzioni sull'acqua e, già che ci troviamo, anche le teorie sull'evoluzione dell'uomo?

Ovvio che la "verità" esiste solo in un sistema di regole (scienza, morale, giurisprudenza). Ma senza regole, fini o grossolane che siano, non è possibile neanche vivere e comporre opinioni e argomentazioni. Quindi appare più come una tautologia a questo punto.

Consiglio vivamente la lettura di qualche testo di Alfred North Whitehead (troppo poco letto a livello filosofico, purtroppo). Un suo passo ce l'ho ancora sul taccuino: "Il progresso delle scienza consiste nell'osservare interconnessioni e nel mostrare con paziente ingegnosità che gli eventi di questo mondo sempre in cambiamento non sono altro che esempi di poche relazioni generali, chiamate leggi. Distinguere ciò che è generale da ciò che è particolare, e ciò che è permanente da ciò che è transitorio, è il fine del pensiero scientifico."

Anche per questo, io credo che l'opera di smitizzazione di una data società troverà fine solo quando il mondo della vita sarà ricondotto, per mano provvidenziale, ad una formula matematica.

Sui giudizi di valore, poi, che afferiscono la sfera economica dietrostante allora se ne può discutere ad oltranza, ma con la consapevolezza che siamo su UN ALTRO PIANO. Se non si fa almeno questa flebile distinzione allora stiamo tutti col culo per terra.
max (Registered) 29-09-2008 17:16

La definizione del piano metafisico su cui muoversi non mi pare secondario in un discorso di questo tipo, considerando che il pensiero di riferimento (Massimo Fini) è di ordine esistenzialista e decisamente anti-materialista, mentre l'esaltazione del progresso della scienza e della tecnologia va nella direzione esattamente opposta.
Ma non solo. Pure restando in un piano materialista che è quello di indagare la natura delle cose come presupposto sostanziale per il miglioramento della vita dell'uomo, pure non si capisce -come ho indicato piuttosto bene nell'ultimo post sopra- cosa c'entri questa roboante, dispendiosa e chiassosa macchina mediatico-tecnologica con l'avanzamento della conoscenza della natura, se non con interessi economici che a noi sfuggono e che con la conoscenza non c'entrano nulla.
syn (Registered) 29-09-2008 17:25

Max c'è un piccolo particolare, per quanto riguarda i miei ragionamenti, ossia che essi non prendono le mosse e non sono viziati dai libri di Massimo Fini malgrado io li abbia letti tutti ;)

Il piano metafisico è ornamento da bar se prima non assodiamo i punti di cui sopra. Massimo Fini purtroppo sbaglia clamorosamente su questo fronte (motivo per cui io lo associo timidamente all'ermeneutica filosofica) e a quanto pare non è disposto manco a leggere le mie piccole lettere dove ne parlo. Io, più di tanto, non so cosa fare. Non posso perdere tempo ulteriore.

