Mundus imaginalis
9 gennaio 2008
 

 
L’attuale società occidentale è ben rappresentata dalla definizione di mundus imaginalis. Un proscenio multicolore ospita delle recite farsesche. Con il tempo e la ritmica sono riusciti a spacciare questa rappresentazione per qualcosa di reale e vivo. L’inganno ipnotico genera un vortice di opinioni e di fronti. Gli anti ed i pro del nulla si confrontano aspramente. Ma il nulla rimane tale, fungendo da gabbia per chi sente vibrare il proprio sangue per la innaturale esistenza alla quale ogni uomo d’occidente è costretto. All’interno della gabbia tutto i gusti ed i colori sono possibili e questa varietà viene chiamata democrazia. Richiamandosi a questa forma di governo delle antiche polis greche, che niente ha a che spartire con la odierna rappresentazione teatrale, nell’ipnotica, menàdica e martellante riproposizione del concetto di democrazia uguale libertà, costringono la maggior parte della popolazione “pensante” a ricercare la compatibilità delle proprie idee con questa finzione ingannatoria e dèmonica chiamata appunto democrazia.
Alain de Benoist scrive in un suo articolo riportato su questo blog che “La democrazia non mira alla verità. E’ solo il regime che pone la legittimità politica nel potere sovrano del popolo. Fondata sul popolo, la democrazia è anche il regime che fa partecipare ogni cittadino alla vita pubblica, perché tutti possano occuparsi degli affari comuni. Di più: essa non proclama solo la sovranità del popolo, ma vuol mettere il popolo al potere, permettergli d’esercitarlo. La democrazia greca fu subito democrazia di cittadini, cioè democrazia comunitaria, non società d’individui, cioè di singoli”. Questa idea astratta, giacobina e moderna di democrazia non è mai stata realizzata in nessuno Stato ed in nessuna epoca, e l’analisi sulla democrazia greca appare troppo frettolosa e, dispiace dirlo, superficiale. Ad Atene i “cittadini” erano i proprietari di terre, ovvero l’aristocrazia guerriera. Inoltre “i cittadini” dovevano essere figli di due genitori ateniesi. A me sembra che questa democrazia sia stata più vicina alla “Nobiltà di sangue e suolo” di cui scrisse Walter Darrè, piuttosto che a quella penosa forma di “governo” alla quale assistiamo oggi. Un sistema così regolato, dai moderni sarebbe definito aristocratico e non certo democratico. Altre forme di partecipazione nella storia furono più vicine a quelle che oggi chiamiamo “democrazia diretta” ad esempio i “sedili” medievali. Oggi, dietro il palcoscenico delle finzioni, esistono uomini sapienti e potenti, che controllano delle elite finanziarie e politiche, che a loro volta agiscono all’unisono con elite esperte nel controllo psichico delle masse. Il mondo di idee e sogni di ogni uomo occidentale è colonizzato, presidiato e veicolato verso i mondi illusori che garantiscono l’invincibilità (momentanea) del loro sistema di dominio. I più “controllati” sono coloro che dichiarano con certezza: “non esiste nessun sistema di controllo, anzi sono in crisi anche loro, il capitalismo sta finendo, il loro mondo sta crollando”. Niente di più falso. Il loro mondo crollerà quando la gabbia delle rappresentazioni finte ed ingannevoli verrà svelata, quando l’ipnosi sarà interrotta, e nuovi uomini e nuove menti libere potranno sognare un mondo diverso da quello cancerogeno e  radioattivo che costoro ci hanno imposto. Il parlamento, il presidente della repubblica, la costituzione, le elezioni, la democrazia, i diritti civili, sono appunto alcuni colori ed angoli della gabbia, che non influenzano la realtà, ma la dissimulano. La libertà è fuori. Non dobbiamo chiedere coerenza e rispetto per le simulazioni, all’interno della gabbia è finto sia il rispetto per le regole che la loro elusione.
La nostra vera vita incomincia quando ignoriamo il mundus imaginalis, o comunque lo percepiamo per quello che è. Alla nuova umanità, i ribelli di oggi e domani, dobbiamo fornire strumenti di analisi della realtà, di libertà interiore ed esistenziale; proporre percorsi “forti”, che portano a vette di conoscenza e libertà profonda sconosciuti a questo mondo di ombre e luci riflesse. Loro dovranno scatenare e poi guidare in battaglia l’esercito dei ribelli. Non potremmo, dopo un lungo cammino, tornare a parlare di Scalfaro e Di Pietro, Berlusconi e Piripacchio. Integralisti? Forse. Certamente integri.

