Zerismo/3
28 novembre 2008
 

 
Sullo "Zerismo" mi sento di dire soltanto che tutti gli ismi che conosco mi fanno venire in mente il concetto di ideologia. Infatti De Marco non ci ha messo molto a smentire la mia impressione, pronunciando per l'appunto la parola "ideologia" già nella prima riga.
Bene, dirò subito che, secondo me, non solo non serve nessuna nuova ideologia, ma quella di cui stiamo parlando non è nemmeno un'ideologia. Infatti MZ non si è trasformato in un partito politico. Tutt'al più potremmo dire che ad unirci è la critica più o meno radicale verso questa modernità e lo sviluppo. Ma in realtà la nostra non è altro che una semplicissima e profonda presa di coscienza sul mondo. Il resto viene di conseguenza.
I discorsi di De Marco mi sembrano di stampo integralista. Credo che coloro che sono convinti di avere la Verità Assoluta che gli scorre ininterrottamente nelle vene siano persone potenzialmente pericolose. D'altronde non sono io che lo dico, è la Storia che lo dimostra.
Perché definisco l'articolo "incriminato" come integralista, almeno in alcuni punti? Innanzitutto l'uso ossessivo del verbo "dovere" secondo me indica un modo di vedere e concepire il mondo piuttosto dispotico; poi c'è una frase che mi ha fatto riflettere. "In fondo al cuore di esseri dotati di sangue celeste vi è una luce che non può essere spenta. Ad essi dobbiamo parlare e da questi dobbiamo essere riconosciuti come portatori di un nuovo-antico pensiero". Io, al contrario, penso che non ci siano persone che per tocco divino abbiano la capacità di capire ed altre no. Sono tre gli ostacoli principali per i quali però esse non percepiscono ciò che altri invece avvertono. Innanzitutto non sono informate correttamente su quel che succede intorno a loro e sul perché ciò accade; in secondo luogo, alcune di loro hanno dei miseri interessi privati da difendere (ideologia capitalistica); in terzo luogo, se da una parte non sono correttamente informate, dall'altra sono perfettamente formate. Io definirei semmai l'uomo moderno homo consumisticus. Questo sistema trova la sua fonte, apparentemente inesauribile, nella frustrazione dell'essere umano, il quale è indotto a credere che la soluzione a tale sgradevole sensazione stia nel consumare. Per cui lavorerà sempre di più, il che comporterà un'ulteriore frustrazione. Ed ecco il circolo vizioso del malessere dell'èra contemporanea. Ma da questo punto di vista la crisi economica che ci sta sempre più attanagliando, forse, può rivelarsi paradossalmente molto utile.
Poi, un altro piccolo appunto: che il concetto vero di partecipazione sia un concetto da scartare, beh, questo mi vede assolutamente in disaccordo. Come cantava Gaber "libertà è partecipazione". Vale a dire che la conquista della libertà passa per un processo di partecipazione effettiva (che poi questa non sia praticabile in Stati composti da milioni di persone è un altro discorso).
Credo che per raggiungere l'obiettivo non si debba passare da (ulteriori) isterismi di massa, né da un insensato collettivo ("Due stupidi sono due stupidi. Diecimila stupidi sono una forza storica" diceva Leo Longanesi), né da violente prese di posizione (che per altro avrebbero probabilmente vita breve, dato che la realtà nella quale viviamo si chiama, ahimè, mondo globalizzato). D'altro canto però dissento anche da Massimo Fini quando afferma che paradossalmente e cinicamente, per far esplodere definitivamente questo sistema dovremmo spingere ancora di più sull'acceleratore. Ho la netta impressione che se portiamo questa follia alle sue estreme conseguenze, il rischio è di finire intrappolati in un qualcosa di orrendamente irreversibile (questione ambientale). Qui infatti concordo col nostro "zerista" quando afferma che, probabilmente, non rimane molto tempo e che dovremmo quindi cominciare noi a fare qualcosa. Diciamo che non condivido il metodo. La direzione del treno sul quale stiamo viaggiando potrà finalmente invertire la sua rotta soltanto se tutti noi sapremo parlare finalmente alla gente che ci circonda ogni giorno, esponendo loro attraverso, per esempio, l'antica arte della conversazione quello che sappiamo e pensiamo sul mondo e sul nostro stile di vita. A volte mi è capitato di farlo e vi assicuro che si tratta di un'esperienza che vale la pena vivere. La distanza che ci divide dalla gente comune non è poi così lontana. Utopia? Beh, forse; ma a questo punto vien da dire anche a me, come scrisse Jacopo Fo, "Vinceremo, ma solo se sarà gradevole!".