Byebye
sercabras@gmail.com
Sergio (Registered) 29-09-2008 21:00

Sia l'idea che la conoscenza/ricerca scientifica non debba sottostare a nessun limite, sia quella per cui e' ad una qualche "realta' spirituale superiore alla materia" che invece bisognerebbe guardare, sono proiezioni umane che, come al solito, immaginano qualcosa di piu' alto, di piu' vero, di piu' importante, soprattutto in quanto ritenuto piu' propriamente e degnamente "umano" rispetto alla realta' naturale stessa cosi' com'e'.
Le varie forme di pensiero umano, compreso quello scientifico nel momento in cui vuole giustificre il valore che da' a se' stesso, sono tentativi di distaccarci dalla nostra autentica condizione di elementi di una piu' ampia realta' naturale che va molto al di la' sia di noi che di ogni nostra conoscenza, e di renderci qualcosa di simile a Dio - anch'esso un altro dei modi in cui diamo forma a questo tentativo.
Un vero passo avanti lo faremo solo quando riconosceremo sacralita' alla Realta'/Natura cosi' com'e' (compresa la nostra mortalita' e l'imperfezione di ogni dimensione particolare all'interno di una perfezione complessiva che e' tale solo in una dimensione dinamica - che da un punto di vista individuale appare come impermanenza). Allora potremo limitarci a riconoscere alla conoscenza la funzione strumentale che le e' propria e non farne un fine in se' misconoscendone i limiti per misconoscere i nostri. Allora potremo tornare a trovare senso nell'idea di "tabu'" che era propria di visioni del mondo/condizioni di vita in cui si era piu' integrati con la Natura - con la nostra vera base .
Credo che, al di la' di qualsiasi considerazione si possa fare sulla giustezza o meno di determinate ricerche, si dovrebbe capire che, quando ci si avvicina a mettere in pericolo (anche con scarse probabilita' - e cosa ne sappiamo in fondo noi, a priori, di queste probabilita', dato che dipendono proprio da cio' che stiamo cercando di conoscere?) gli equilibri fondamentali che la Vita ha trovato nell' "esperienza" di milioni di anni, semplicemente ci si dovrebbe astenere (si dovrebbe vietare) di procedere oltre in tali ricerche/attivita'/comportamenti. Cio' vale tanto per gli attuali livelli nei consumi ed i loro effetti ambientali, quanto per la coltivazione di OGM, quanto per esperimenti che, follemente, accettano la possibilita' - per quanto remota - di conseguenze distruttive e definitive per lo stesso Universo.
Come e' possibile non vedere la follia nel credere che la presunta "missione" di conoscenza umana della realta' (e quale e in che senso poi?) possa avere un valore cosi' superiore alla realta' stessa da cui scaturisce e di cui e' parte da potersi arrogare il diritto a rischiare di distruggerla, come fosse un prezzo che puo' permettersi di pagare?
Presi dalla fascinazione del nostro strumento-pensiero non ci accorgiamo che le idee di "valore" e "superiorita'" non sono che delle sue creazioni concettuali, mentre e' lo stesso pensiero umano, siamo noi stessi, a non essere che un aspetto possibile (ma siamo certi anche necessario?) della Realta'/Natura. Proiettiamo sempre "al di la'" il faro con cui cerchiamo qualcosa a cui conferire la nostra idea di sacralita' (di vero, superiore, valore), ma non ci accorgiamo che l'unica luce che possiamo adoperare per questo viene da qua, da dove gia%u2019 siamo, dove e' sempre stata. Qui, ed ora: il momento presente al di la%u2019 delle nostre concettualizzazioni, ovvero, appunto, la Natura, nella sua vera sostanza. Capire cio%u2019, rientrare e riconoscerci in cio%u2019 e%u2019 quello che ci serve, non cercare sempre l%u2019 %u201Coltre%u201D delle nostre proiezioni.

www.ecofondamentalista.it
sercabras@gmail.com
Sergio (Registered) 29-09-2008 21:08

Chiedo scusa; l'ultima parte va letta cosi':


Proiettiamo sempre "al di la'" il faro con cui cerchiamo qualcosa a cui conferire la nostra idea di sacralita' (di vero, superiore, valore), ma non ci accorgiamo che l'unica luce che possiamo adoperare per questo viene da qua, da dove gia' siamo, dove e' sempre stata. Qui, ed ora: il momento presente al di la' delle nostre concettualizzazioni, ovvero, appunto, la Natura, nella sua vera sostanza. Capire cio', rientrare e riconoscerci in cio' e' quello che ci serve, non cercare sempre l' "oltre" delle nostre proiezioni.

www.ecofondamentalista.it
syn (Registered) 30-09-2008 11:17

La natura non è nè matrigna nè sacra. Semplicemente perchè entrambi i giudizi di valore riguardano prettamente una "morale umana".
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 01-10-2008 16:21

Ragazzi, non confondiamo il valore teoretico della fisica che è enorme con le applicazioni tecnologiche. Come giustamente vedeva Spengler la fisica teorica è la nostra propria metafisica, è stupido rinunciare alla conoscienza matematica dei fenomeni...agiamo contro chi pensa che la ragione possa fornire panacee tecnologihe, sociali, mediche e politiche, contro il positivismo residuo nel liberalismo e nell'ideologia di sinistra, ma non sminuiamo la richerca teoretica. I greci sono stai un esempio: pur avendo grandi competenze meccaniche e geometriche non andarono mai oltre i limiti che la ragionevolezza dettava. La curiosità è umana, e la dittattura del razionalismo scientista che è disumana.
max (Registered) 01-10-2008 17:01