Marco Francesco De Marco  
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rosacroce (Registered) 09-01-2009 21:09

perseguire il modello della democrazia è un errore.non c'è mai stata,e probabilmente mai ci sarà.forse c'era in qualche piccolo gruppo di nostri antenati
selvaggi.non è pensabile che il popolo possa governare una società cosi complessa e numerosa come la nostra.
si ammetta che servirebbero altri sistemi,o che servirebbe altra società.io dico:
può il mio voto o il mio volere, valere
come quello di un deficiente che mi sta accanto?debbo io accettare ciò che decide,una massa di lobotomizzati,perchè
siamo in democrazia e sono i più numerosi?
può aspettarsi il mondo un futuro migliore se retto da masse di semi deficienti,che cercano le palle e i palloni o i fast food? o l'ultima auto di moda?
no ,il concetto stesso di democrazia deve finire in quanti si rendono conto del degrado attuale di questa società,è una perdita di tempo,è ora di finirla con la DEMOCRAZIA,e con i suoi seguaci,
basta.
admin (Super Administrator) 10-01-2009 15:05

Io invece credo in una democrazia il più possibile diretta in ambiti locali (piccole patrie). E credo sia imprescindibile pensare a questo tipo di sistema non disgiungendolo da un modello di vita radicalmente diverso da quello attuale, capitalistico-consumistico e globalizzante. Insomma, il discorso di Movimento Zero, o almeno di come lo intendo io, e anche qualche altro.
Essere contro la democrazia rappresentativa è un dovere etico, prima che un impegno politico. Ma in nome di valori che, in queste condizioni storiche, dopo duecento anni di modernità di cui siamo critici implacabili ma che non possono essere considerati come una parentesi della storia (come faceva un certo sopravvalutato filosofo napoletano col fascismo) - in nome e per conto di valori, dicevamo, che trovano, a parer nostro, una buona espressione in un sistema democratico localistico, all'interno di un'Europa liberata dal giogo americano. Sogni, per ora.
a.m.
aragorn (Registered) 10-01-2009 15:21

"Un uomo diventa ciò che sogna", come disse un capo Sioux a Greyhound, "indiano" honoris causa".
Siamo tutti contro la democrazia rappresentativa da quel che vedo. Possiamo parlare di democrazia diretta quanto vogliamo, ma la sua applicazione potrà venire solo dopo la caduta di questo Sistema; cosa sulla quale mi vorrei concentrare maggiormente, distinguendo i veri nemici del Sistema da quelli falsi.
Marco.

P.S.
Il filosofo era abruzzese, giusto per la precisione. Lo abbiamo ospitato per anni a Napoli, come Leopardi, Virgilio, Mozart, Rossini e ... Maradona
admin (Super Administrator) 10-01-2009 16:09

Sì, di nascita era abruzzese.
Più che a distinguere i nemici, penserei a combattere il sistema facendo, quando e se occorre, fronte comune.
a.m.
syn (Registered) 11-01-2009 10:06

viva la democrazia. Quella vera.
andrea.mastrodomenico@gmail.co
MASTERKID (IP:151.80.214.106) 11-01-2009 12:01