Simone Bussola
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h2otonic (Registered) 29-11-2008 01:58

Solo chi cerca la liberta' anela a partecipare, ma io mi ribello al concetto stesso di liberta', se intesa in senso individuale, poiche' quello che cerco e' una comunita' organica e ordinata. Lei si libera, perche' forte. Credo sia impossibile spiegare alla gente questo desiderio che considero innato.
syn (Registered) 29-11-2008 09:16

Bel pezzo. Complimenti.
andrea
samass (Registered) 29-11-2008 09:46

Stavo giusto pensando di argomentare un dissenso sugli articoli precedenti. Poi ho letto il tuo. Mi trovi in pieno accordo con quanto scrivi. Attenzione alle ideologie, attenzione all'integralismo, attenzione ad ogni superiorità gridata. Attenzione al ..io so dov'è la verità e tu non sai. Attenzione insomma.
max (IP:87.0.95.155) 29-11-2008 11:42

L'esperienza di de marco si può ben dire integralista in senso quasi etimologico: per lui -e per chiunque abbia un retroterra tradizionalista- l'esperienza antimoderna è veramente un'esperienza integrale, nel senso che deve in-formare l'uomo in ogni aspetto della sua vita.
E' un'esperienza non-umana, divina, di chi ritiene come lui che l'uomo sia qualcosa che nella sua essenza stia al di là e al di sopra della natura in senso materiale.
L'uomo che discende dalla scimmia è un bel simbolo di questo progresso, se pensiamo che fino all'altro ieri si pensava che l'uomo fosse stato creato direttamente dalla divinità, e non solo da noi, ma in ogni civiltà che si rispetti.
L'evoluzionismo è come ogni conclusione scientifica, solo un'ipotesi. Ma un'ipotesi bassa. Noi come uomini evoluti e moderni, godiamo nel vederci venire dal basso, nel non volere pronunciare la parola "superiorità", nella partecipazione allargata, nella democrazia. E' un godere masochistico.
Io credo invece che de marco sia vicino alla verità in senso assoluto, non foss'altro che è la verità che ogni popolo e ogni civiltà da che mondo è mondo ha espresso in modo chiaro e sereno come una Verità ovvia, immediata, lampante.
La mostruosità che viviamo non si può slegare da questo "godere verso il basso".
Credo invece che de marco sia lontano dal vero -ed è una critica che faccio anche verso il suo riferimento, evola- quando crede di potere portare sul piano materiale, immediato, in questi tempi, idee e atteggiamenti che rischierebbero di portare ad errori ancora maggiori. Esaltare la guerra in tempi moderni non mi convince, anzi, pure l'esaltazione della guerra mi sa di un qualcosa di moderno. La guerra gli antichi la facevano, non la esaltavano. Era naturale, al di là del bene e del male per citare nietzsche. Come alzarsi la mattina ed andare a lavorare. Questo senso di necessità mi pare più appropriato. Questa esaltazione dell'eroismo in effetti la trovo il punto debole di pensatori come evola -che invece guenon non ha- e sta anche alla base di scelte politiche dubbie verso movimenti ideologici che di antimoderno avevano ben poco.
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 29-11-2008 11:45

Sinceramente il pezzo non capisco cosa voglia affermare. Non basta essere ribelli, bisogna anche sapere in nome di cosa ci si ribella. Io in nome di Gaber e di una generica critica ambientalista e anticapitalista non mi ribello. Se ci si ribella lo si deve fare in nome di qualcosa che giustifichi in modo totale l'atto. Il rischio è essere uno dei tanti gruppetti di sinistra o destra radicale che sbraitano. Noi dobbiamo avere chiaro che stiamo lottando contro la modernità ed in nome di quei principi (se pur definiti in modo minimale) che sono la base di ogni civiltà organica, che sono la "norma", in questo senso fa bene De Marco a parlare di una Verità. Il fatto che si accetti il relativismo culturale non implica in nessun modo che per ogni civiltà non esista tale norma (che logicamente viene percepita in modo diverso, ma c'è). Qua si parla di Jacopo Fo ma si dovrebbe prlare della Bhagavad-Gita, allora si capirebbe il senso del simbolismo proposta da De Marco e si capirebbe che tutto il resto è superfluo se non dannoso.
renato@tradesystem.it
renato (Registered) 29-11-2008 12:20

L'intervento mi piace molto.
Magmau64 (Registered) 29-11-2008 13:31

Simone,
io personalmente mi considero integralista e non ho alcun problema ad ammetterlo.
Del resto, lo faccio nel pieno rispetto dell'etimologia:unitarismo, rigore.
L'accezione negativa del termine , che identifica ANCHE un pensiero, che non ha nulla a che vedere con il mio, mi ricorda un po' l'antitesi di quello che scrive Latouche ( e che qualcuno ha riportato qui):abusare del termine in questione significa, negativamente, "colonizzare l'immaginario",cioè recintarlo, ingabbiarlo,paradossalmente conla pretesa di un fantomatico liberalismo e pluralismo.
Poi, coniando un neologismo ,opponendomi CON TENACIA al "parzialismo", figlio degenere del pensiero unico, non posso che definirmi appunto integralista, ovvero alla ricerca di un progetto di vita organico.
Trovo stimolanti, originali,colti e profondi gli spunti di Alberto e De Marco, da cui mi sento comunque un po' distante.
Quello che non concordo, ad esempio ,è il loro oscurantismo(quello sì integrale e di cui, credo, si facciano vanto, perchè è una loro rispettabile cifra stilistica e di pensiero ) che appare qua e là e la loro visione bucolica del mondo prima dell'illuminismo/scientismo.
Quello , sì, non mi appartiene.
Credo che ,poi, alla fine,sia una loro suggestione personale o frutto del loro retroterra culturale che li porti a credere che debba essere questo la base dell'antimodernismo.
Intanto, già il termine "anti modernismo" mi piace poco.
Nella mia visione , che è "tabula rasa" del sistema economico e politico mi piace pensare ad un a-modernismo.
In termini di ideologia ,di definizione di un pensiero"guida" non posso negare la storia degli ultimi 250 -300 anni e credo che loro, calcando l'accento sul rifiuto con il prefisso anti, di cui fanno abbondante uso, lo evidenzino ancora più di me.
poi, c'è l'aspetto piu' urgente dello zerismo , che non è la legittima rappresentazione per immagini del pensiero zerista e che può,credo, differire in questo spazio, tra noi, come in effetti avviene.
E' , cioè,la realtà di tutti i giorni.
Qui ,sì, vedo forte e pulsante la necessità di partecipare, di essere sovrani, di decidere le proprie politiche produttive (lo dico con disprezzo persino semantico del termine economico, che rifiuto!!),sociali, ambientali, etiche in senso pieno.
Qui, a brevissimo termine, spero di vedere il pensiero "organico" ed "integralista" ,quindi ZERISTA all'azione, magari all'interno di liste civiche, in lotta contro il potere centrale e i sacerdoti della delega politica..
Mauro
Magmau64 (Registered) 29-11-2008 13:53

