Ci vorrebbe una guerra
24 gennaio 2009
 
 
Mi sembra che con queste storie del tempo (meteorologico, quello che passa è affare assai più serio, è anzi l’unico veramente serio) stiamo diventando paranoici. Abito a Milano da sessant’anni. A parte quella eccezionale del 1985 (ma allora caddero tre, diconsi tre, metri di neve, la città si paralizzò per tre giorni, con gli autobus vuoti in mezzo alla strada, e fu anche una cosa bella e istruttiva perché i milanesi, in una vera
emergenza, ritrovarono quel senso di solidarietà che, nel benessere, avevano perduto da tempo) di nevicate come quella di questi giorni (35 centimetri) ne ho viste parecchie, anche quando ero bambino, negli anni Cinquanta e non esisteva nessuna Protezione civile. Noi, imbacuccati per quel che si poteva, andavamo a scuola lo stesso, all’uscita giocavamo a palle di neve, ci divertivamo ed eravamo allegri. E anche i grandi giocavano a palle di neve, si divertivano ed erano allegri. Davanti ai portoni di casa ci si muniva del famoso «olio di gomito» e si aiutavano i portinai a spalare. Se qualche anziano scivolava, lo aiutavamo a rialzarsi. Non era una tragedia, stava nella logica delle cose e si può scivolare anche quando non c’è la neve.
Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, ha dichiarato: «Il Paese ha tenuto bene». Eh, sembra che siamo stati investiti dallo tsunami o dall'alluvione del Polesine o dai tank israeliani. Invece sono stati solo 20 o 40 centimetri di neve, della vecchia, cara, onesta neve. Ma i giornali (non il nostro, una volta tanto) e le tv sono pieni di servizi allarmati e allarmanti che sono certamente più dannosi della neve. Ci si preoccupa anche degli stambecchi del Gran Paradiso che nella neve vivono da sempre, è il loro habitat.
Il fatto è che ci siamo troppo abituati, in tutto, a situazioni standard, a un’omologazione perenne e universale (è il motivo per cui i turisti italiani in qualsiasi posto vadano, anche in Uzbekistan, pretendono caffè espresso e spaghetti). E quindi non tolleriamo più qualsiasi situazione che sia appena un po’ fuori dalla norma. Se in estate fa caldo fa sempre troppo caldo, se fa un po’ meno caldo è un’estate fredda e, mio dio, chissà se arriveranno gli stranieri, i tedeschi, gli olandesi, e che ne sarà del nostro turismo, l’industria più importante del Paese? Perché poi c’è questa abitudine bottegaia di convertire tutto in soldi. Se non nevica è pregiudicata la stagione sciistica e ci sono i piagnistei degli albergatori di montagna, se nevica ci sono quelli degli albergatori e dei negozianti di città. Se non piove è subito siccità. Se piove è subito alluvione. Non si può essere sereni.
Pensiamo  di avere il diritto di regolare i fenomeni naturali come regoliamo i nostri condizionatori. Ancora negli anni Ottanta facevamo, d’estate, viaggi di 500 chilometri senza i climatizzatori in macchina. Oggi non saremmo più in grado si sopportarli. Sapete che vi dico? Avremmo bisogno di una bella guerra. Speriamo che qualcuno ce la dichiari.

Massimo Fini

da www.massimofini.it
Commenti
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h2otonic (Registered) 25-01-2009 18:00

Penso che a QUESTA italia sia superfluo dichiarare guerra, anzi direi impossibile pronti come siamo a porgere sempre e comunque l'altra chiappa.
QUESTA italia e' riuscita a stare nel Patto Atlantico con il partito comunista piu' forte d'occidente. Filopalestinese ma solidale con i sionisti.
I governi succedutisi negli anni hanno sempre sostenuto le spedizioni militari ma senza mai innimicarsi alcuno.
Gli stessi militari, eredi di una tradizione antica di dedizione e sacrificio, si sono andati ad infilare in situazioni tragicomche per quanto riguarda strategia e logistica,senza mai girare i cannoni contro chi li mandava.
I servizi segreti di tutti i punti cardinali immaginabili hanno fatto il bello e cattivo tempo per decenni, e vittime ,tante vittime e innocenti.
E noi che di QUESTA italia siamo degni rappresentanti abbiamo solo saputo esprimere il dovuto sdegno per gli incresciosi fatti che ..bla bla bla.
Adesso abbiamo i carabinieri che ci scaricano in braccio i saraceni che arrivano sulle coste del sud, poi gli stessi organizzano battute urbane contro il commercio clandestino, od in seguito ad atti di violenza,nell'indifferenza di tutti noi, ma credo sinceramente suscitando un profondo e meritato disprezzo in tutti gli altri.
Chi volete che dichiari guerra ad un paesucolo che si fa prendere per i fondelli persino dal colonello dei beduini, con cui invece di tirargli una salva di cannonate davanti alle coste intrattiene lucrosi (per i soliti pochi) affari ad alto livello?
Forse gli unici che avrebbero il dovere di dicharare guerra a QUESTA italia sarebbero gli italiani, ammesso che ce ne siano ancora.
roberto (IP:151.59.8.154) 25-01-2009 19:18