Be', che la fisica teorica sia la nostra metafisica, su questo ci sarebbe da discutere...Evola non sarebbe affatto d'accordo e io con lui.
Il discorso sulle applicazioni tecnlogiche e sulle panacee ecc è fuori discussione, ma anche sulla cosiddetta ricerca pura ci sarebbe da discutere. Posto che come ho detto e come oramai anche i sassi oggi sanno, tranne alcuni fanatici progressisti, la ricerca "pura" non esiste più dal dopoguerra, anche la speculazione fisico-matematica dell'ultimo secolo è stata fortemene impregnata di materialismo.
Il paragone coi greci regge solo fino a un certo punto.
Molti filosofi moderni, in sostanza da Hume in poi, passando per Kant seppure in un'altra ottica, hanno in pratica criticato il valore oggettivo e definitivo della scienza. Ovvero, lo scienzato non raccoglie, come dicevano i positivisti, "fatti", ma interpretazioni.
Per cui senza scendere troppo nei dettagli, anche la scienza moderna è figlia di quel materialismo tipicamente moderno, che anche in economia, nella società e in tutto ha lavorato per disciogliere la forma, per separare l'unità, per relativizzare, per sfaldare, per muovere, ecc.
La scienza greca era basata sulla matematica sì, ma, a differenza di quella moderna, era intesa come geometria, non come algebra. E quindi formale, non numerica.
E chi conosce il pensiero greco sa benissimo che strutture metafisiche tradizionali (pre-razionali, come il limite, il finito e la forma) permangono in tutto il pensiero greco persino in platone e in aristotele, in piena età dissolutiva antica.
La forma mentis del greco non si distacca mai dalla percezione che il finito (legato alla forma e quindi anche alla geometria) è metafisicamente superiore all'infinito (almeno a un certo tipo di infinito, inteso come informe e illimitato). Non a caso anche nella filosofia moderna all'infinito viene data un'importanza maggiore che al finito. E l'infinito poi come illimitato è una delle componenti di base della realtà moderna, insieme al numero.
Non a caso anche Evola in Cavalcare la tigre, per esempio, critica proprio la scienza moderna e contemporanea da questo punto di vista.

max (Registered) 01-10-2008 17:06

...e quindi ci sarebbe da discutere anche sul valore delle conquiste teoriche della scienza, non solo su quelle pratiche, se si vuole andare oltre...
mattiafpappalardo@gmail.com
syn (Registered) 01-10-2008 23:18

sulla questione della civiltà greca vi invito caldamente a leggere questa lettera a Massimo Fini: http://ilmondodellavita.tumblr.com/post/46376442/lettera-a-massimo-fini
max (Registered) 02-10-2008 11:14

La prospettiva di questa lettera è antitetica a quella di un autentico pensiero antimoderno, perchè per esempio assume che i greci non acquisissero la loro idealità da una intuizione intellettuale, ma la formassero da un punto di vista logico ed empirico, "estetico" come si dice nell'articolo. Il che non solo non è antimoderno, ma è pure falso dal punto di vista storico, a mio avviso.
Non a caso chi dice queste cose è John Dewey, pragmatista americano e bestia nera di Evola e Guènon, che si rifà a quella corrente filosofica la quale -in sintesi- pretende di arrivare alla verità attraverso criteri di utilità e di risultato. Non a caso è nata negli usa...
syn (Registered) 02-10-2008 11:42

Max, con tutto il rispetto che io possa irrorare, però stai dicendo una marea di sciocchezze. Le passo al vaglio in maniera laconica perchè il tempo è tiranno:

Cosa vuol dire che i greci formano la loro idealità da un punto di vista "estetico"? Semplicemente, i dati conoscitivi della civiltà greca erano di natura estetica, ossia ciò che pertiene la fruizione qualitativa delle cose (l'acqua non è h2o ma è limpida, fresca o dissetante). Lo stesso Dewey nella "Ricerca della certezza" chiarisce che questi tratti qualitativi non sono in ANTINOMIA o in contrasto a quelli idealizzati dalla scienza naturale (esempio bruto: l'H2o non è un sostituto della limpidezza, perchè la limpidezza è ciò che in prima istanza arriva alla nostra sensibilità)

Ciò che sto dicendo è antimoderno o moderno? Onestamente no lo so, non mi aggrappo a queste etichette inventate ad hoc per il sostentamento di una propria visione, ma preferisco parlare più nel concreto dei problemi.
Sulla storicità io non obietterei in maniera così veemente se solo conoscessi chi fosse realmente Vernant...

A John Dewey, proprio sulla inanità delle etichette, è stato più volte affibbiata anche la nomea di neopositivista (cosa lontanissima da lui, ma davvero), che sia un orrore per Evola questo, per quanto mi riguarda non può che farmi piacere.
Sta di fatto che solo ultimamente lo si sta rivalutando (penso a Russo e ad Aestetica), proprio perchè il suo pensiero era lontano sia dalle "ideologie" positiviste che da quelle ermeneutiche.