Condivido appieno ,io personalmente ritengo sia la demos-crazia che la libertà dei concetti utopistici,in quanto tali non realizzabili,ma si può cercare un sistema che sia il più vicino alla realizzazione di tali aspirazioni,la GABBIA ci sarà sempre.
aragorn (IP:79.15.249.41) 11-01-2009 14:18

La democrazia non è il mundus imaginalis ma una sua proiezione. Il problema è che questa mitica quanto mai esistita democrazia si accompagna, come ben spiegava Luciano Foschini, inscindibilmente alla modernità ed al capitalismo tecnofinanziario. Questo triangolo perverso, modernità-democrazia-capitalismo, sono parte della gabbia dalla quale il Sistema si augura che noi non si possa uscire. Le alternative che ruotano attorno a questi miti incapacitanti, risentono della imposizione logica della quale scrivevo, ovvero che la libertà individuale e collettiva si realizzerebbe solo con la democrazia. Questo è falso ed ingannatorio; libertà ci fu in Grecia, con le aristocrazie democratiche e non, a Roma, durante il Medioevo. Liberi erano i cittadini degli Imperi Cinesi e Zulu. La libertà, o la maggior libertà possibile, finisce proprio quando appare questo "scavamento di Pompei", la democrazia ateniese, nelle cui assemblee votava il dieci per cento degli abitanti, tutti patrizi e soldati. La democrazia moderna è stato il grimaldello dei banchieri per accumulare tanto potere quanto non ne ebbe mai nessun Re e nessun dittatore. Figure identificabili e "ribaltabili" come spesso è accaduto nella Storia. Avete mai sentito parlare di una rivoluzione antibancaria? Qualcuno è mai riuscito ad abbattere un paese controllato dai banchieri? No, ovviamente, perchè questi si nascondono, in USA, in Europa, in America latina, dietro la maschera beffarda della democrazia, e chi attenta alla dittatura bancaria e tecnofinanziaria diventa un nemico della democrazia e quindi della libertà. Ed il carosello ipnotico continua, continua... Consiglio a tutti la lettura delle opere di Ezra Pound sull'argomento.
rosacroce (Registered) 11-01-2009 23:03

"La democrazia moderna è stato il grimaldello dei banchieri per accumulare tanto potere quanto non ne ebbe mai nessun Re e nessun dittatore.

Figure identificabili e "ribaltabili" come spesso è accaduto nella Storia. Avete mai sentito parlare di una rivoluzione antibancaria? Qualcuno è mai riuscito ad abbattere un paese controllato dai banchieri?

No, ovviamente, perchè questi si nascondono, in USA, in Europa, in America latina, dietro la maschera beffarda della democrazia, e chi attenta alla dittatura bancaria e tecnofinanziaria diventa un nemico della democrazia "


perfettamente d'accordo,questo è il punto.
le democrazie moderne , cui tanta gente crede e insegue,son funzionali alle banche(impero oligarchico)per succhiare il sangue dal pianeta gaia,come un vampiro,e portarlo alla logica conclusione:
morte per dissanguamento.
Andrea Marcon (Registered) 12-01-2009 11:23

Credo che nessuno di noi possa dirsi favorevole alla democrazia che la realtà ci offre ora o ci ha offerto nel recente passato. Ciò nondimeno, io mi ritengo democratico, nel senso di riconoscere il diritto a ciascun uomo di concorrere a determinare la vita pubblica. Personalmente, oltre a concordare con Alessio sul fatto che una vera democrazia sia realizzabile solo in ambiti geograficamente limitati, credo peraltro che il diritto di cui sopra debba essere concesso ma non garantito a tutti. In altre parole, bisogna meritarselo. Il vero problema è a mio avviso trovare un criterio di selezione adeguato, non potendo più esso essere rappresentato da fattori come il censo o la ricchezza.
aragorn (IP:79.15.249.41) 12-01-2009 13:56