Zerismo,come stile di vita, come progetto integrale.
Io, personalmente ,sto lavorando da anni a questo, mi sto disintossicando dalla degenerazione dell' industrialismo e dal suo prodotto , il consumo crescente, il suo incedere progressista.
E diventata una vera e propria filosofia di vita.
Non viaggio più , non faccio più vacanze, non ho preso un aereo negli ultimi tre anni, non vado al ristorante , il vitto è una continua ricerca di prodotti (spesso frustrante ,perchè non è facile trovaresempre cio' che cerco)locali, ho bandito ogni tipo di prodotto di marca,
vago alla ricerca di calzolai (quasi scomparsi) che mi possano riparare le scarpe , mi taglio i capelli a zero da solo , non guardo la tv (con l'eccezione di Report e Anno zero), non ho lettore dvd, non ho lettori mp3 ,ho un cellulare "valvolare", non ho un impianto di musica, non consumo bevande in giro con eccezione di qualche caffè,non consumo droghe ed alcolici.
Uniche concessioni:l'ADSL e il pc.
L'auto che uso non è mia, è della società per cui lavoro e che,purtroppo, devo usare per motivi di lavoro.
Le altre concessioni sono per mia figlia di 7 anni, che educo ion un certo modo ma a cui non posso negare l'essenziale, una vacanza con la classe, un regalino ogni tanto, i vestiti.
Se non fosse per lei , credo che passerei all'ascesi totale, ad unavita monastica in senso stretto.
Più anti-modernista di così!!
Mauro
aragorn (IP:79.15.249.41) 29-11-2008 14:19

Ho voluto scrivere ZERISMO/1 per far emergere quelle che, a mio parere, sono contraddizioni. Credo che qualcuno confonda il superamento delle posizioni destra/sinistra con l'antimodernità. Non basta pensare fuori dallo schema conservatorismo/liberale,progressismo- socialdemocratico, per essere antimoderni. E non parlo dell'antimodernismo "elitario" di Evola, Guenon o quello di Nietzsche; parlo dell'antimodernismo di Massimo Fini. Io non citerò passi delle sue opere, ma vi sottolineo che i tre punti politici del mio scritto facevano chiaro e preciso riferimento a tre sue opere:
ELOGIO DELLA GUERRA
LA RAGIONE AVEVA TORTO
SUDDITI: MANIFESTO CONTRO LA DEMOCRAZIA.
* Per Max: L'eroismo è quello che ci servirà se MZ diventerà veramente rivoluzionario, incisivo e se accrescerà il movimento della rivolta ideale europea. Quanto alla guerra, quello che tu critichi non è il mio pensiero, ma un preconfezionato pensiero pseudo evoliano che io considero lontano dal mio. Ma non si pùo ingenuamente pensare che questo mondo, ovvero le elite che lo controllano, cederanno il passo senza una guerra. Guerra, guerriglia o come volete chiamarla. Junger è citato troppo poco in un giornale che porta il nome della sua opera. L'Eroe del quale parlo io è appunto il Ribelle di Junger, al quale feci ripetuto riferimento quando si parlò di fare branco, ed io mi chiesi: branco di cani o di lupi?. Se non vi sta bene, anche in questo vedo una contraddizione. Gli afgani e gli iracheni combattono per la loro terra, noi dovremmo fare lo stesso contro la NATO ed i presidi politico/istituzionali del Sistema usurocratico. Non ci sono le condizioni di consapevolezza per farlo oggi, ma la nostra opera deve andare in quel senso. Si può simpaticamente citare GABER o FO, ma non ci possono certo ispirare loro o il loro mondo di riferimento ideale nella definizione comune del concetto di antimodernità. Io rispetto tutte le opinione che ho letto in questi giorni, ma mi chiedo e vi chiedo solo se si può essere darwinisti, materialisti, scientisti, relativisti,
atei, progressisti, ed allo stesso tempo antimoderni. A questo servivano gli interventi di tutti e credo non siano stati inutili, anzi sicuramente piacevoli.Io credo che in MZ ci siano molti anticapitalisti, anticonsumisti, antimperialisti (nel senso spiegato da De Benoiost) che pensano che l'economia non sia il centro della vita dell'uomo.
Siamo d'accordo su tutto, ma questo non basta a definirsi od essere antimoderni.
*Per Renato.
Ti pregherei di evitare l'utilizzo della parola "stronzata" e di ogni altra espressione simile. E' possibile manifestare disaccordo senza offendere. Se ognuno di noi scrivesse lo stesso quando non condivide le altrui opinioni... (o anche quando pensa, ma non lo scrive, che sia una stronzata).*
* Per Simone: "I discorsi di De Marco mi sembrano di stampo integralista. Credo che coloro che sono convinti di avere la Verità Assoluta che gli scorre ininterrottamente nelle vene siano persone potenzialmente pericolose. D'altronde non sono io che lo dico, è la Storia che lo dimostra".
Cerchiamo di non banalizzare, non ho parlato di persone che hanno la verità che gli scorre nelle vene o di Verità Assolute. A chi ti riferisci per la pericolosità "dimostrata dalla Storia" (altro bel pezzo di "pensiero moderno") a Gesù Cristo, Galileo, Giordano Bruno, o al solito Hitler buono per tutti gli usi? Io penso che le persone pìu pericolose della storia siano i sanguinari tecnousurai che governano il mondo oggi. Ma forse tu ti riferirvi a qualcun'altro...
M.F.D.M
aragorn (IP:79.15.249.41) 29-11-2008 15:19