Ad ogni modo, non credo che Massimo Fini sia in grado di rispondermi, così come credo non abbia mai letto "Mito e pensiero presso i Greci".
max (Registered) 02-10-2008 18:22

Sul fatto che io stia dicendo "una marea di sciocchezze" ci sarebbe da discutere.
Ad ogni modo ti invito ad usare un tono un pochino più adeguato (e ci metto dentro anche il tuo secondo commento per il quale le mie opinioni erano a livello di "batture scolastiche") considerando poi che non sei nuovo a questo tipo di uscite, se non peggio (vedi un tuo commento nell'articolo del blog "Carfagne d'italia").
Primo per una questione di educazione, secondo perchè Movimento Zero è un movimento di ispirazione antimodernista e le categorie modernità/antimodernità non sono "inventate ad hoc" neppure per quanto riguarda la scienza o il sapere in generale, così come non lo sono per la società o per ogni altra cosa.
Rifacendosi MZ a Massimo Fini il cui pensiero è antimoderno, reazionario, tradizionalista o come lo si vuole chiamare, Evola rientra tra i suoi riferimenti culturali come Guènon, Nietzsche al pari di De Benoist o di altri. Certamente più di Dewey o dei pragmatisti americani o di altri tipi di modernismi.
Se questo ti dà fastidio come magari ti infastidisce la distinzione tra modernità e antimodernità, non so cosa farci, non sono problemi miei.
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 07-10-2008 15:53

Il giudizio di Evola lo conosco bene, ma mi guarderei bene dall'accettarlo in toto e in modo acritico. Il giudizio di Evola è sostanzialmente corretto se riferito a quello che la scienza è oggi per la nostra scietà, ma la sua riflessione è deboluccia quando si rivolge a criticare il valore di verità in se della fisica-matematica, perchè la sua argomentzione regge solo accettando:

1) che la "vera" scienza sia di tipo esoterico e non logico-induttivo;
2) Che il modo di sentire dell'uomo e il modo d'essere della natura è cambiato nel tempo;
3) Che la storia (intesa come l'insieme della storia in senso proprio sia come l'evolversi dei sistemi religisi, scientifici, artistici, sociali, ecc) sia un unicum che procede con un movimento determinato, in pratica i cicli esprssi dalla religione induista e che su per giù Evola fa combiaciare con le età di Esiodo, ecc;

Una prospettiva del genere sarebbe a mio avviso un pò troppo assolutista e metafisica e non in perfetta coerenza con l'ideologia di Movimento Zero, per cui io personalmente integro certe riflssioni evoliane con il prospettivismo e il relativismo di Osvald Spengler (cosa non tanto balzana visto il collegamento storico e teorico tra i due autori): in questo modo assumono un senso proprio certe manifestazioni della modernità in rapporto alla nostra civiltà moderna, che se pur decadente mostra peculiarità sulle quali non si può tornare indietro.
Questo è un punto nodale pechè secondo me può essere proprio questa una delle giustificazioni teoriche di cosa rende diverso Movimento Zero da un gruppuscolo reazionario o semplicemente di destra radicale: l'idea che certe istanze moderne siano intrinsecamente nell'essenza dei nostri tempi e che quindi più che "tornare indietro" sia utile utilizzarle come strumento per un ripensamento in chiave antimoderna in cui queste siano solo dei mezzi limitati e non dei fini. Per dirla praticamente, non si può ad esempio pensare di avere oggi un incidenza politica sostenendo di voler ripristinare il sistema sociale delle caste o la servitù della gleba, per quanto molti di noi, io comrpeso, pensino siano migliori di quello attuale...ed ecco anche perchè come dice Fini si può usare la stessa ragione per criticare il razionalismo e il neo-positivismo ("La ragione aveva torto" non si serve ifatti di argomentazioni esoteriche) o si possono usare le conoscienze scientifiche per minimizzare l'impatto ambientale come sostiene Pallante (per cui il valore teoretico della scienza appare se non positivo, almeno neutro). Questo discorso non farà sicuramente di me un anti-evoliano visto che Evola è un filosofo che ho amato molto e visto che in fin dei conti anche lui sapeva che certi linguaggi moderni sono utili per fare breccia..non fu egli stesso un pittore dadaista?
Spero di aver reso al mglio quale è il mio pensiero in proposito.

Alberto Cossu
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