Il discorso del mundus imaginal è più complesso della sola valutazione della democrazia, che è parte del sistema d'inganni di cui scrivevo.
Nel merito dell'intervento di Andrea:
se la democrazia non ha mai garantito "quel diritto di concorrere a determinare la vita pubblica", perchè ostinarsi nel definirsi democratico? Così si reitera il meccanismo ipnotico e ricattatorio: o sei democratico o sei contro la libertà. Anche io credo che tutti debbano incidere nella vita pubblica e debbano essere liberi nella propria vita privata, ma proprio per questo non sono democratico. "Manifesto contro la democrazia" scritto da Massimo è proprio questo, la spiegazione che la democrazia è il peggior sistema di governo, in quanto la maschera liberale nasconde l'oligarchia degli inetti e corrotti e dei loro burattinai. La democrazia diretta è un'altra cosa, tutta da definire, che non ha niente a che fare con la democrazia della quale parliamo. A breve proporrò di trovare una formula
diversa da "democrazia diretta", un modo di dire che comprenda le stesse identiche istanze, che io condivido appieno, ma che ci metta nelle condizioni di criticare la democrazia (ovvero la cosiddetta democrazia rappresentativa) senza cadere in equivoci. Sulle piccole Patrie siamo tutti concordi, salvo trovare un comune e condiviso criterio di definizione dei confini e dei motivi d'unione. Ricordo solo che Patria viene da Patres, e che i territori con confini di natura amministrativa appartengono a quella modernità che vorremmo avversare. Eppoi uno si deve pur sentire qualcosa, ovvero esserlo: italiano, lombardo, milanese, lodigiano, qualcosa si deve essere, sennò finiamo con "io sono cittadino del mondo e siamo tutti fratelli". Si, fratelli uniti sotto la bandiera del consumo e della carta di credito. Il trionfo della ricchezza quale fattore di selezione, è proprio la caratteristica della democrazia così come l'abbiamo conosciuta dal 1789 ad oggi. Mai, nella Storia, i ricchi in quanto tali ebbero più potere che nelle democrazie. Ricchi non in quanto guerrieri o sacerdoti o sapienti, ma proprio in virtù di solo possesso di danaro, quasi sempre frutto di usura... Anche se i film di Hollywood vorrebbero farci credere il contrario.
Marco
h2otonic (Registered) 12-01-2009 18:46

Abolizione delle patrie, di sangue prima che amministrative, demolizione dei ruoli tradizionali nelle comunita' e nei rapporti fra comunita',rodicolizzazione del sacro e banalizzazione del soprannaturale, sovversione dei valori personali e fra i sessi.
Questi sono le premesse/conseguenze della democrazia, spesso imposta a suon di bombardamenti: ma di cosa stiamo parlamdo?
h2otonic (Registered) 12-01-2009 18:47

In cambio della libera circolazione delle merci:
aragorn (Registered) 12-01-2009 21:23

Condivido in pieno l'ulteriore elenco fatto da h2otonic degli ulteriori danni che la democrazia ha portato alle strutture tradizionali e portanti delle cominità.
Marco
mauriziocastellani (Registered) 13-01-2009 11:51

Perseguire qualsiasi cosa di diverso dalla Democrazia Diretta, porta ad un centralismo autoritario (magari meno corrotto) ma che sicuramente opprime le libertà (non solo individuali ma anche quelle delle piccole comunità). Perciò quando si dice di essere contro la democrazia io specificherei di essere contro la democrazia RAPPRESENTATIVA.
aragorn (Registered) 13-01-2009 12:10

Nessuno persegue "qualsiasi cosa di diverso dalla Democrazia Diretta". Nessuno ha scritto niente del genere. Il centralismo autoritario esiste (ed è estremamente corrotto) e si chiama repubblica democratica. Il problema è più complesso, come dicevamo. Sembra che non si possa prescindere dalla parola democrazia per evocare qualche forma di governo migliore della dittatura bancaria, che si nasconde dietro la democrazia. Forse Massimo Fini avrebbe dovuto scrivere "Manifesto contro la democrazia rappresentativa". Credo che il ricatto intellettuale e propagandistico, che dura dalla Rivoluzione Francese e che ha imposto l'inevitabilità di questa dannata parola, debba essere interrotto.
Andrea Marcon (Registered) 13-01-2009 13:12