*Per Mauro
Condivido l'antipatia (anche lei inizia per "anti") per la parola antimodernità. Io infatti mi definisco tradizionalista, ma da quando c'è il Manifesto la utilizziamo per intenderci.
Non sono oscurantista e bucolico. Il mio mondo ideale non è frutto della fantasia, ma è esistito. I Sioux di "Balla coi lupi", solo per fare un esempio tra tanti, non sono un'invenzione cinematografica holliwoodiana. E non parlo del livello tecnologico (inesistente) della loro civiltà, parlo di valori. Allegri, felici, religiosi, armonizzati con la natura, saggi e "sapienti" (Uccello Scalciante), autorevoli ed autoritari (Due Orsi), coraggiosi e terribili guerrieri (Vento nei Capelli). Quello è uno dei meravigliosi mondi premoderni che io sogno per il futuro. Guarda un pò, con i Guerrieri, i Sacerdoti e gli Eroi. Con o senza qualche lampadina o strada lastricata o ascensore. Si parla di weltanshauung, di idea del cosmo, non di invenzioni e progresso. Degli ultimi 300 anni non c'è proprio niente da recuperare (2008-300=170. Rivoluzione francese, giacobinismo, materialismo, scienza profana, egualitarismo, evoluzionismo, economicismo, società industriale, finanza, tecnofinanza, ingegneria genetica, senza dimenticare le distruzioni delle civiltà oceaniche ed amerindie e la contaminazione di quelle asiatiche. Ne ha partoriti di scarafaggi l'occidente negli ultimi trecento anni. E' gradita la "controlista". Il tuo Zerismo esistenziale integralista è apprezzabile e lo condivido e non lo trovo fanatico ma molto romantico e raffinato, delicato e sensibile nei passaggi che riguardano la tua vita privata, ma attento a qualche tic
"grillesco" e "panchopardesco": le liste civiche, il sistema si cambia dall'interno...
Con affetto.
M.
Magmau64 (Registered) 29-11-2008 15:45

@De Marco
Ti ringrazio per questo tuo ultimo messaggio che ha ripulito la discussione da avvitamenti e serpentine citazionistiche che mi sono sembrate (senza offesa) un po' esibizionistiche .
Il tutto, secondo me, ha un po' appesantito il discorso, in generale.
Ora, molto chiaramente, tu dici:
non basta affrancarsi dalla dicotomia capitale-lavoro e dalla menzogna della crescita illimitata per essere anti-modernisti e ,conseguentemente, zeristi.
Auspichi quindi un'ortodossia zerista che, secondo te, latita in redazione e tra coloro che si sentono parte di questo movimento .
Probabilmente hai ragione.
L'eterogeneità emerge spesso, è evidente e tu, seguendo appunto il filo dell'ortodossia e dell'organicità, lo vedi come un evento negativo, un impoverimento , frutto di un equivoco di fondo, quello, appunto che ho riportato qui sopra.
Poi c'è la tua lettura , che definisce ciò che dovrebbe essere propulsione (scusa se uso questo termine modernista!! ) dell'anti-modernismo.
Identifichi le tre opere di Fini che dovrebbero, in un certo senso, codificare l'ortodossia anti-modernista.
Io, pensando a "la ragione aveva torto" o a "Sudditi" ho come l'impressione che tu sia più realista del re o più zerista dello "zero" assoluto.
Mi sembra, cioè, che non vi sia, nel pensiero di Fini questa adesione pedissequa (che invece leggo in quello che scrivi tu e che scrive Alberto) alla proiezione del pensiero pre-modernista oggi, anno di grazia 198-9-200 e rotti.
Intanto con la sua aperta dichiarazione di agnosticismo che è già una chiara frattura con quella che lui definisce "una benefica illusione".
Sembrerà una bestemmia , ma io scorgo una forte rappresentazione iperbolica negli scritti di Fini.
Non certo un uso strumentale o gratuito dell'iperbole, ma in piena sintonia con un pensiero sinceramente ed intellettualmente anti-modernista.
La sua condanna all'uso distorto della ragione, il suo definirsi "ragionevole".
Insomma, queste sfumature, questa contestualizzazione nel contemporaneo non riesco a trovarle nei tuoi scritti.
Su "sudditi",qui ,direi che siamo in totale accordo, la parola finiana è inequivocabile, rifiuto totale della democrazia rappresentativa, in primis.
Per "Elogio della guerra", secondo me continua ad essere trascurata la capacità chirurgica, anzi epistemologica (altra bestemmia, scusate!!)del tratto finiano, che disossa il concetto di guerra ai minimi termini.
Mi sembra che tu faccia l'esatto contrario, ma forse è frutto di una mia lettura superficiale del suo pensiero.
Qui ci sono provenienze diverse, retroterra diversi, io ho un'estrazione sinistrorsa , di cui credo di essermi totalmente liberato, ma a volte ci si puo'sbagliare..
Mauro
Mauro
mattiafpappalardo@gmail.com
syn (Registered) 29-11-2008 15:46