Ma dove sono i sedicenti rivoluzionari, quelli che dovevano cambiare il mondo, quelli delle varie rivoluzioni proletarie, nere, rosse, antiborghesi, ecc. Oggi che il paese è sull'orlo del vero e proprio regime, oggi che la democrazia viene erosa giorno per giorno da una casta di personaggi inpresentabili, proprio oggi nessuno ha più niente da dire.
E' un paese che dorme, che non sa più riconoscere la verità dalla menzogna, il giusto dallo sbagliato. Sepolti sotto tonnellate di chiacchere e di dubbi, l'unica certezza diventa il denaro e quindi il consumo e l'effimero.Abbiamo venduto una buona fetta del futuro dei nostri figli ...ma un giorno- inevitabilemnete - dovremo svegliarci e saranno dolori. La Storia -per chi seppur poco la conosca -non ha mai fatto sconti a nessuno.
E l'unico intellettuale che il nostro tempo ci ha dato, Massimo Fini, che dovrebbe essere l'opinione più presente e gettonata di tv e giornali, viene ostracizzato da una schiera di sotto-leccasederi dei nani e ballerine di turno.
Giovanni Marini (Registered) 26-01-2009 21:16

DAL MATERASSO DI PAGLIA ALLA GOMMAPIUMA
Le considerazioni che vado a fare sono note ma non posso resistere dal commentare questo interessante articolo di M.Fini. Senza dubbio la vita dell'uomo nella nostra società è diventata molto comoda e questo è avvenuto in poco più di un secolo, un lasso di tempo irrisorio se paragonato alle epoche storiche in cui la vita degli uomini scorreva sostanzialmente immutabile. Che cosa è successo? E' successo che in poco tempo siamo stati capaci di eliminare in modo quasi completo tutte le influenze ostili del mondo esterno, abbiamo eliminato l'influenza del clima con le nostre case riscaldate dotate di acqua corrente e luce, i pericoli delle malattie infettive con l'igiene e con gli antibiotici, abbiamo l'insulina per i diabetici e tante altre cose. La scoperta degli antibiotici è di appena 60 anni fa. Ciò significa fino a 60 anni fa si moriva di polmonite, setticemia, TBC, infezioni operatorie, malaria, ascessi. ecc.. C'è oggi qualcuno che davanti ad una infezione un po' più seria di una influenza rinuncerebbe a prendere un antibiotico? Qualcuno che malato di diabete rinuncerebbe a salvarsi la vita con l'insulina? E' successo che abbiamo reso inoperante la selezione naturale. I geni degli individui scarsamente resistenti alle infezioni, dei diabetici, delle persone costituzionalmente deboli che un tempo sarebbero stati eliminati ora si trasmettono alla discendenza. E questo è il meno. Ci sono gli effetti dell'evoluzione culturale. La disponibilità di cibo in abbondanza è causa di obesità e malattie cardiovascolari, così come le abitudini sedentarie. Un tempo procacciarsi da mangiare costava un notevole dispendio di energia, oggi ogni nuovo prodotto rende la vita più comoda del prodotto precedente. Prendete la macchina: chi rinuncerebbe più al servofreno, al servosterzo, all'autoradio, all' ABS, e tra poco chi se la sentirà di fare a meno del navigatore satellitare? E' più facile passare dal materasso di paglia alla gomma piuma che viceversa. Non c'è quindi da meravigliarsi se la popolazione mondiale ha avuto nell'ultimo secolo un incremento esponenziale che va di pari passo con l'aumento della produzione industriale,di alimenti e del consumo di materie prime. Questo il trend attuale. Il re del creato si sta comportando esattamente come una popolazione di batteri in un brodo di coltura: si riproduce esponenzialmente finché ha nutrimento disponibile, poi inizia a morire. In altre parole è impossibile una crescita infinita in un mondo finito. Perchè l'uomo preso singolarmente è abbastanza furbo, ma come specie abbastanza stupido? Mi è capitato recentemente di rileggere un vecchio libro del famoso etologo Konrad Lorenz; sono rimasto stupito nel constatare come le conclusioni di questo scienziato fossero assai vicine a quelle di M. Fini. Questi due Autori sono giunti dunque attraverso vie diverse alla medesima conclusione: l'umanità si trova in un vicolo cieco e non ha soluzioni a portata di mano.
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