Sono d'accordo con Maurizio Castellani sul fatto che si debba distinguere tra democrazia rappresentativa e diretta ed essere quindi contro la prima e a favore della seconda, come scritto del resto nel nostro Manifesto. Fini del resto nel suo libro "Sudditi" parla di democrazia rappresentativa; ed è ovvio che sia così: questa è stata ad oggi (salvo alcune eccezioni che peraltro neppure sapevano di essere "democratiche") l'applicazione concreta della democrazia, contro la quale giustamente anche Marco si scaglia.
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 13-01-2009 21:21

Fini però quando parla di domocrazia diretta ha in mente come esempio le assemblee di villaggio che esistevano nell'ancien regime, non una nuova utopia libertaria. Ha in mente un recupero ragionato ed adeguato all'oggi, non l'ennesima novità. Teniamo presente pure questo se no si perde il senso di tutto il discorso. La chiave è proprio la "reintroduzione ragionata". Del resto tutti gli storici, ed anche Fini lo ribadisce, son concordi nel dire che le vecchie monarchie non erano centralizzate ed oppressive manco per nulla, anzi lasciavano ampi spazi di decisione alle comunità locali. Per questo a me piace parlare di un Europa di Popoli e son europeista convinto, non nel senso dell'attuale europa delle banche però, questo è chiaro. Io voglio essere sardo e poi europeo, come voglio che ad esempio gli africani rimangano tali, che i tibetani e i palestinesi siano liberi di autodeterminarsi, ecc. Per me riassumendo democrazia diretta sta per autodeterminazione delle comunità locali (che autodeterminano anche i loro confini dal punto di vista culturale e geografico).

Alberto

belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 13-01-2009 22:52

Ho saltato un passaggio logico tra il discorso della democrazia diretta e l'europa. Lo riporto se no si perde un pò il senso del mio pensiero: visto che in passato l'esistenza di strutture ampie come ad esempio il sacro romano impero garantivano comunque libertà alle comunità locali, anche oggi è auspicabile e non è in cotraddizzione con la domocrazia diretta pensare ad un Europa unita autarchica e armata come Fini stesso ha sempre sostenuto. Soprattutto ora che un Europa del genere potrebbe opporsi agli Stati Uniti.
aragorn (IP:79.15.249.41) 14-01-2009 00:02

E' evidente che, fino a tutto il medioevo per l'occidente e fino ai giorni nostri per altre civiltà, la libertà individuale e l'autodeterminazione dei popoli è stata maggiore con le strutture monarchiche ed imperiali piuttosto che con quelle democratiche. Per un semplice motivo, l'imperatore impersonificava il potere, per dirla in parole semplici, nel mito e nella realtà. Nessuno dietro di lui, al massimo molti attorno, che concorrevano alle decisioni. Quando vengono sterminati i Romanoff cambia il sistema, la civiltà e la forma di potere. Chi potremmo mai sterminare noi, il maggiordomo e la guardarobiera del Sistema? Noi neanche li conosciamo i volti ed i nomi di chi ci governa realmente. Dietro la maschera della democrazia, dalla presa della Bastiglia fino a Bretton Woods e fino ad oggi, il ghigno senza volto del banchiere guerrafondaio occulto. Questo per quanto riguarda la struttura del potere. Ma la democrazia uccide il mito, oltre che la realtà. Il sogno del valore, l'eccellenza nelle armi e nella generosità, il cavaliere "votato ad amministrar giustizia". Gli uomini di Stato, i detentori del potere, il Re, i guerrieri. L'esempio per tutti, il sogno delle fanciulle, l'orgoglio dei padri. E quindi le gesta, le epopee, i canti, i miti, le favole. C'era una volta un Re... ed un futuro cavaliere prendeva sonno, e sognava. La buonanotte di oggi: "C'era una volta un assessore al bilancio, che veniva inquisito, Di Pietro lo voleva spellato vivo, e Travaglio si lamentava che il TG5 oligo mono tutto schifo polista conflitto di interessi di quella merda di Mentana dava la notizia per seconda, dopo il Festival di Sanremo.
admin (Super Administrator) 14-01-2009 01:25