naturalmente max, come ho avuto già modo di dire mesi orsono, non hai bene inteso il concetto di "scienza" e ciò comporta anche affermazioni azzardate e poco convincenti, nonché aberranti, sull'evoluzionismo.
Come diceva Moretti, con riferimento ad una torta, continuiamo così, facciamoci del male.
Magmau64 (Registered) 29-11-2008 15:49

@De marco
quando mi riferivo all'esibizionismo non pensavo ovviamente a te, facevo un discorso generale, l'esibizionismo è una brutta bestia e tutti ne soffrono, me compreso.
A volte è anche utile, ma spesso ,come dicevo, appesantisce un po' il filo logico..
Tuo , invece il merito di aver sintentizzato il cuore del discorso..
Mauro
Pucciarelli (IP:84.223.158.228) 29-11-2008 17:36

Ma cos'ha di così aberrante la teoria dell'evoluzionismo? Cosa vi andrebbe contrapposta ? E' un punto che francamente m'inquieta. Premesso che non condivido in toto quanto la scienza accademica ed "ufficiale" sostiene in materia , non vedo però la necessità di citarlo come un aspetto saliente della degenerazione scientista e materialista .
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 29-11-2008 19:45

Guardate che io non sostengo che prima ci fosse un eden che è stato spazzato via dalla modernità. Per me l'eden non c'è mai stato, c'era solo un mondo, si duro, ma più umano, basato su delle norme non scritte ma tacitamente accettate che davano senso all'esistere. Non era un eden, al contrario c'era la consapevolezza che la vita è dura e breve ma si viveva in modo tale che la vita poteva inquadrarsi in un senso generale e condiviso e a misura d'essere umano. Chi ipotizza degli eden sono proprio i progressisti che lo vedono in un futuro non meglio precisato. Si può anche accettare l'evoluzionismo e il materialismo se proprio non si riesce a fare il salto di qualità ideale e a cambiare il proprio baricentro intellettuale e in quel caso concepire la "Tradizione" come quel minimo comune multiplo che è comune a tutte le civiltà organiche dagli indiani d'America all'impero giapponese passando per l'impero romano e le teocrazie islamiche. Non si parla di restaurare chissà quale impero, ma di "tornare a quote più normali" come diceva un altro cantante che non è Gaber, non di sognare una libertà individuale che non ha senso se non quello di lasciarci soli esistenzialmente e materialmente (per chi non ha la fortuna di mangiare da questo sistema). Se questo è oscurantismo o fare sfoggio di cultura, allora sono fiero di essere oscurantista ed esibizionista.
Alberto
syn (Registered) 29-11-2008 19:53

Pucciarelli, il mio intervento era proprio in quel senso, proprio perchè al sottoscritto sembra che la teoria dell'evoluzione sia svalutata bilateralmente. Se solo qualcheduno si prendesse la briga di leggere Darwin una buona volta...
;)
kulma (Registered) 29-11-2008 19:56

bravo pucciarelli.
@ max, tu dici: "l'evoluzionismo è come ogni conclusione scientifica, solo un'ipotesi. Ma un'ipotesi bassa."
non è solo un'ipotesi, perchè è anche corroborata da molte prove. il tocco divino no! così come non sono solo ipotesi TUTTE (potevi stare un pò più basso magari) le conclusioni scientifiche. se un'ipotesi scientifica non può essere dimostrata (verificabilità, metodo galileiano, nato ben prima del positivismo moderno) rimane solo un'ipotesi ed ha ben poco valore. tutti possono fare ipotesi, ma non tutto ciò che viene ipotizzato è scienza. e , soprattutto, smettiamola di ridurre la teoria evoluzionistica ad un semplice e banale "l'uomo deriva dalla scimmia". è ben altra cosa. e soprattutto non riguarda solo l'essere umano.
Magmau64 (Registered) 29-11-2008 20:00

@Alberto.
ripeto a te quello che ho detto a De Marco.
Non buttarla sul piano personale, quando ho parlato di esibizionismo ho parlato in termini generali, spesso le citazioni sfuggono di mano e ,ripeto per l'ennesima volta , non aiutano a sintetizzare e a focalizzare il pensiero, anche se a volte arricchiscono il mezzo...
Il tuo pensiero, comunque, è chiaro .
Quest'ultimo passaggio lo condivido ,tralaltro .
Per quello che mi riguarda, si puo' sdoganare anche il pensiero oscurantista, non ho preconcetti.
Qualsiasi cosa che ci faccia superare questo stallo insopportabile..
Mauro
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 29-11-2008 20:09

Mauro, ho capito cosa vuoi dire. Non hai tutti i torti, se spesso cito nomi di pensatori non è comunque per fare sfoggio, ma gli utilizzo come descrizioni abbrevviate di concezioni. Ad esempio ho citato Heidegger per spiegare il concetto di divisione dell'"essere", che sarebbe lungo da articolare e noioso per molti. In quel senso uso il nome per denotare in modo sbrigativo una concezione. Fa piacere comunque discutere quando alla fine ci si intende anche se non si è poi d'accordo in tutto. Queste son discussioni magari un pò pesanti ma alla fine fanno bene.

Alberto
max (Super Administrator) 29-11-2008 21:07

naturalmente syn, se io pure non avessi ben inteso il concetto di scienza (il che comunque è tutto da discutere), tu di sicuro non hai inteso il concetto di antimodernità.
Il che, in un blog antimoderno, è più grave.
syn (Registered) 30-11-2008 11:39

Su questo hai ragione, forse è un limite della mia presenza. Non sono antimoderno così come non sono moderno. Però preferisco avere le idee chiare su alcuni pilastri della società occidentale (concetto di scienza naturale es.) che schierarmi "ideologicamente" nei confronti di una fazione.
Ripeto, senza essere troppo bacchettone 'che domani mi laureo anche, qualche libro non viene fabbricato solo per vendere ma anche affinché qualcuno lo legga. Ed è bene leggere.
aragorn (IP:79.15.249.41) 30-11-2008 16:38

* Per Mattia Pappalardo.
Anche se è ancora perfettamente da definire, è certo che la linea di Movimento Zero è caratterizzata da questo anelito di antimodernità. In primis perchè chi ha dato il via a questa iniziativa, Massimo Fini, che tale si definisce, ha chiamato dell'antimodernità il Manifesto. Non si pretende che vengano condivise le basi e le prospettive di chi è critico verso gli ultimi trecento anni di civiltà occidentale, certo è che l'avversione per lo scientismo, quindi anche per l'evoluzionismo, è uno dei fondamenti dei tradizionalisti cattolici, dei tradizionalisti neopagani, dei seguaci di Evola, Guenon, ma anche di antropologi anticonformisti della scuola di Mircea Eliade, o di esimi uomini di scienza come il Prof. Giuseppe Sermonti, del quale ti consiglio di consultare le opere. Trovo corretto quanto dice Max, in questo blog, diversità a parte, non ci si può sentire "a disagio" perchè si è antimoderni e magari essere dileggiati da chi si stupisce e dileggia:
"Ma in cosa si concretizza questo rimedio contro il male di vivere moderno? Nello scaraventare nel cesso le migliori opere dell'intelletto umano, sostituite dalla rievocazione di un mondo antico fatto di sacerdoti-guerrieri-artigiani e relativa mistica eroica. E' mai possibile che si debba perdere tempo a contestare questa puerile visione e non ci si sforza invece di provare a dare una risposta intelligente ai problemi che vediamo"
Anche Giovanni Marini, che dissente, dovrebbe evitare di definire puerili alcuni di noi, o solo me, e ricordarsi qual'è il contesto e qual'è la direzione verso la quale MZ cerca di incamminarsi. Comunque è proprio così, bisognerebbe scaraventare nel cesso le presunte "migliori opere dell'uomo". Almeno secondo il pensiero di qualcuno di noi.
In bocca al lupo per la laurea.
Marco Francesco De Marco
simonebussola@libero.it
Bussola (Registered) 01-12-2008 11:15

Ho riacceso il computer ora, dopo circa tre giorni. Devo dire innanzitutto che non mi aspettavo tutti questi commenti sul mio pezzo. Detto questo, tenterò di fare alcune precisazioni a riguardo.
Io reputo Pasolini probabilmente il più grande intellettuale italiano del Novecento. Non so se avete letto i suoi 'Scritti corsari': un capolavoro di lucidità. Una volta disse una frase che per il movimento dovrebbe essere messa là su un piedistallo e fa più o meno così: "Fintanto che sarete irriconoscibili non vi potranno fottere, se vi farete trovare sempre allo stesso posto, sicuramente vi fottono. O siete già perduti". In altre parole, come ho scritto nel mio pezzo, se ci facciamo mettere un'etichetta (i comunisti ne sanno qualcosa...) è finita. Il punto essenziale del mio pezzo vuol essere proprio questo: non mettiamoci un'etichetta addosso. Ma soprattutto non mettiamocela a noi stessi, altrimenti ci fottono.
Se qualcuno volesse leggere il mio articolo integralmente lo può fare sul blog in cui scrivo con alcni amici, il cui indirizzo è http://rosadeiventi.iobloggo.com