Trovo il discorso di Alberto condivisibile al 99%, tranne che per il falso problema, più nominalistico che sostanziale, della presunta "novità". Il "nuovo" in senso assoluto è una credenza ultramoderna che nella realtà non esiste e non è mai esistita, per il semplice fatto che tutto è la perenne trasformazione di tutto (Eraclito, no?). E quindi è chiaro che qui si tratta di individuare soluzioni politiche nè nuove nè eterne, ma adatte alla nostra epoca a partire dalla rielaborazione del passato. Su quale passato, si può discutere (Fini parla di villaggi medievali, va bene; io, alla De Benoist, preferisco Atene, ben sapendo che cittadini erano solo i maschi in armi e con la possibilità reale - il tempo, prima di tutto - di esercitare i propri diritti politici).
Quanto al mito come dimensione della conoscenza, a mio sommesso parere non è stata la democrazia a ucciderlo, ma il razionalismo e l'economicismo dell'uomo-consumatore. Insomma, in altri termini: una democrazia localistica e comunitaria - all'interno di un'Europa delle piccole patrie - è compatibilissima con un risveglio del sapere mitico di cui tanto avremmo bisogno.
a.m.
aragorn (Registered) 14-01-2009 12:15

Siamo vittime dell'engramma "democrazia", ed il ragionamento di Alessio, che condivido in toto, lo dimostra. La democrazia che è stata funzionale alla diffusione del razionalismo e dell'economicismo e che ha contribuito alla scomparsa del sapere mitico, non ha nulla a che vedere col medioevo cavalleresco citato da Fini o con l'assemblea aristocratica guerriera e sacerdotale ateniese di cui parla Alessio. Il problema è che se non la chiamiamo democrazia, per poi aggiungere diretta, localistica, comunitaria, subiamo il ricatto di chi vuole, generalmente in mala fede e spesso per ignoranza, segnare un confine tra la parola democrazia/libertà e tutto il resto che a questo punto diventa autoritarismo. Non credi alla democrazia? Allora sei per la dittatura. E ci si esprime così al bar, all'università e nei salotti buoni degli intellettuali italiani. E a me appare terribile che il barman e Umberto Eco si esprimano alla stessa maniera. Con tutto il rispetto per il barman.
Longino (IP:217.201.43.84) 15-01-2009 21:12

Se si cercano definizioni ed alternative al sistema liberaldemocratico, queste se ne trovano non solo nel passato più o meno lontano ma basta ricordare il già citato Tibet che prima dell'invasione viveva in un regime di autodeterminazione che non aveva bisogno di votazioni, politici o rappresentanti...e sono convinto che della cultura tibetana ne riconosciamo tutti il fascino e la sua solidità culturale e spirituale.
Voglio dire cioè che l'alternativa al sistema non deve essere necessariamente democratica e che la libertà, intesa in senso lato, non coincide necessariamente con democrazia. Per essere più chiari dovremmo distinguere tra libertà individuale e libertà di popolo: nella storia si è visto che quando prevale una l'altra retrocede (in genere le dittature limitano le libertà individuali a favore di quella dei popoli). Anche per un discorso rivoluzionario bisognerebbe prima definire se l'obiettivo è l'una o l'altra libertà anche in funzione della attuale contingenza storica, cioè si è lupi della steppa o si fa branco?
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