P.S. Un'ultima risposta ad una critica che mi viene fatta. Ecco la critica: "Sinceramente il pezzo non capisco cosa voglia affermare. Non basta essere ribelli, bisogna anche sapere in nome di cosa ci si ribella. Io in nome di Gaber e di una generica critica ambientalista e anticapitalista non mi ribello. Se ci si ribella lo si deve fare in nome di qualcosa che giustifichi in modo totale l'atto ... Noi dobbiamo avere chiaro che stiamo lottando contro la modernità ed in nome di quei principi ... ". Bene, io non mi ribello certo in nome di Gaber o di una generica critica ambientalista-capitalista. Questo sia chiaro. Per me Gaber, come Pasolini e molti altri, è stato ed è tuttora un preziosissimo punto di riferimento, innanzitutto di pensiero. Io sono un ribelle (non per scelta, ma per natura) perché le sensazioni che provi nel vivere in questa società sono senzazioni sgradevoli. E' elementare: ad azione corrisponde reazione. E' un atto principalmente istintivo, una risposta alle senzazioni che provo. Questo per me significa essere ribelle. Non ci sono sovrastrutture culturali o mentali. Solo, è fondamentale metterci il Pensiero oltre che il cuore. Ed è quello che da sempre tento di fare io. Spero di essere seguito e capito almeno in questo punto. Grazie ancora per l'attenzione inattesa,
Simone.
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 01-12-2008 21:55

Con tutta l'elasticità di mente che ci sto mettendo continuo a non capire cosa ha a che vedere il suo discorso e i suoi riferimenti culturali con l'antimodernità. Non basta per ribellarsi accorgersi che la vita nel mondo attuale è sgradevole, bisogna sapere inanzittutto perchè è sgradevole, rispetto a cosa. Bisogna aver chiaro quale deve essere il metro di giudizio, quale è il modello di società organica da contraporre a quello attuale. Il rischio se no è nel risolversi della ribellione in una contestazione vuota come accadde negli anni'70, peggio ancora se colorata a tinte libertarie ed arcobaleno...
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 02-12-2008 10:46

Sono sostanzialmente d'accordo con l'ultimo intervento di belew, in particolare con la sua avversione al libertarismo e agli arcobaleni. In generale però non condivido un suo esclusivismo nei riferimenti culturali di MZ. Io credo che Pasolini e la Scuola di Francoforte siano perfettamente utilizzabili, non solo gli Evola o i Nietzsche. Magari depurati da tutto ciò che possa essere riconducibile agli attegiamenti anarcoidi, genericamente pacifisti o riformisti.
simonebussola@libero.it
Bussola (IP:151.57.44.116) 02-12-2008 15:09

Allora, tenterò di puntualizzare ulteriormente completando il mio ragionamento. Dice below: "Continuo a non capire cosa ha a che vedere il suo discorso e i suoi riferimenti culturali con l'antimodernità. Bisogna sapere perché il mondo attuale è sgradevole, rispetto a cosa". Ora, senza saperlo, secondo me in queste due frasi below si è dato prima la risposta e poi si è fatto la domanda. Una cosa che accumuna chi 'simpatizza' MZ, forse l'unica, certamente la principale, è proprio la critica a questa modernità ed in particolar modo allo sviluppo. Bene, per me, come credo per tutti quelli che seguono o provano interesse per ciò che dicono da anni Massimo Fini e MZ, il motivo principale della sgradevolezza di questo mondo sta proprio nella presenza di questa modernità e lo sviluppo. Io credo che noi viviamo male soprattutto perché siamo incatenati visceralmente a questi due concetti, per cui, proprio come dicevano Pasolini, Gaber e come dice oggi Massimo Fini, forse l'unico modo in cui oggi si può essere ribelli in modo intelligente e costruttivo è di vedere in maniera critica queste due certezze e possibilmente combatterle. Ma non credo sia opportuno combatterle chiudendoci in un nostro recinto, oppure fondando un partito politico o, peggio ancora, una nuova ideologia. Credo che l'unico modo che abbiamo, forse, per arrivare a questo risultato è di far capire alla gente le nostre ragioni in tal senso. Attraverso cosa? Per l'appunto, attraverso l'antica arte del dialogo, della conversazione (che per altro può avere mille forme diverse). O ci facciamo capire dalla gente, oppure tutto quello che abbiamo in testa servirà a poco. E, fondamentale, senza metterci delle etichette, altrimenti la nostra fine sarà assicurata sotto il grido: "Ma quello è uno zerista"..
simonebussola@libero.it
Bussola (Registered) 02-12-2008 17:32

Vorrei rispondere, per ultimo, anche ad un'altra obbiezione che viene qui fatta al mio scritto. Cito dalla fonte: "A chi ti riferisci per la pericolosità "dimostrata dalla Storia" (altro bel pezzo di "pensiero moderno") a Gesù Cristo, Galileo, Giordano Bruno, o al solito Hitler buono per tutti gli usi? Io penso che le persone più pericolose della storia siano i sanguinari tecnousurai che governano il mondo oggi. " Bene, la pericolosità a cui mi riferisco è proprio dimostrata dalle conseguenze che la Storia ed il mondo si è portato dietro dopo che persone integraliste (cioè assolutiste, convinte di avere la Verità Assoluta in tasca e, per questo, convinte che il fine giustifica i mezzi - perché il vero pericolo è questo) sono andate al Potere: solo per citare quelle dell'età moderna-contemporanea si potrebbero elencare probabilmente centinaia di nomi: da Napoleone e Mussilini, da Hitler a Stalin, fino ad arrivare a Reagan, Berlusconi o Bush. Tu giustamente dici che "le persone più pericolose della storia sono i sanguinari tecnousurai che governano il mondo oggi". D'accordissimo. Se ci si pensa bene, infatti, c'è un comune denominatore tra i nomi sopra citati e questi tecnousurai che governano il mondo oggi. Questo comune denominatore è, appunto, che essi hanno fatto e fanno quello che fanno proprio perché sono convinti di essere nella ragione. Ed è per questo che diventa difficile farli ragionare. Ed io non voglio cadere in quest'errore.
D'altronde, come si dice, di buone intenzioni è lastricata la strada che porta all'inferno...
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 02-12-2008 18:58

"Credo che l'unico modo che abbiamo, forse, per arrivare a questo risultato è di far capire alla gente le nostre ragioni in tal senso. Attraverso cosa? Per l'appunto, attraverso l'antica arte del dialogo, della conversazione (che per altro può avere mille forme diverse). O ci facciamo capire dalla gente, oppure tutto quello che abbiamo in testa servirà a poco. E, fondamentale, senza metterci delle etichette, altrimenti la nostra fine sarà assicurata sotto il grido: "Ma quello è uno zerista".. "

Chiedo venia per la citazione che andrò a fare ma sintetizzano i concetti, come ha detto Alberto.

De Benoist, parlando del Ribelle, lo ha confrontato col Rivoluzionario e il Rivoltoso, definendo quest'ultimo come il cittadino che si ribella alle istituzioni solo e soltanto quando gli si toccano gli interessi o quando gli si toglie il piatto dalla tavola (nel caso estremo in cui abbia cancellato in sè ogni briciolo di dignità e la faccia da padrone la vigliaccheria e la paura), ritornando al suo stato pacifico quando ha riottenuto ciò che aveva.
Tra le tre categorie, quella che più prolifera, è quella dei rivoltosi: i ribelli a tempo determinato (definizione inesatta, ma è per intenderci). Così almeno dovrebbe essere, se non fosse che la maggioranza nemmeno è cosciente che di giorno in giorno il suo interesse si corrode sempre più. Ma anche quando viene informata o continua a restare incosciente per un'innata "insensibilità" o minimizza e fa finta di nulla (la dignità tende a zero e la paura a infinito).

In un contesto del genere il ribelle potrà informare, certamente, ma solo una piccola parte del gregge recepirà l'informazione e in questo solo una piccola parte potrà decidere di rivoltarsi se ha ancora un briciolo di dignità. Questi pochi che si rivolteranno avranno però bisogno che qualcuno alimenterà sempre il loro spirito, perchè resta sempre e comunque un rivoltoso, forzatamente e non innatamente ribelle. Quindi ci vorranno persone carismatiche da piazzare in mezzo al gregge e già qui ne vedo poche.

Dunque si può e si deve attuare il dialogo e l'informazione, ma non credo sia questa la strategia migliore da attuare o comunque l'unica.

Credo che parallelamente vada fatta una battaglia dall'interno.
De Marco dice di stare attenti ai tic grilleschi e panchopardeschi, come ad esempio le liste civiche e i cambiamenti dall'interno.
Sono poco daccordo con questa affermazione, perchè volenti o nolenti noi in questo mondo ci siamo ed è qui che dobbiamo agire, nel suo interno, nei suoi organismi.

Quindi va si creato (con i più svariati strumenti, come quello del dialogo) un organismo (un "esercito") che sia platealmente contrapposto al mondo odierno, ma va necessariamente creato al suo interno.
E' nel cuore di questo mondo che va impiantato il nostro seme, per permettere che ricresca il bosco.
Anche perchè ormai non esiste quasi più un esterno: il deserto è quasi totale o comunque si tende sempre più verso di esso e i boschi che restano sono sempre meno e sempre più deboli.

In poche parole la platealità deve essere chiara solo a noi e tra noi, ma non al mondo: bisogna essere mimetici, come più volte lasciano intuire De Benoist e Junger.
Si rischia di perdere la retta via, è vero, ma a mio vedere, per quanto rischiosa, è la soluzione più efficace.
E d'altra parte è l'unico vero modo per mettere alla prova il nostro "pensiero forte", che fin quando non viene messo sotto pressione è "forte" solo in via teorica.

Un'ultima osservazione all'infuori del discorso fatto fin qui.
"da Napoleone e Mussilini, da Hitler a Stalin, fino ad arrivare a Reagan, Berlusconi o Bush."
Tutti nomi degli ultimi 300 anni..
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